Continuità territoriale e altre contraddizioni
*La questione della Continuità Territoriale tra la Sardegna ed il Continente, oltre a mostrare la manifesta incapacità a risolverne i nodi da parte della Giunta Regionale, impone una riflessione sul suo significato reale nel momento in cui fu riconosciuta come un diritto costituzionale, in primis dei Sardi, ma successivamente attraverso la riflessione ed i pareri di diversi costituzionalisti, di tutti gli Italiani: l’articolo 3 della Costituzione infatti, affermando l’uguaglianza di tutti i Cittadini, ed affermando nel secondo capoverso che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che di fatto ostino alla realizzazione di questa uguaglianza, costituisce il perno intorno al quale si sono avvicendate le ragioni di tutti coloro i quali, per decenni, hanno lottato per l’affermazione di una idea che avesse basi giuridiche reali per un riconoscimento politico ed istituzionale, che, una volta affermato solennemente dallo Stato nazionale, diventa un diritto di tutti gli Italiani, anche se la prima applicazione della Continuità Territoriale, ha visto affermarsi il diritto esclusivamente per i Sardi.
Ed in effetti la prima ed attuale applicazione della normativa che riserva ai soli nati e residenti in Sardegna, oltre a particolari categorie di Persone, l’applicazione delle tariffe scontate, appare come un nonsenso giuridico: sino a prova contraria la Sardegna è suolo Italiano a tutti gli effetti, e la difficoltà dell’attraversamento del Mar Tirreno nei due sensi, ricade su tutti gli Italiani sia che essi siano Sardi e vogliano raggiungere il Continente, sia che, peninsulari, vogliano raggiungere la Sardegna per i molteplici interessi legati a questa opportunità. Per cui mi sembra una contraddizione al principio di eguaglianza tra tutti i Cittadini Italiani, continuare su questa falsariga, confermando la disparità di trattamento anche in regime di proroga degli oneri di trasporto stante la temporanea sospensione della Continuità. E questo è il primo punto di discontinuità che, collegato con la cosiddetta ‘Continuità 2’, potrebbe condurre ad un pregiudizio esiziale per lo stesso primitivo impianto della Continuità, nel caso che la Comunità Europea indagasse sul particolare ed eccessivo numero di rotte rispetto alla essenzialità dei collegamento tra Sardegna e Roma/Milano.
Mi spiego meglio: le tariffe base sui collegamenti AHO/OLB/CAG per Roma e Milano nacquero dal tentativo di perequare le tariffe aeree in vigore in quel periodo tra gli Aeroporti Sardi e gli aeroporti di Roma e Milano, al chilometraggio realmente esistente tra la Sardegna, Roma e Milano nel caso che un ipotetico treno potesse percorrere le stesse distanze; vale a dire che la imposizione degli oneri di trasporto pubblico con la creazione di tariffe basse e certe, avrebbe di fatto parificato la condizione di un Milanese che volesse raggiungere Cagliari al Milanese che avesse voluto raggiungere Reggio Calabria in treno. La conseguenza logica vuole che un Veneziano, volendo raggiungere la Sardegna, raggiunga in treno Milano o Roma, e da quegli aeroporti usufruisca della Continuità territoriale a tariffe scontate; viceversa chi da Alghero avesse voluto raggiungere Venezia, avrebbe fatto lo stesso viaggio all’inverso ed alle stesse tariffe. Questo era il grimaldello che innescando il giusto ricorso al dettato costituzionale, sanciva il principio giuridico del riconoscimento della Continuità Territoriale. Ed è a questo punto che entra in ballo la cosiddetta ‘Continuità 2’: le Associazioni di Sardi emigrati nelle diverse Regioni Italiane, forse per un eccesso di protezionismo verso i propri associati, sicuramente però non intuendo la disparità reale che con le scelte conseguenti si sarebbe verificata tra i diversi Territori Italiani e la stessa Sardegna, pressarono la Regione Sardegna affinché finanziasse la effettuazione di rotte tra la Sardegna ed altri Aeroporti del Continente, creando in tal modo una differenziazione reale tra i Cittadini Italiani rispetto alle rispettive mete da raggiungere. Non erano ancora tempi di ‘spending review’ e per tale motivo l’Amministratore Regionale, un po’ per clientelismo, un po’ nella buona fede di concedere un ulteriore servizio al Sardo, un po’ per una cattiva interpretazione dell’Autonomismo concesso alla Sardegna, individuò nelle compagnie storiche un alter ego alla RyanAir, pensando in tal modo di coprire le compensazioni agli Irlandesi, da sempre nel mirino della UE. Tutto questo discorso, per la verità un po’ lungo e forse noioso, per poter dire che il disconoscimento da parte della Commissione Europea competente circa il finanziamento delle rotte della ‘Continuità 2’, potrebbe porre in pericolo il giusto appoggio alla reale ‘Continuità Territoriale’ così come è stata pensata e concepita. Un adagio popolare molto comune dalle nostre parti, recita: ‘accontentiamoci’, parallelo al ‘chi troppo vuole nulla stringe’.
* La manifestazione sindacale che ha portato a Sassari diverse migliaia di Persone il 26 Ottobre, aveva come obiettivo una accusa generalizzata alle Amministrazioni nazionali e regionali, ree di non privilegiare nella loro azione politica, un sostegno significativo alla drammatica situazione nella quale versa il mondo del lavoro. I mass media che hanno commentato l’evento, hanno citato particolarmente la crisi che investe i settori industriale ed edile. Mi sarei aspettato, dai Sindacati, dal mondo politico in generale, ma soprattutto dagli stessi Giornali e mass media una riflessione sul perché, dopo trent’anni di economia assistita per una parte e di cementificazione ossessiva del Territorio dall’altra, non si abbia la capacità di ipotizzare un cambiamento di prospettiva che investa non soltanto la manodopera, ma i capitali che mungono questi settori. A chi spetta allora individuare queste nuove prospettive? La risposta ad una prossima volta.