Si è tenuto in città un Convegno sulla violenza contro le donne
La Pedagogista algherese Angela Baldino, riconosciuta l'importanza del video spot prodotto da Viola Ledda, ha chiesto con forza alla regista sassarese che il video venisse divulgato anche ad Alghero
Presso la sala convegni della Fondazione Meta, si è tenuta ilnel mese di agosto la seconda edizione del convegno “Dona a una donna un amore vero” ideato e organizzato dalla pedagogista algherese Angela Baldino. L’evento nasce grazie all’incontro con la regista sassarese Viola Ledda, produttrice di un video spot contro la violenza che vede coinvolte diverse donne di Sassari e zone limitrofe, disposte a prestare il proprio volto affinchè nel video apparissero truccate coi segni fisici che spesso la violenza efferata vi lascia stampata, spesso in maniera indelebile (le ferite in questione non solo sono quelle tipiche inferte dai colpi e dalle armi da taglio ma anche quelle causate da bruciature e dal versamento dell’acido sulla pelle, tipiche lesioni che appartengono in genere ad altre culture, e oggi purtroppo presenti anche da noi). Sapendo che il mezzo audiovisivo ha un forte impatto emozionale, la Dott.ssa Ledda ha presentato il suo lavoro in diversi Comuni della Sardegna e anche nella penisola riscontrandone un forte apprezzamento da parte del pubblico. In particolare, l’intenzione era quella di inviare un messaggio forte alle donne vittime di abusi, affinchè possa crollare il muro di silenzio dietro al quale queste ultime tendono a soffocare la propria tragedia, e invece prendano la saggia decisione di denunciare il responsabile che procura loro tanto male e che spesso purtroppo si tratta della persona con cui convivono e della quale si dovrebbero fidare maggiormente; colui che dovrebbe provvedere loro amore e protezione, purtroppo in questi casi non è così e spesso tali tristi vicende raggiungono tragici epiloghi, come purtroppo emerge dagli stessi fatti di cronaca degli ultimi anni. La Dott.ssa Baldino quando ha riconosciuto l’importanza che poteva riscuotere uno strumento quale il video spot sulla violenza contro le donne, in quanto a promuovere una maggior sensibilizzazione al fine di arginare un fenomeno socio-culturale di tale portata, ha chiesto alla stessa regista di divulgarne la visione anche ad Alghero in cui è stato, appunto proiettato durante la prima e la seconda edizione del Convegno “Dona a una donna un amore vero” (la prima edizione tenutasi sempre presso la sala della Fonfazione Meta nell’autunno del 2013 e riproposta anche presso il vicino Comune di Villanova-Monteleone).
Relatori di quest’ultima edizione del convegno: l’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Alghero Dott.ssa Antonina Ansini, la Rete delle Donne di Alghero, costituitasi all’inizio di quest’anno e rappresentata dalla Dott.ssa Speranza Piredda, medico presso il reparto Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Civile di Alghero, il Dott. Paolo Demartis del Progetto Aurora, Comprendente il Centro di ascolto Antiviolenza e la Casa di Accoglienza (promosso dal Comune di Sassari – Servizi Sociali e gestito insieme dalla Cooperativa Sociale Andales de Amistade) che offre sostegno, guida e ospitalità alle donne interessate da questo fenomeno e spesso anche ai figli minori che vivono tale dramma, dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Sardegna rappresentate dal presidente Dott.ssa Stefania Chisu e dalle Dott.sse Silvia Acunzo e Maria Grazia Fenu, dalla Dott.ssa Nicoletta Malesa, Presidente del CAM (Centro Uomini Maltrattanti del Nord Sardegna) da poco costituitosi, dalla Dott.ssa Lorena Auzzas del CSM – Asl n.1 Alghero e dalla Prof.ssa Neria De Giovanni, autrice e critica letteraria, il cui intervento ha interessato la figura della donna nella letteratura, alla luce del fenomeno violenza contro le donne. Tutti operatori entusiasti e desiderosi di collaborare al fine di informare