Uccide il figlio e “confessa” l’omicidio sulla tomba: arrestato
"Guarda che cosa mi hai fatto fare...", avrebbe affermato il 63enne sulla lapide di Piero Di Francesco, l'imprenditore ucciso il 9 gennaio del 2013 a Riesi (Caltanissetta). Per i carabinieri si tratterebbe di una vera e propria confessione.
Inaspettata quanto impressionante la svolta nelle indagini dell’omicidio di Piero Di Francesco, l’imprenditore di Riesi (Caltanissetta) il cui corpo carbonizzato fu trovato dentro un’auto il 9 gennaio del 2013. Il padre – come riporta Adnkronos – avrebbe confessato il delitto davanti alla lapide del figlio che avrebbe ucciso per contrasti economici, dando poi fuoco al corpo. “Guarda cosa mi hai fatto fare…”, avrebbe detto l’uomo non sapendo che sulla tomba i militari dell’Arma di Caltanissetta avevano precedentemente posizionato una microspia.
L’omicidio dell’imprenditore Di Francesco. Le indagini sulla morte dei Piero Di Francesco, scattate subito dopo il ritrovamento del corpo, avevano portato ad escludere immediatamente l’ipotesi del suicidio. L’uomo, spiegano gli investigatori, aveva “una vita normalissima, figli piccoli ed un ottimo rapporto familiare”. Durante le indagini, i carabinieri hanno scoperto che sei mesi prima della morte di Piero, il padre lo aveva preso a martellate per una questione riguardante l’azienda di famiglia, la “Tecnoambiente srl”. L’uomo. che versava in condizioni economiche molto difficili, avrebbe deciso di passarne il controllo ai figli. Ma una volta riabilitato, spiegano gli investigatori, voleva riprendere il suo posto a tutti i costi. Ma i due stretti parenti, anche a causa dei rapporti che il genitore avrebbe intrattenuto con alcuni pregiudicati della zona, si erano opposti al suo ritorno in azienda.
Una microspia sulla tomba del figlio ucciso. Non è escluso che l’omicidio sia stato commesso d’impeto, dopo una lite animata e una colluttazione. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Stefano Di Francesco, nel corso della lite avrebbe colpito il figlio alla testa con un oggetto contundente e poi avrebbe caricato il corpo sull’auto del figlio per dargli fuoco, forse per far crendere che fosse un incidente. Grazie alla microspia gli investigatori hanno ottenuto quella che loro ritengono sia una sorta di confessione del padre della vittima.
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