Tavola rotonda a Sassari sul futuro del libro in Sardegna

Per l’occasione saranno illustrati i lavori relativi al “Quaderno delle azioni positive e delle buone pratiche” curato dall’AES

In tempi di crisi l’economia costringe a scelte obbligate e in Sardegna, più che mai, è arrivato il momento di rilanciare il ruolo di biblioteche, scuole, case editrici e librerie indipendenti con l’obiettivo di costruire un sistema che rivendichi il ruolo sociale del libro ricollocandolo al centro dell’azione politica. Da qui, una serie domande che, negli anni, malgrado le sollecitazioni degli operatori di settore, sono rimaste inspiegabilmente senza risposta: è possibile in un mondo globale difendere la bibliodiversità e rilanciare il concetto di rete? Si può rielaborare il significato di identità e rifiutare l’immagine stereotipata della Sardegna a vantaggio dell’autenticità del locale?  È possibile promuovere un’editoria che rilanci quell’autenticità e faccia ripartire un settore vitale per la crescita culturale ed economica?

Questi e tanti altri saranno i temi al centro della tavola rotonda “Quale futuro per il libro in Sardegna. Le azioni positive e le buone pratiche per l’editoria locale”, in programma a Sassari, il 26 giugno, con inizio alle 9.45, nella sala conferenze del Palazzo Infermeria di San Pietro (Rete museale Thàmus), sede dell’assessorato alle Culture del Comune. L’iniziativa, promossa e organizzata dall’Associazione editori sardi, in collaborazione con il Comune di Sassari, vedrà allo stesso tavolo un qualificato team composto da esponenti delle istituzioni, studiosi e operatori di settore con l’intento di ragionare sui temi oggetto dell’incontro, elaborare proposte per rilanciare la filiera.

Lo scenario non concede spazio all’ottimismo se è vero che il 2013 è stato un anno pessimo per il settore del libro e per l’editoria sarda, afflitta dalle pesanti ripercussioni di una devastante crisi economica: calo dei fatturati nell’ordine del 40-50%, cassa integrazione dei lavoratori presenti in molte delle strutture operanti nell’isola, assottigliamento progressivo della rappresentatività aziendale delle singole imprese che in questi ultimi anni si sono trovate a dover rivedere le proprie politiche di promozione in maniera autonoma e solitaria.

Una situazione in negativo con cui fare i conti, spesso anche molto coraggiosamente, grazie all’ostinata tentazione di dare un senso alla missione aziendale e culturale insita nell’operare delle aziende editrici sarde, all’insegna della difesa dell’identità e della stretta autenticità all’interno del sistema delle infrastrutture culturali sarde.

A maggior ragione non si può più prescindere dall’esigenza di salvaguardia della bibliodiversità, del pluralismo e riflettere attentamente sulla graduale affermazione di una giusta interdipendenza con le nuove tecnologie informatiche che rischiano di avere un peso determinante in una regione che prima o poi sarà interessata da quella trasformazione, più annunciata che attuata, della didattica scolastica in chiave digitale. L’editoria locale, che valorizza e promuove il patrimonio culturale e letterario dell’Isola, ha accumulato nel corso del tempo un capitale simbolico e un patrimonio di competenze che può essere speso per rilanciare il tessuto sociale sempre più sfilacciato.

L’Aes ha più volte indicato la strada per uscire dall’impasse, non solo con la richiesta di ripristino dei fondi per l’editoria libraria attraverso il finanziamento degli incentivi previsti dalla legge 22/98, ma anche, e soprattutto, con lo studio di interventi, progetti di rete e iniziative pluriennali (anche di formazione e innovazione non solo tecnologica) tese al rilancio di un settore vitale per lo sviluppo culturale ed economico di una terra di frontiera connotata, come tutto l’Occidente, da perdita di identità, dalla standardizzazione dei prodotti editoriali e dei contenuti, dalla vittoria del mercato e della logica del bestsellers. In questo contesto sta ai piccoli editori esercitare un ruolo, non inseguendo il mercato, ma occupando delle nicchie, rifiutando l’immagine stereotipata della Sardegna e rilanciando l’autenticità del locale. Occorre quindi lavorare per la riscoperta del patrimonio culturale della Sardegna, favorirne lo studio e la valorizzazione sfruttando, fra le opportunità, quella relativa alla digitalizzazione della scuola, una sfida che la Sardegna deve raccogliere per creare le condizioni della tanto auspicata rivitalizzazione del mondo del libro.

Su questi temi saranno infatti incentrati i contributi dei relatori e quelli di un pubblico che si auspica possa essere numeroso e variegato. L’appuntamento è dunque a Sassari, il 26 giugno e i lavori si apriranno alle 9.45, previsti interventi di: Manlio Brigaglia (storico); Salvatore Mannuzzu (scrittore); Claudia Firino (assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Sport e Spettacolo); Nicola Sanna (sindaco di Sassari); Monica Spanedda (assessore alle Culture del Comune di Sassari); Giovanni Biccai (assessore alla Cultura del Comune di Macomer); Antonio Salis (Ufficio beni librari della Regione Sardegna); Luciana Uda (presidente Associazione librai sardi indipendenti); Simonetta Castia (presidente Associazione editori sardi); Mario Argiolas (Ufficio studi Aes); Francesco Cheratzu (Direttivo Aes), modera il dibattito, il giornalista Antonio Meloni.

21 Giugno 2014