e fornire aiuto pratico e psicologico alle vittime del territorio, che nella certezza di vedere protetta la propria privacy potranno trovare nelle strutture esistenti un valido aiuto. A tal proposito la Dott.ssa Ansini ha messo in risalto il fatto che in città non è grandemente avvertita la richiesta di aiuto, probabilmente in seguito a quegli stereotipi che vedono le donne succubi di violenza molto spaventate all’idea di svelare i propri drammi, forse per timore di non essere sufficientemente protette dalle istituzioni e di subirne ulteriore conseguenze negative. Si intende perciò avvalersi di validi strumenti quali la collaborazione con i PlUS (Piani locali unitari per i servizi alla persona) integrandone le azioni mirate tra i vari comuni interessati. Ovviamente per ottenere i risultati desiderati occorrono più risorse finanziarie che grazie alla Convenzione di Istambul, siglata il 12 marzo 2012, che si propone di prevenire la violenza, favorendo la protezione delle vittime ed impedendone l’impunità dei colpevoli, si auspica che i paesi interessati come il nostro possano beneficiare di tali incentivi economici. La Dott.ssa Piredda Presidente della Rete delle Donne ha posto l’accento su quanto sia importante avere in Città uno Sportello Rosa a cui le donne possano rivolgesi, trovando il giusto supporto e tutelandone la privacy. A tal proposito è da notare che l’importanza della costituzione della Rete delle Donne ad Alghero (che comprende peraltro altre istituzioni quali la Fidapa, rappresentata dalla Dott.ssa Annamaria Orlandoni, e dal Comitato UNICEF di Sassari la cui Presidente è la Dott.ssa Silvana Pinna), motivata dal raggiungimento di obiettivi di grande spessore socio-umanitario, come nel caso della Rete delle Donne di Sassari che lo scorso anno le ha viste protagoniste di una raccolta fondi, grazie alla vendita del Calendario Sorres, da destinare al centro Aurora di Sassari per il progetto ”dona un avvenire alle donne”, il cui fine è stato quello di raccogliere fondi da destinare alle donne ospiti della Casa di Accoglienza per incentivarne il reinserimento sociale. Ed è uno degli obiettivi primari della Rete Donne di Alghero poter avere una casa di accoglienza anche nella cittadina catalana.
Rimarchevole l’intervento del Dott. Paolo Demartis, già presente durante la prima edizione del Convegno, il quale opera presso il Centro Aurora, centro antiviolenza al 15° anno di attività e finanziato da quando entrò in vigore la legge Antiviolenza nella nostra Regione, che è una delle poche in Italia a vantare una legge di tale portata. Nel centro di ascolto operano tre psicologi e un assistente sociale, mentre la Casa di Accoglienza si avvale di otto pedagogisti e un responsabile coordinatore. Il lavoro al Centro è tanto importante: si accolgono vittime di violenza o di stalking, si attua un lavoro di prevenzione per coppie e per individuali. Le donne che vi si rivolgono , spesso sono oggetto di violenza da parte del partner, e per violenza non si intende solo quella fisica, ma anche quella psicologica, che è una delle forme più subdole e meno individuabili, e quella economica in cui il partner priva del potere economico la propria compagna, anche se quest’ultima è una donna affermata professionalmente e percepisce uno stipendio più alto del suo, è lui a detenere la cassa. Queste donne subiscono minacce, ricatti, violenze fisiche e sessuali; questi ultimi quando si richiede alla propria compagna un rapporto inteso per puro dovere e non invece voluto da entrambi come deve essere un atto d’amore. Questi atteggiamenti nei confronti della donna non son certo manifestazioni d’amore ma frutto di una gelosia patologica che spinge l’uomo violento ad isolare la donna, recidendone qualsiasi legame, in modo tale da esercitarne un controllo assoluto. Ci si chiede come mai la donna non denunci, ed è proprio in sede di questi colloqui che emerge la verità: la paura.
