La Cina ed il “Villaggio Globale”
L'opinione di Vittorio Guillot
Qualche tempo fa seguii alla T.V. una discussione in cui alcuni fans dell’ “internazionalismo proletario “esultavano per le belle dichiarazioni del dittatore cinese Xi Jin Ping che affermava di voler realizzare il “ Villaggio Globale” nell’area IndoPacifico. Per “ Villaggio Globale” intendeva uno spazio enorme, includente miliardi di persone in cui , in cui le ricchezze fossero equamente ripartite tra tutti i popoli ed in cui fosse garantita la libertà di circolazione a tutti i loro cittadini, abolendo le restrizioni imposte dai confini tra gli stati. Peccato che, proprio in quei giorni , la polizia cinese esponesse alla pubblica gogna quattro individui accusati di favorire l’immigrazione clandestina. Non mi meraviglio delle esultazioni di quegli intellettualoidi , gli stessi che tanti anni fa si esaltavano per le balle sparate a raffica da un altro dittatore cinese, Mao, che, oltre a consentire l’infanticidio delle bambine, fu responsabile delle gravissime crisi economiche generate dalle sue politiche chiamate
“Il grande balzo in avanti” e “Rivoluzione culturale proletaria”. Quelle politiche , secondo fonti cinesi, tra ammazzati e morti per fame, costarono ciascuna 18 milioni di vittime e, secondo altre, addirittura 60 milioni. D’altra parte questi stessi intellettualoidi ancora oggi esaltano il sanguinario e stalinista Che Guevara. Ciò malgrado che sembri che costui abbia personalmente ucciso 144 persone, compresi numerosi compagni di lotta, ed abbia certamente istituito a Cuba i campi di lavoro forzato per gay.
Infatti li accusava di commettere, a causa della loro omosessualità , dei ‘ peccati contro la morale rivoluzionaria’. In quei lager campeggiava la scritta: «Il lavoro rende uomini», sinistramente simile a quella di Auschwitz :“ il lavoro rende liberi”. D’altronde, come i nazisti, anche il “ Che” era razzista tanto che nei “Diari della Motocicletta” scrisse che i “ neri hanno mantenuto la loro purezza razionale grazie alla scarsa abitudine che hanno di farsi il bagno» e che « il nero, indolente e sognatore, spende i suoi soldi per qualsiasi sciocchezza, l’europeo ha invece una tradizione di lavoro e
risparmio.”
Preciso di non essere affatto contrario a mantenere buoni rapporti di ogni tipo, commerciali e non solo, con qualsiasi Paese al mondo, compresa la Cina , alla quale si deve riconoscere di aver fatto un enorme progresso superando il dogmatismo maoista. Occorre, però, che quei rapporti avvengano nel rispetto dei reciproci interessi e non comportino una egemonia né ‘occidentale ‘ né cinese .Certo sarebbe meglio che con quel colosso asiatico non si rapportasse con la sola Italia ma con l’Unione Europea, se questa avesse una unitaria politica internazionale . A questo punto mi vien da fare qualche altra osservazione sulla sparata propagandistica del dittatore di Pechino sul famoso “Villaggio Globale”. Intanto c’è da chiarire che il sistema politico cinese è tutt’altro che aperto alla circolazione delle persone e delle idee. Infatti rinchiude nei ‘campi di rieducazione’ e nelle galere decine di migliaia di oppositori e sottopone a strettissima censura la t.v., la stampa e l’editoria. Arriva al punto di vietare agli uiguri ed ai tibetani di uscire dalle loro regioni e reprime la loro richieste di autonomia.
Non dimentichiamo che la Cina ha dimostrato di approfittare della sua potenza economica e militare per limitare anche i liberi movimenti del Dalai Lama, suprema autorità morale del Tibet . Infatti ha imposto sanzioni ai Paesi che lo hanno accolto ed è arrivata al punto di rompere i rapporti commerciali con la Svezia per avergli concesso il premio Nobel. La repubblica popolare cinese, alla faccia del Villaggio Globale” pretende addirittura di estendere le sue acque territoriali nel Mar Cinese Meridionale. Conseguentemente intende chiudere i suoi confini marittimi e vietare ad altri popoli il diritto di esercitarvi perfino pesca e di sfruttare le altre risorse minerarie sottomarine.
Quanto alla libertà di movimento, che, ovviamente, dovrebbe essere collegata a quella di svolgere le attività lavorative, non va dimenticato che la Cina molto spesso, con dazi ed ostacoli burocratici ed amministrativi, impedisce l’insediamento di imprese straniere nel suo territorio .Con ciò non voglio dire che il comportamento cinese sia assolutamente sbagliato ma solo che contradice platealmente l’idea di “Villaggio Globale” tanto più che Pechino finanzia la realizzazione di importanti opere pubbliche all’estero ma impone che siano effettuate da imprese cinesi.
Così vengono fatte fuori le più deboli imprese locali , che molto spesso, al contrario di quelle cinesi, non godono di pubbliche sovvenzioni. Ciò è successo in Myamar, Nuova Guinea, Egitto, Shry Lanka, Pakistan, Tanzania, Nigeria, Etiopia, Gibuti, Maldive e Grecia . Da rilevare che quegli stati sono ubicati in zone militarmente molto importanti perché fondamentali per il controllo dei traffici nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano e per accerchiare l’India con forze aereonavali . Non solo, quelle infrastrutture a volte si sono rilevate inutili, come nel caso dello Shry Lanka, delle Maldive , della Nuova Guinea etc. E’ ovvio che quei Paesi, minacciati dal micidiale rimborso dei debiti contratti verso la Cina, siano costretti ad appoggiare la sua politica, magari ‘obtorto collo’ . E’ anche evidente che, alla faccia del famoso “Villaggio Globale”, quel ricatto non sia per niente diverso da quello da sempre esercitato dalle potenze imperialiste . C’è da aggiungere che sovvenzionando le sue imprese in difficoltà, la Cina pratica anche una concorrenza sleale verso le imprese degli altri Paesi associati al WTC e viola le norme del ‘libero mercato ’ . A me non piace il liberismo assoluto del WTC perché penso che lo’ stato sociale’ debba avere un ruolo importante nel governo della economia.
Questo stato sociale, però, deve essere democratico e rappresentare gli interessi reali e la volontà di un popolo. Perciò non può essere dominato, come avviene in Cina, da un dittatore e da un partito unico. Ancor meno mi piace che la Cina aderisca formalmente al sistema ultraliberista del WTC ma che poi, approfittando della sua forza, ne violi sistematicamente le regole. Comunque il capitalismo di stato cinese , ben lungi dall’assicurare la equa distribuzione delle ricchezze ,arricchisce la Cina e sottomette a lei i Paesi più deboli ed in difficoltà. Certamente ognuno è liberissimo di nutrire illusioni internazionaliste. Mi chiedo, però, se i nostri intellettualoidi esaltino il falso “Villaggio Globale” strombazzato dalla propaganda cinese perché sono ciechi di fronte alla realtà a causa di una irrazionale ideologia o perché sono in totale malafede .