Militari, Costituzione e diritti civili
L'opinione di Vittorio Guillot
Un tale ha recentemente sostenuto che i militari, poiché hanno giurato fedeltà alla Costituzione, non abbiano il diritto di giudicarla, di criticarla e, magari di pensare che debba essere modificata. Io vorrei che qualcuno, più preparato ed illuminato di me, mi indicasse gli articoli che danno ragione a quel tale, se ce ne sono, e che io francamente non riesco a trovare. Non vedo, cioè, alcuna norma, costituzionale o no, che imponga ai militari di portare il cervello all’ammasso e di pensarla conformemente ad una certa visione ideologica. Perciò, anche quando ero militare in servizio permanente, mi sono sempre sentito libero di fare delle critiche allo stato, alla società, alla classe politica , alla mia stessa amministrazione ed ho anche tranquillamente firmato degli articoli giornalistici di tale tenore. Ho pure ritenuto che La Costituzione non mi impedisse di valutare secondo il mio personale punto di vista la storia ed i suoi personaggi, compreso, ad esempio, Togliatti. Ovviamente ho sempre fatto la massima attenzione a non coinvolgere minimamente in queste mie personali valutazioni l’istituzione di appartenenza e l’uniforme che indossavo.
Per queste mie esternazioni nessuno, beninteso, mi ha mai accusato di non aver rispettato la Legge Fondamentale dello Stato od altre norme. E’ vero che in servizio ho avuto delle grane. Una, oltre 40 anni fa, si concluse con il trasferimento di autorità di due superiori e in altre due occasioni, più recenti , mi dettero ragione sia il T.A.R che il Capo di Stato Maggiore della Marina. Non fui certamente coinvolto in nessuna di queste faccende fui coinvolto per questioni ‘politiche’, visto che in servizio non ho mai neppure fatto cenno alla politica né ho mai permesso che altri ne parlassero. Fortunatamente, non siamo sottomessi ad una dittatura proletaria o non proletaria anche se chi sostiene la bizzarra tesi di cui parlo dà l’impressione di non rendersene conto . E’ grave, piuttosto, che costui si permetta di giudicare cosa un cittadino, nel nostro caso un militare, abbia il diritto di pensare, dire e scrivere anche su questioni culturali e politiche.Non vi pare, semmai, che questo atteggiamento autoritario lasci intravedere una mentalità chiusa e rozza? Non vi pare strano che ci si meravigli che tali espressioni autoritarie provengano da chi strombazza a gran voce la necessità di essere tolleranti con persone provenienti da culture differenti dalla nostra, di accettare i diversi, di dialogare etc etc. etc. ma poi vorrebbe che i militari fossero trattati come cittadini di serie b e che sia loro negata la libertà di pensiero che pretendono per se stessi? Ciò è congruente con i concetti di uguaglianza e di democrazia e con il definirsi autoreferenzialmente ‘libertari’ ?
Lascio a chi legge il giudizio se le pretese di questo tizio siano coerenti con ciò che va predicando o se siano, invece, cariche di malsana ipocrisia e nascondano una profonda arroganza e l’incapacità di confrontarsi con chi non la pensa come lui. Ho scritto più volte, e confermo, che per uscire dalla crisi del sistema riformerei il nostro Statuto in modo molto profondo. Infatti trasformerei la repubblica parlamentare in repubblica semi presidenziale; vorrei che nel parlamento fossero rappresentate anche le categorie sociali in modo che al potere legislativo partecipasse effettivamente il Paese reale, senza passare per le forche caudine delle oligarchie che hanno in mano i partiti; disporrei che i lavoratori partecipassero agli utili ed alla gestione delle imprese di dimensione superiore a quella artigiana o familiare; separerei nettamente le competenze dello Stato da quelle di regioni e comuni; organizzerei diversamente la pubblica amministrazione in modo da evitare interferenze tra la sua funzione esecutiva e quella politica; riformerei la magistratura in modo che i giudici debbano necessariamente interpretare ed applicare la legge secondo la volontà del popolo sovrano ed espressa dal parlamento democratico e non secondo la propria personale ideologia.