Paura di poter andare incontro all’ira del partner, se questi dovesse venirlo a scoprire, paura di non avere un supporto economico allorquando lei non ha una fonte di reddito, paura di macchiare la dignità dei propri figli che si vedrebbero additati come i figli di un violento, paura a volte di perdere i propri figli perché si teme erroneamente che i servizi sociali glieli possano sottrarre qualora lei non sia in grado di mantenerli. Come si può notare non è facile gestire un simile fenomeno. Ecco che a questo punto l’informazione e l’educazione diventano strumenti importanti a cui attingere, in modo da prevenire questo grande disagio, ed è proprio la scuola il luogo interessato in cui poter lavorare, attraverso incontri mirati a far comprendere a giovani fin dalla primissima infanzia che la violenza è nociva e che la famiglia, luogo considerato culturalmente il primo punto di riferimento in quanto a ritrovarvi la pace e la protezione che ciascuno merita, deve essere difesa e protetta. Pertanto, le stesse Dott.sse Silvia Acunzo e Maria Grazia Fenu, della Commissione Pari opportunità della Regione Sardegna, hanno invitato enti, amministrazioni e associazioni a presentare i propri progetti socio-educativi in merito. E’ di notevole importanza la Costituzione del CAM (Centro Uomini Maltrattanti del Nord Sardegna) fortemente voluto dalla Dott.ssa Nicoletta Malesa, al fine di arrivare alla radice del problema, ovvero cercare di intervenire con supporti adeguati per poter supportare coloro che infliggono violenza e che sentono il bisogno di essere curati ma che non sanno quali siano le strutture alle quali rivolgersi. Il CSM di Alghero nella figura della Dott.ssa Auzzas che è stata in passato educatrice presso il Centro Aurora di Sassari e presente anche nella scorsa edizione, si è dimostrato disponibile a collaborare per quanto possibile con enti e istituzioni del territorio per portare l’aiuto necessario.
Infine la Prof.ssa Neria De Giovanni, scrittrice e critica letteraria, ha illustrato personaggi femminili della letteratura, realmente esistiti che hanno levato la loro voce per far conoscere le angherie a cui la donna, fin dal passato è stata costretta a subire. E’ il caso di Amalasunta figlia del re Ostrogoto Teodorico, donna molto colta del 525 d. C. che subisce la morte per strangolamento e la cui biografia è frutto di studi della stessa scrittrice per il quale è inoltre è previsto un progetto cinematografico. Di Ildegarda di Bingen, dottore della chiesa, donna molto dotta in epoca medievale che fu in grado di disquisire pubblicamente e affrontare le autorità dell’epoca che volevano metterla a tacere. La lunga vita di Marianna Ucria di Dacia Maraini che vede come protagonista una donna del ‘700 affetta da mutismo, trauma provocato dopo essere stata stuprata da bambina dallo stesso uomo che poi fu costretta a sposare. Olimia di Gouges drammaturga che visse durante la rivoluzione francese e che nel 1791 pubblicò la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” in cui dichiara l’uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna, e che per tali motivi finì ghigliottinata, e grazie alla scrittrice Maria Rosa Cetrufelli possiamo conoscere questa donna dal forte coraggio nella sua opera dal titolo “La Donna che visse per un sogno”. La bestia nel cuore opera della regista Cristina Comencini da cui la stessa regista ne trae un film ambientato ai giorni nostri, il cui personaggio principale è una donna che ha subito violenza dal proprio padre e che riemerge anni dopo. Ipazia di Alessandria, grande studiosa e insegnante dell’antichità, che, ancor prima di venir condannata a morte per non aver accetato la conversione al cristianesimo, subì dapprima una sorta di violenza culturale perché le fu impedito di insegnare in quanto donna. Artemisia Gentileschi pittrice rinascimentale che fu violentata nella bottega di suo padre e che all’epoca per la prima volta trova il coraggio, accompagnata dallo stesso genitore, di denunciare il reato alle autorità e che la scrittrice Anna Banfi, negli anni ’40 del secolo scorso ne riporta le vicissitudini in un suo romanzo, e ancora il personaggio di Isabella Morra, poetessa anche lei del ‘500 (della quale Benedetto Croce scopre un suo canzoniere) che viene uccisa per mano dei fratelli, accusata ingiustamente di spionaggio perché pare avesse un legame affettivo con un nobile di fazione politica opposta a quella della famiglia.
Come è stato detto nel convegno, del quale la Dott.ssa Baldino è molto orgogliosa, parlarne fa la differenza, può infatti salvare la vita a una donna e a tal proposito si vuole anche ricordare il numero verde nazionale 1522 che mette in contatto le vittime con il centro di ascolto più vicino alla propria città, che per Alghero risulta Il centro Aurora di Sassari.