Non basta un semplice bando per avere una città pulita
L'opinione di Luciano Deriu, Segretario Legambiente Sardegna
C’è qualche miglioramento nella gestione dei rifiuti in città. La nuova amministrazione sembra essersi impegnata con buona volontà. Ma, nonostante qualche lodevole tentativo, la città appare ancora molto sporca. Ora si fa affidamento su un nuovo bando e una nuova azienda cui affidare il servizio, anche se occorre osservare che il progetto che accompagna il Capitolato non comporta che timide innovazioni e che i dipendenti operatori ecologici rimarranno in gran parte immutati. In ogni caso ci vuol altro che un bando e un nuovo gestore per avere una città pulita. La prima regola per una gestione efficace dei rifiuti, è ridurne la produzione, come prevedono le norme comunitarie e nazionali. Quello che occorre è un Piano Comunale di Riduzione dei rifiuti accompagnato da azioni integrate capaci di coinvolgere la città.
La raccolta, anche una buona raccolta, stradale o domiciliare che sia, non è risolutiva se non è affiancata da azioni, forti e sistematiche, capaci di modificare i comportamenti della comunità. Azioni, la cui regia si trova necessariamente in capo al Comune. Il quale può fare molto con azione diretta e con il coinvolgimento e responsabilizzazione di gruppi di interesse di cittadini, enti ed aziende. Ma prima di tutto deve essere il Comune a dare l’esempio. Le amministrazioni locali per legge devono introdurre criteri ecologici nei bandi di gara e procedere all’acquisto diretto di prodotti a basso impatto ambientale. La Regione Sardegna ha approvato da tempo il Piano Acquisti Pubblici, in ottemperanza alle direttive comunitarie e a quelle nazionali del Ministero dell’Ambiente, indicando i criteri minimi ambientali da introdurre nelle procedure di acquisto e perfino le categorie merceologiche, che devono diventare verdi, dalla carta alla ristorazione collettiva, ai prodotti per l’ufficio, agli arredi.
Il Green Public Procurement, è finalizzato a diminuire il volume dei rifiuti e a esercitare un “effetto traino” sul mercato dei prodotti ecologici. Una delibera del Consiglio Comunale di Alghero dell’agosto del 2014 indica l’intento di mettersi sulla strada virtuosa degli acquisti verdi. Intento lodevole che finora non ha avuto alcun seguito. Ma non basterà. Occorre la mobilitazione della città. Solo il Comune può attivare una vasta opera di mobilitazione, magari utilizzando la leva fiscale come incentivo. Può richiamare i grandi produttori pubblici di rifiuti (ospedali, scuole, parchi, mense pubbliche, università) a mettere in atto azioni di riduzione dei rifiuti, adottando forme di acquisti ecologici e di packaging non impattante. Può responsabilizzare la grande distribuzione commerciale per adottare metodologie che riducano gli imballaggi (35 per cento dei rifiuti) come dispenser che somministrino prodotti sfusi, concordare una sostituzione dei volantini cartacei che ingombrano ogni angolo di strada con altre forme di pubblicità (per esempio grandi schermi nei punti di maggiore visibilità) o almeno una distribuzione più mirata e meno invasiva. Può chiamare le associazioni dei commercianti a un maggiore impegno per il decoro dei siti di loro pertinenza.
Tipico è il caso delle aziende del Centro Commerciale di Galboneddu che potrebbero concordare con il Comune la sistemazione, l’abbellimento e il decoro dell’intera area con prevedibili vantaggi anche sul fatturato dei commercianti. L’Italia è il primo paese europeo per consumo di acque in bottiglia. Alghero, grande produttore di rifiuti (oltre un kilo e mezzo a testa) non è da meno. Ma, anche qui, il Comune, con il coinvolgimento di ristoratori può attivare campagne di promozione dell’uso dell’acqua di rubinetto, pubblicizzando i dati delle analisi e, laddove possibile, realizzando le cosiddette “Case dell’acqua”, piccole postazioni, simili alle vecchie fontanelle pubbliche, dove i cittadini possono prelevare acqua ulteriormente filtrata e addirittura frizzante. E per dare l’esempio, sui banchi del Consiglio comunale, a posto della processione di bottiglie di plastica, sarebbe bello vedere altrettante brocche d’acqua contenente l’”acqua del Sindaco”, come già succede in molte città. Piccoli significativi gesti che indicherebbero una cultura della riduzione dei rifiuti comincia a diffondersi.