Condivido perfettamente anche l’opinione che, nel quadro della divisione delle pubbliche funzioni, la politica debba essere ben lontana dalla pubblica amministrazione, dalla magistratura e dalle istituzioni militari. Credete, comunque, che la facoltà di partecipare da liberi cittadini alla vita pubblica e di esprimere le proprie opinioni debba essere negata ai militari e, se si, di grazia, spiegatemene il motivo. Io vado addirittura contro questo verso della corrente ed apprezzo la dannunziana Carta del Quarnaro ’ che prevedeva che anche la ‘Corporazione degli Uomini d’Arme’ partecipasse alla funzione legislativa. Quella Carta, anche se scarsamente studiata, fu uno Statuto socialmente avanzatissimo forse perché ad esso mise mano soprattutto il sindacalista socialista Alceste De Ambris, che finì esule antifascista a Parigi . Comunque, per quanto mi riguarda personalmente e malgrado gli errori, i difetti, le carenze, le inadeguatezze e le disposizioni superate che io veda nella nostra Costituzione, non ho mai avuto difficoltà a rispettarla soprattutto perché la considero fondamentalmente in armonia con i valori della nostra cultura nazionale ed europea e tenti di armonizzare i diritti della persona con le esigenze collettive. Sono anche convinto che la Costituzione, come tutte le leggi, debba essere rispettata da chiunque si trovi sul nostro territorio nazionale: italiani e non italiani di qualsiasi fede religiosa e tendenza politica, rossi e neri, centri sociali e dame di san Vincenzo, olandesi, negri , zingari. Mi fa specie, in proposito, che certi estremisti pretendano che un cittadino, perché militare, in nome di un presunto rispetto della Costituzione, non possa neppure esprimere le proprie idee, ma poi pretendano per se stessi e per i loro accoliti il diritto di farsi beffe di leggi e regole.
Io penso, invece, che dobbiamo tutti rispettare la Costituzione e le leggi, anche se per molti versi non ci piacessero. Senza di esse, infatti, e, cioè, senza regole, sarebbe ancora peggio. Sarebbe il caos, la società sarebbe allo sbando ed i diritti della persona e della collettività verrebbero ancor più calpestati da qualsiasi prepotente . L’Italia, purtroppo, per tante cause che si possono riassumere nella inefficienza dello stato, è su questo brutto piano inclinato. Certo, ci deve essere lasciata la libertà di giudicare le regole, di valutarle e, se le riteniamo inutili o sbagliate, di chiederne la revisione o la abrogazione. Anche per questo trovo giusto che sia consentita la possibilità di una piena e libera partecipazione dei cittadini alla vita politica. Ovviamente non è mai accettabile che qualcuno faccia arbitrariamente carne di porco delle pubbliche regole, per nessuna ragione, neppure in nome del rispetto della cultura di chi viene a vivere tra noi. Trovo assurdo, ad esempio, che si tollerino episodi di apartheid come quello recentemente verificatosi in Toscana. Per chi non lo sapesse, un gruppo di islamici ha impedito ad una ragazza di salire su un autobus diretto verso una moschea perché, secondo loro, era troppo scollacciata! Mi dolgo, piuttosto, tutte le volte che la volontà di questo nostro imperfettissimo stato democratico viene calpestata da chiunque: indigeni o forestieri. Lo stato che tollera simili violazioni ha praticamente fallito il suo scopo perché non tutela i suoi cittadini, la loro cultura, i loro beni e la loro libertà.
A proposito di libertà, toccando un argomento attuale, non ho alcun dubbio ad affermare che la blasfemia non è mai un diritto perché offende i sentimenti, le credenze ed i valori più profondi che toccano l’uomo. Chi rispetta l’uomo non ne oltraggia la religione, qualunque essa sia. Perciò non dovrebbe essere neppure consentito offendere Maometto. Questa è la ragione per cui non ho mai approvato le vignette pubblicate da Charlie Hebdo e da altri. Non ho mai detto, perciò, ‘Je suis Charlie’. Ciò non toglie che io mi senta libero di criticare qualsiasi religione, senza oltraggiarla e di accettarla o rifiutarla. Questo i musulmani fondamentalisti non lo ammettono. Inoltre non ci si fa giustizia da soli, massacrando con metodi terroristici chi ci fa un torto. In occidente chi deve fare giustizia è lo Stato, non può esserci una giustizia ‘fai da te’, viceversa saremmo alla fine della convivenza civile e democratica. Pretendiamo, piuttosto, che lo Stato e la giustizia funzionino. Gli integralisti islamici, invece, di questo principio della civiltà occidentale se ne fregano altamente e vogliono sottomettere me, voi e chiunque alla loro fede, anche mozzando la testa di chi si oppone.
Se a ciò si aggiunge che questi farabutti approfittano delle offese subite ad opera di alcuni giornali per cercare di destabilizzare un intero Paese ed imporre la loro fede, allora si pongono completamente fuori da ogni possibilità di dialogo e dovrebbero essere stroncati senza complimenti. C’è anche chi ha detto che nell’Italia clericale degli anni ’50 c’era un regime talebano perché nella scuola elementare si recitavano le preghierine. Premetto che non ho mai votato D.C., e non me ne pento. Comunque tra l’Italia di allora ed il regime talebano c’è questa piccola differenza : i talebani mozzano le teste a chi non la pensa come loro ma non mi risulta che nell’Italia clericale sia stata mozzata le testa di qualcuno. Vi pare, cari lettori, che i due comportamenti possano essere posti sullo stesso piano? A me no. Mi pare, anzi, che questo paragone con il regime talebano sia strumentale e serva a minimizzare ed a chiudere gli occhi di fronte alla minaccia terroristica che si fa sempre più vicina.