“Stay Human”, il ricordo di Vittorio Arrigoni

Il giornalista, pacifista e attivista dei diritti umani ucciso a Gaza è stato ricordato ad Alghero da ResPublica

Anche ad Alghero, come in molte altre città in Italia, in Palestina e nel mondo, si è ricordato Vittorio Arrigoni, il volontario, l’attivista, il pacifista, la voce libera che raccontava la situazione palestinese dall’interno, ucciso nella Striscia di Gaza quattro anni fa nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011. L’iniziativa era inserita all’interno delle attività organizzate per tutto il mese di aprile presso lo spazio pubblico ResPublica, l’ex caserma ora occupata e autogestita, nel centro di Alghero (piazza Pino Piras), ed era organizzata in collaborazione con l’Associazione Jana Project e il Collettivo Studentesco.

Donne e uomini, giovani e adulti, attivisti e studenti, si sono incontrati per ricordare il suo impegno per la Palestina e il suo messaggio di Pace e Solidarietà, oggi più vivo che mai, per andare oltre i nostri confini, mentali e territoriali. Stay human – restiamo umani. Si chiudevano sempre così gli articoli che Vittorio Arrigoni scriveva da Gaza, sotto attacco nel 2009 durante l’operazione “Piombo fuso”.

Raccontava non solo come giornalista, non solo come attivista internazionale, ma come uomo da sempre profondamente vicino a chi soffre e non ha i mezzi per difendersi. A distanza di quattro anni dalla tragica scomparsa, il ricordo di tutte le sue imprese non si è mai affievolito e diventa sempre più chiara l’importanza della sua azione e della sua immensa generosità.

Vittorio Arrigoni ha aperto un varco nella spessa cortina di silenzio e di menzogne costruite intorno al genocidio del popolo palestinese. Con i suoi lucidi reportage sotto le bombe, ricordava la necessità di restare umani davanti alle atrocità e scegliere sempre, con chiarezza, la via della pace. Il 15 aprile ad Alghero è stato ricordato attraverso le letture di alcuni suoi reportage, le parole della madre Egidia Beretta tratte dal libro “Il viaggio di Vittorio” e la proiezione del documentario “Stayng Human”, realizzato da Al Jazeera World, con alcune interviste realizzate a Gaza, poco prima della sua scomparsa, nelle quali l’attivista dell’International Solidarity Movement documenta la vita quotidiana degli abitanti della città sottoposta ad assedio da parte di Israele.

Il prossimo 23 maggio invece Egidia Beretta Arrigoni, la mamma di Vittorio Arrigoni, sarà a Sassari, al circolo Il Vecchio Mulino, per presentare il libro epistolare “Il viaggio di Vittorio” dove Egidia ha pubblicato la corrispondenza fra lei e il figlio prima della tragica fine dopo il rapimento e il barbaro assassinio. «Un vincitore è un sognatore che non si è arreso e che non ha mai smesso di sognare», questa frase di Nelson Mandela era l’epitaffio scelto da Vittorio Arrigoni, quand’era in vita, come iscrizione da apporre sulla sua tomba.

Nella stessa serata sono state inaugurate due mostre, che si potranno visitare fino alla fine del mese nello spazio di Respublica. #Gaza51 è la collezione di poster creati da Mohammed Hassona, giovane graphic designer di Gaza, e documentano in particolare l’ultima operazione militare di Israele contro la città, “Protective Edge”, durata 51 giorni, con oltre duemila vittime e conseguenze incalcolabili sulla vita degli abitanti.

Mohammed Hassona, studente in multimedia e graphic design presso l’Università della sua città, rappresenta la giovane generazione di Gazawi che utilizzano il linguaggio dell’arte e della cultura per penetrare il silenzio dei media ufficiali, grazie anche all’uso dei social network. La mostra #Gaza51 viene presentata per la prima volta in Italia, dopo essere stata ospitata a Monaco di Baviera e a Belfast.

E’ stata inoltre inaugurata la mostra fotografica di Marcello Dongu “Buba – Al di là del confine”. “Quali sono i motivi che spingono una persona a lasciare il proprio paese nel quale è nato e vissuto per scegliere di vivere in un paese straniero ? penso – afferma Dongu – che la parola più adatta sia speranza.” “Ci sono realtà in cui l’emigrazione è in funzione della ricerca di lavoro ma ci sono realtà – dichiara Dongu – ancora più drammatiche dove i motivi di emigrazione sono dovuti a conflitti e persecuzioni che non lascerebbero scampo alle vite di queste persone sfortunate. Queste persone sono spinte dalla speranza di cambiamento, affrontando i rischi e i pericoli che un viaggio del genere riserva loro.”

L.P. , 18 Aprile 2015