La Regione boccia il suo progetto. L’Unesco la premia
Scartata nel 2010 a un concorso per giovani ricercatori bandito dalla Regione, l'Unesco e il Ministro Profumo la premiano con un riconoscimento di grande prestigio
Lei è un ragazza sassarese, che ha studiato chimica. Ha portato avanti un progetto all’Università con grandi ostacoli, ma ce l’ha fatta. Potrebbe rappresentare la classica trentenne laureata, precaria, senza nessuna prospettiva certa se non quella di dover andar via dall’Italia. Valeria Alzari, chimica sassarese, ha presentato nel 2010 un progetto a un concorso per giovani ricercatori bandito dalla Regione Sardegna ma era stato scartato a causa , così aveva decretato la commissione, della sua «scarsa rilevanza scientifica». Oggi Valeria, ha ricevuto un riconoscimento di grande prestigio dall’Unesco, premiata dal Ministro Profumo, e encomiata per il suo lavoro. Ecco come sono andate le cose: nell’anno in cui la stessa Regione aveva rifiutato il suo progetto, in quei mesi due studiosi russi era stato attribuito il premio Nobel per la chimica proprio in ragione della scoperta su cui si basa la ricerca di Valeria Alzari: il grafene. E’ un nanomateriale isolato dalla grafite che consente applicazioni interessanti nella produzione della plastica conferendole qualità molto superiori a quelle attuali, tra le quali la resistenza. L’équipe in cui lavora la ricercatrice, diretta dal professore associato Alberto Mariani, ha raggiunto la più alta concentrazione di grafene mai ottenuta fino ad ora a livello mondiale, con un metodo originale e innovativo che ha portato, per la prima volta, alla sintesi diretta di materiali nanocomposti contenenti grafene. Un settore altamente specializzato che Valeria Alzari ha seguito fin dai tempi dell’università. Questa ricerca ha avuto un grande merito, tant’è vero che l’Unesco le ha voluto conferire un importante riconoscimento a livello mondiale. Una rivincita che fa onore alla ricercatrice ma che mette in evidenza la realtà del precariato dei ricercatori che dopo anni e anni di studi e fatiche sono costretti ad andare fuori dall’italia per poter dare un senso concreto alle loro ricerche e fatiche.