«Occorre un dialogo costante con gli agricoltori consorziati»
L'opinione di Tonina Desogos, presidente del Comitato di Borgata Maristella
I comitati nascono perché esistono situazioni di disagio, questo è un dato di fatto. Il Comitato di Borgata di Maristella da circa 30 anni opera segnalando problematiche, proponendo e instaurando un dialogo costruttivo con i soggetti interessati portando ad essi le idee e le proposte dei cittadini con il fine ultimo di eliminare il disaggio percepito dagli stessi. In quest’ottica abbiamo tenuto incontri con gli abitanti di Maristella e dell’intera piana agricola della Nurra aventi per oggetto il Consorzio Bonifica della Nurra, argomento comune a tutti. Il quadro di sintesi di questi incontri è il seguente: il Consorzio di bonifica della Nurra attraversa un periodo particolarmente travagliato, la sua amministrazione, a causa di un’evidente difficoltà economica, sta inviando tramite Equitalia ruoli di pagamento che riguardano gli anni 2010, 2011 e 2012. Il costo del ruolo istituzionale è cresciuto dai 33,88euro/Ha del 2006 ai 76,88euro/Ha del 2012 e questa crescita esponenziale sta mettendo in seria difficoltà i consorziati che, non essendo in grado di pagare, rischiano un’ipoteca sui loro immobili. Nei consorziati del territorio cresce sempre più la convinzione di essere mal rappresentati dai consiglieri eletti, proposti dalle organizzazioni di categoria, unita alla convinzione che questo consorzio costi troppo rispetto all’attività svolta. La poca pubblicità e condivisione, in occasione delle elezioni per la scelta dei rappresentanti in seno al Consiglio di Amministrazione, ha portato ad una partecipazione al voto irrisoria, a cui è conseguita l’elezione di rappresentanti che di fatto non riescono a dare voce ai problemi dei consorziati. La conseguenza di queste convinzioni è stata la nascita del Comitato denominato “Nurra Libera”, che tra le tante azioni intraprese ha depositato in Procura copie dei bollettini di pagamento chiedendo una verifica della loro regolarità.
Inoltre, nel dialogo che abbiamo avuto con vari consorziati, sono emerse queste ulteriori considerazioni: i bilanci di questo ente dimostrano che ha un costo altissimo di gestione, con un organico composto da una cinquantina di dipendenti, di cui circa la metà impiegati; gli ettari irrigati oscillano intorno ai 4500. Circa 25mila sono serviti da condotta e di questi oltre la metà sono coltivati dai cosiddetti hobbysti (agricoltori non a titolo principale) e circa 1300Ha sono vigneti ed oliveti. Nel 2013, il consorzio ha dovuto pagare all’Enas (l’ente che gestisce le dighe) 30milioni di metricubi d’acqua, sembra che i contatori ne abbiano segnato 13milioni: mancano all’appello circa 20milioni di metricubi, perché il quinto lotto (quello di Bancali) ne utilizza più di 3milioni, ma è servito dalle acque del Coghinas e del Mannu. Questi 20milioni che la rete idrica ha perso sono finiti nei campi degli agricoltori, i quali da anni segnalano l’impossibilità di lavorare quei terreni con il relativo danno che ne consegue. Recentemente, è stata ventilata, anche a mezzo stampa, la possibilità di razionamento dell’acqua, per mancate precipitazioni, quindi l’Enas, su richiesta del Consorzio, si è attivato per il sollevamento dell’acqua al Temo, mettendo in funzione alcune pompe inattive da almeno dieci anni, sembrerebbe con una spesa di circa 500mila euro a carico dei consorziati. Tale operazione ha portato 5milioni di metricubi di acqua al Temo, nei giorni successivi le abbondanti precipitazioni ne hanno introdotto 20milioni di metricubi. Si chiedono i consorziati: decisione troppo precipitosa?
Quando le precipitazioni sono scarse, il consorzio, anziché pensare a recuperare le perdite con oculate manutenzioni, prospetta l’utilizzo delle acque reflue. Quelle di Olmedo e Alghero sono collegate direttamente alla rete tramite il depuratore di San Marco, mentre Sassari, i suoi 18milioni di metricubi di reflui li dovrebbe pompare al Cuga, con un sollevamento di circa 70metri. I problemi che queste operazioni creano agli agricoltori sono superiori ai benefici. Infatti, il cattivo funzionamento del depuratore di San Marco ha portato residui inquinanti sulla rete di distribuzione, sui filtri e sui terreni, danneggiando la produzione agricola e la stessa immagine di un intero territorio a vocazione turistica. L’utilizzo dei reflui della città di Sassari crea diversi problemi, il Cuga non si potrebbe più utilizzare come risorsa strategica di acqua potabile (nel caso che ad esempio un’annata particolarmente siccitosa rendesse il Coghinas insufficiente), il costo del sollevamento è notevole, il prelievo dei reflui si farebbe quando le stagioni sono povere di precipitazioni, togliendole al Mannu dove arrivano a caduta; così facendo mancherebbe la principale fonte di vita del fiume e la possibilità di utilizzare l’acqua da parte degli agricoltori nei pressi della riva.
Nel comprensorio del Consorzio di bonifica della Nurra sono presenti quattro realtà che utilizzano il prodotto agricolo trasformandolo in energia, sono impianti di biomasse da circa un megawatt, hanno un consumo d’acqua medio di circa 2milioni di metricubi per impianto nel caso si coltivasse mais e triticale per la fornitura della materia prima, praticamente utilizzerebbero più della metà dell’acqua che il Consorzio distribuisce. Forse, sarebbe il caso che tali realtà visto che utilizzano acqua pompata, debbano pagare di più rispetto ai normali consorziati, considerando anche che l’energia prodotta viene pagata con un incentivo statale. La regione sarda interviene con i fondi fino all’80percento della spesa per la manutenzione e fino al 95percento della spesa per il sollevamento delle acque. E’ di questi giorni la notizia di approvazione di un emendamento alla finanziaria di 5milioni di euro per consentire ai Consorzi di Bonifica di intervenire sul contenimento dei ruoli irrigui a carico degli agricoltori.
Questi punti sintetizzano dichiarazioni e perplessità degli agricoltori consorziati, per i quali il costo dei ruoli è diventato insostenibile, tanto che alcuni, come emerso in numerose assemblee pubbliche, vorrebbero uscire dal consorzio o addirittura chiuderlo. Ma non si possono lasciare le attività agricole senz’acqua, come si può fare agricoltura senz’acqua? A nostro modesto avviso, bisogna intervenire quanto prima, istituendo un percorso di dialogo costante con gli agricoltori consorziati, quelli con le mani veramente sporche di terra, in quanto datori di lavoro, finanziatori del Cbn, nonché principali artefici di una attiva e vivace economia agricola che potrebbe portare solo benefici a soggetti e comparti coinvolti. In questi giorni, le varie borgate della Nurra si stanno dotando di Comitati regolarmente eletti che possono essere il contatto diretto, anche, tra agricoltori e Consorzio Bonifica Nurra. Forse, sarebbe il caso di utilizzare questa forma di partecipazione per iniziare un vero dialogo, che porti a conclusioni diverse da quelle attuali, espresse dai consorziati, ovvero che il Consorzio di bonifica della Nurra debba ridurre drasticamente il suoi costi: riducendo l’organico, eseguendo le dovute manutenzioni, eliminando le spese superflue. Per questi medesimi motivi, la stessa Regione sarda non può continuare a fare da bancomat verso questo e altri Enti, trascurando i principali artefici dell’economia agricola cioè gli agricoltori attuali e futuri.