Rally e inquinamento: lettera degli ambientalisti
La richiesta è quella di "Monitoraggio ambientale e piantumazione di 40mila alberi (uno per ciascun cittadino residente) ad Alghero quale parziale misura di mitigazione degli effetti negativi del rally".
Le associazioni ambientaliste Wwf, Lipu, Italia nostra e Gruppo di Intervento Giuridico scrivono una lettera aperta indirizzata al presidente della Regione autonoma della Sardegna, agli assessori regionali al Turismo ed alla Difesa dell’ambiente, al sindaco di Alghero ed al direttore del parco regionale di Porto Conte, in merito alla manifestazione sportiva del Rally mondiale in programma ad Alghero e nel nord Sardegna dal 7 al 10 giugno prossimi. La richiesta è quella di “Monitoraggio ambientale e piantumazione di 40mila alberi (uno per ciascun cittadino residente) ad Alghero quale parziale misura di mitigazione degli effetti negativi del rally”.
“La Sardegna, – scrivono le associazioni ambientaliste – da diversi anni è la regione italiana che ospita il rally automobilistico internazionale con gli organizzatori che, nell’edizione del 2017, hanno posto l’attenzione sulla “sostenibilità ambientale” di una simile manifestazione. E’ stato affermato che si sarebbero adottate una serie di misure atte a mitigare gli impatti negativi sull’ambiente come la produzione della CO2 stimata in 10 tonnellate. Come compensazione delle emissione venne annunciata la piantumazione di migliaia di alberi nel parco regionale di Porto Conte e si sarebbe dovuta effettuare nel parco assistenza e negli stand commerciali, allestiti nel porto di Alghero, la raccolta differenziata dei rifiuti prodotti”.
Le associazione ambientaliste, viste queste premesse, nel maggio 2017, hanno inoltrato al parco regionale di Porto Conte richiesta di informazioni ambientali per sapere quanti ettari sarebbero stati utilizzati per il nuovo impianto, quanti alberi sarebbero stati messi a dimora, la relativa densità per ettaro, la circonferenza del fusto degli alberi, le certificazioni fitosanitarie delle piante, l’indicazione topografica degli impianti e, sulla base delle piantumazioni previste, quanti chili di CO2 degli stimati 10mila sarebbero stati riassorbiti e in quale arco di tempo. “Il parco di Porto Conte, ad oggi, non ha fornito nessuna informazione”.
“Al di là delle roboanti dichiarazioni – si legeg ancora nella nota – si è constatato che nel giugno 2017 un nutrito drappello di rappresentati delle istituzioni locali e regionali, nel porto di Alghero, ha messo a dimora un piccolo gelso di pochi centimetri di diametro. Un alberello simbolico che, ovviamente, non ha compensato le emissioni di CO2 e, a distanza di un anno, sembrerebbe purtroppo essersi seccato. Ciò detto le associazioni ambientaliste chiedono atti concreti come la piantumazione di 8mila alberi (altezza minima di 4 metri) a Maria Pia e altri 32mila nelle colline, nel territorio e nella città di Alghero quali misure più concrete per mitigare gli effetti negativi pregressi causati dalle emissioni di CO2. Un progetto pluriennale che avrebbe anche risvolti occupazionali e che dovrebbe prevedere anche le risorse finanziare per la loro manutenzione nel medio e lungo periodo. Un progetto pluriennale di piantumazione di 40mila alberi corrisponderebbe ad un rapporto di 1 albero/abitante. Le associazioni ambientaliste chiedono fatti concreti e non roboanti dichiarazioni alle quale si pretenderebbe cieca e acritica accettazione”.
E ancora: “per quanto concerne la raccolta differenziata nel parco assistenza e negli stand commerciali nel porto di Alghero, – scrivono Wwf, Lipu, Italia nostra e Gruppo di intervento giuridico – dall’acquisizione dei dati, abbiamo accertato che, nel 2017, solo una minima percentuale, pari al 27,18, ha rappresentato la raccolta differenziata. Considerato che il piano regionale prevede, entro il 2020, la raccolta differenziata all’80%, chiedono rigorose misure di controllo della raccolta differenziata per l’edizione 2018 che dovrà aggiungere almeno l’80%”.
Inoltre le associazioni ambientaliste ribadiscono la richiesta (già protocollata nel gennaio 2018) all’assessora all’Ambiente della R.a.s., per l’edizione 2018 della manifestazione motorista, di effettuare una serie di monitoraggi di carattere ambientale lungo i percorsi sterrati al fine di valutarne gli impatti: “valutazione degli impatti della polvere e della terra sollevata dalle auto nei percorsi sterrati che si deposita sulla vegetazione e che permangono per settimane; valutazione degli impatti sulla fauna dovuti all’inquinamento acustico prodotti dalle auto nei per-
corsi sterrati; valutazione degli impatti sull’avifauna nidificante dovuti all’inquinamento acustico e al deposito
di polvere e terra nei siti di nidificazione e riposo prodotti dalle auto nei percorsi sterrati”.
“Riteniamo che il rally, quale evento motoristico, difficilmente, anche con misure compensative, possa risultare “eco-sostenibile”. In maniera più credibile e alternativa ad esso potrebbe risultare un evento sostenibile, dal punto di vista ambientale, il gran prix della formula E. La recente gara di questa specialità, svoltasi nei mesi scorsi all’ Eur a Roma, con emissione pari a zero, inquinamento acustico nullo e innovativo dal punto di vista tecnologico ha
richiamato 40mila spettatori. Quest’ultima manifestazione automobilistica, il Giro d’Italia o una regata velica sembrerebbero avere maggiori e più credibili requisiti di “sostenibilità ambientale” – concludono gli ambientalisti.