Rimini: la marijuana cresce nel giardino del municipio
Le piantine di cannabis sono state piantate da attivisti dei centro sociali nell'ambito di una campagna "itinerante" per promuoverne il consumo e l'autoproduzione.
Marijuana nel giardino del municipio: per molti è un sogno, a Rimini è una realtà. Ma attenzione, a piantarlo ovviamente non sono stati gli amministratori locali, bensì gli attivisti dei centri sociali romagnoli, marchigiani e del Nord-est del Paese nell’ambito di una campagna nominata “Seminiamo l’Indipendenza”, che ha giù toccato anche Trento e Schio. I militanti sono arrivati il primo maggio, hanno indossato vestiti bianche e maschere a forma di foglia di cannabis e “occupato” simbolicamente uno spazio del giardino del Comune: quindi i giardinieri, armati dei ferri del mestiere, hanno iniziato a piantare la canapa, dalle cui foglie si ricava la marijuana. Infine hanno posizionato dei cartelli nei quali hanno rivendicato il gesto, spiegandone le ragioni politiche.
Il tutto è stato documentato in ogni fase e le fotografie pubblicate sul sito di attivisti globalproject: “Autoprodurre oggi – rivendicano gli attivisti – significa innanzitutto contrastare il narcocapitalismo. Vogliamo valorizzare il carattere naturale della canapa, la possibilità di inserirla nei cicli di agricoltura biologica e biodinamica che si contrappongono allo sfruttamento intensivo della terra, alle coltivazioni ogm, alle filiere agro-industriali”. E ancora: “Questa settimana di semina rappresenta un momento di liberazione della cannabis dalla criminalizzazione e dall’oscurantismo di cui è stata oggetto grazie a leggi proibizioniste come la (ex) Fini-Giovanardi o la Jervolino-Vassalli. Vogliamo valorizzare il carattere naturale della canapa, la possibilità di inserirla nei cicli di agricoltura biologica e biodinamica che si contrappongono allo sfruttamento intensivo della terra, alle coltivazioni ogm, alle filiere agro-industriali. In ogni città vogliamo costruire momenti di socialità e di informazione critica che siano occasioni di scambio di conoscenze e saperi rispetto alla pianta ed alle sue enormi potenzialità di utilizzo multifunzionale. Vogliamo sovvertire il paradigma securitario attraverso cui vengono controllate le nostre città e le nostre vite. Vogliamo praticare il diritto alla città riappropriandoci degli spazi, contrastando la criminalizzazione dei comportamenti e delle scelte, ma anche affrontando in maniera critica qualsiasi forma di dipendenza e di abuso di sostanze. Solo attraverso l’indipendenza, politica, culturale e soggettiva, possiamo lottare per la città e la società che vogliamo, fatta di sogni e desideri ed avulsa da passioni tristi”.
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