Strade: 80% maestranze è sarda
Il dato è emerso ieri durante il primo incontro ufficiale del Tavolo permanente per il monitoraggio delle relazioni istituzionali e sindacali sui grandi lavori in corso o in affidamento; istituito lo scorso 23 marzo, ha l'obiettivo di monitorare l'andamento dei cantieri delle grandi opere Anas in Sardegna
L’80% delle maestranze impiegate nelle imprese appaltatrici è sarda, con punte del 91-92%. Il dato è emerso ieri durante il primo incontro ufficiale del Tavolo permanente per il monitoraggio delle relazioni istituzionali e sindacali sui grandi lavori in corso o in affidamento; istituito lo scorso 23 marzo, ha l’obiettivo di monitorare l’andamento dei cantieri delle grandi opere Anas in Sardegna, far dialogare imprese e sindacati per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro e provare così a incidere sull’occupazione degli edili in Sardegna. Si tratta di lavori che riguardano le principali strade dell’isola, dalla 131 alla Sassari-Olbia, fino alla 125 e alla 195, per un importo complessivo di oltre un miliardo di euro per una durata dei lavori di circa tre anni. Al tavolo erano presenti l’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda, il capo compartimento Anas in Sardegna Valerio Mele, il capo di gabinetto dell’assessorato del Lavoro Luca Mereu, gli esponenti sindacali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil e i rappresentanti di imprese edili di tutt’Italia che attualmente lavorano in Sardegna. I
Attualmente la Sassari-Olbia garantisce lavoro a 376 persone, anche con contratti a tempo indeterminato come i 50 assunti dall’impresa Aleandri che lavora sul Lotto 1 e muove contratti per 32 miliardi di euro, di cui quasi 29 con imprese e strutture sarde. Sul Lotto 0 lavorano invece circa 160 persone fra dipendenti diretti, fornitori e subappaltatori. I lotti 2, 3 e 4 sono in fase di avvio (il primo a partire dovrebbe essere il 3 fra qualche settimana), sugli altri la percentuale di manodopera sarda non scende mai sotto l’80%. Gli imprenditori hanno detto di aver trovato ottime professionalità in Sardegna (personale altamente specializzato, soprattutto, che dopo essere stato fuori è dovuto rientrare da disoccupato in Sardegna a causa della crisi), di avere eccellenti rapporti con gli amministratori locali e in generale col territorio e di aver superato con reclutamenti locali la carenza di alcune figure professionali come carpentieri e operatori di mezzi meccanici.
“La percentuale di manodopera sarda è alta, e questo è un dato emerso oggi per la prima volta – dice l’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda -. Non sono cifre che riguardano manovali, certo comprendono anche persone poco qualificate, ma coinvolgono soprattutto carpentieri e operai specializzati. Il reclutamento però non è regolato in alcun modo, non avviene attraverso i Centri servizi per il lavoro o il Sil, ma col passaparola o negli ambienti in cui il cantiere viene aperto. Questo significa – spiega l’assessore – che il reclutamento intercetta con difficoltà le crisi della grande industria, cioè non si attinge da chi è in mobilità o disoccupato, ma si va avanti con il metodo consueto del presentarsi in cantiere a offrire la propria professionalità. È un elemento che ci deve far riflettere: dobbiamo far conoscere alle imprese alcune possibilità che hanno di impiegare alcune persone molto qualificate espulse dal sistema produttivo”.
È dunque importante favorire l’incontro fra offerta di lavoro e domanda da parte di chi è rimasto disoccupato in Sardegna, come hanno sollecitato anche i sindacati, nella assoluta trasparenza delle procedure di aggiudicazione e nel massimo rispetto della sicurezza. In tal senso l’obiettivo è di avviare una sorta di “cruscotto telematico” del matching, con una piattaforma che tenga on line tutti i dati utili a far incrociare richiesta e offerta di lavoro. “L’assessorato del Lavoro ha comunicato che sta studiando un “Progetto edilizia” per favorire proprio il matching attraverso un servizio on line – conferma l’assessore Maninchedda -. Tuttavia molte di queste imprese sono presenti in Sardegna da tanto tempo e di fatto hanno una struttura a fisarmonica, cioè quando non hanno lavoro hanno 20-30 dipendenti, ma quando ne hanno possono arrivare a 180 e oltre. Questo significa che su ogni appalto c’è una base fissa di lavoratori che proviene dal nocciolo duro dell’azienda, che continua a pagare anche nei momenti in cui non ha appalti particolarmente significativi. È un mondo tutto da indagare – conclude l’esponente della Giunta Pigliaru – che per la prima volta si è incontrato e ha parlato con trasparenza”. Il tavolo sarà riconvocato su richiesta delle parti.