Programma di sviluppo rurale Sardegna, via libera da Bruxelles
Da Bruxellex arriva il via libera ufficiale al Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione. L'impegno finanziario prevede un fondo di oltre un miliardo e 308 milioni di euro. L’assessore Elisabetta Falchi: «Ora miglioriamo l'agricoltura Sarda»
Il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Sardegna ha ottenuto il via libera ufficiale di Bruxelles. «Da oggi i nostri agricoltori e pastori avranno a disposizione uno strumento di programmazione che libera importanti risorse finanziarie grazie alle quali si potranno migliorare le produzioni e accrescere la competitività delle imprese sui mercati; il nostro PSR ha ricevuto pieno apprezzamento da parte dei tecnici europei, con i quali ci siamo confrontati per un intero anno, che hanno riscontrato nel progetto una piena sintonia con le direttive della UE in materia di sviluppo e innovazione agricola». Questo il primo commento dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, dopo l’approvazione giunta dalla Commissione europea. «Abbiamo migliorato e integrato la prima bozza presentata il 22 luglio dello scorso anno all’Ue – ha spiegato l’esponente della Giunta Pigliaru – un lavoro costante e puntuale, portato avanti con particolare professionalità dai nostri uffici e attraverso il confronto con le associazioni. Continueremo a perfezionare il PSR al fine di renderlo fruibile dall’intero comparto anche in futuro».
Le risorse. Un impegno finanziario che prevede un fondo di oltre un miliardo e 308 milioni di euro. L’Unione europea parteciperà allo stanziamento con il 48% delle risorse, 628 milioni e 35 mila euro di fondi Feasr (Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale); lo Stato con il 36,4%, 476 milioni e 259.875 euro; la Regione Sardegna con il 15,6%, 204 milioni e 111.375 euro.
Le priorità. Il PSR agirà seguendo una serie di priorità costruite all’interno delle linee guida promosse dalla Commissione europea e adattate alle realtà agricole isolane. La prima priorità promuove il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali; la seconda punta a potenziare la redditività delle aziende e la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme, favorendo lo sviluppo di tecnologie innovative per le aziende e la gestione sostenibile delle foreste; la terza priorità si indirizza sull’organizzazione della filiera alimentare, comprese la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, il benessere animale e la gestione dei rischi nel settore agricolo; un quarto punto interviene sulla preservazione, il ripristino e la valorizzazione degli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura; ci sono poi gli incentivi sull’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale; ultima priorità, ma non per ordine di importanza, riguarda l’impegno per favorire l’inclusione sociale, la riduzione delle povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali dell’isola.
L’anima del nuovo PSR. «L’eccellenza dell’agroalimentare sardo legata indissolubilmente alla qualità ambientale, che trasferisce valore all’identità del prodotto favorendone l’impatto sui mercati” è il punto di forza che anima il nuovo Programma di sviluppo rurale. “Questo percorso di rafforzamento di un brand identitario – ha precisato l’assessore – ci consentirà a tutti gli effetti di emergere tra le eccellenze del made in Italy». Un modo nuovo di approcciarsi ai mercati internazionali, dove milioni di consumatori sono disposti a spendere per avere una qualità certificata dei cibi. Attività che finora la Sardegna non è stata capace di valorizzare al punto giusto. «I nostri animali nascono e crescono all’aria aperta, nei pascoli, non chiusi in luoghi dove sono sottoposti a forte stress – ha detto Elisabetta Falchi –. Una condizione che rende le produzioni isolane uniche e inimitabili. La misura del benessere animale, ad esempio, nata per integrare le economie delle aziende ovine, dopo un decennio ha migliorato notevolmente la qualità degli allevamenti e per questo, nel nuovo PSR, abbiamo deciso di allargarla anche al comparto bovino e suino».
Linee guida flessibili. «Le precedenti programmazioni sono state dei monoliti su cui, nel corso degli anni, si è intervenuto ben poco per apportare modifiche troppe volte indispensabili – ha osservato la titolare dell’Agricoltura –. Noi abbiamo pensato invece a un PSR flessibile, snello, di facile comprensione per gli imprenditori che dovranno beneficiare dei bandi e soprattutto finalizzato allo stare al passo con i tempi e con le esigenze di chi lavora in campagna: il mondo si muove velocemente – ha proseguito Falchi – ed è necessario capire come intervenire per modificare i bandi che possono andar bene oggi ed essere desueti fra due anni». Un cambio di rotta quindi nell’interfacciarsi con i territori, le associazioni di categoria, di produttori e gli amministratori locali che, secondo l’assessore, hanno “il diritto e il dovere di proporre suggerimenti e idee” per migliorare l’attuazione di qualunque strumento programmatorio. “Il personale delle agenzie regionali agricole farà da cerniera fra le strutture dell’assessorato e il mondo esterno – ha voluto precisare l’esponente dell’esecutivo – rafforzando la propria presenza fra agricoltori e pastori e analizzando i risultati degli interventi messi in essere con i vari bandi”.
Una regione con tante agricolture. «In passato si è sempre pensato che bastasse una sola ricetta per intervenire bene sul comparto – ha ricordato Falchi –, la Sardegna è invece un continente agricolo con storie e tradizioni molto diverse dal nord al sud dell’Isola, dalle pianure alle colline, dai campi serviti dalle irrigazioni a quelli in asciutto. Non si può ragionare allo stesso modo per il Campidano, la Gallura, il Sulcis o la Barbagia, e non si deve fare più l’errore di pensare che agricoltori e pastori della regione abbiano le stesse esigenze. Creare ricette specifiche per territori – ha aggiunto l’assessore – è al contrario il nostro modo di ridisegnare gli interventi per un’agricoltura del futuro, con un nuovo rapporto da instaurare fra i palazzi della Regione e il mondo delle campagne». Una rivoluzione di metodo già ai nastri di partenza dai prossimi mesi con la pubblicazione dei primi bandi che, in via sperimentale, saranno gestiti a sportello, eliminando così tempi di attesa biblici fra la presentazione delle domande, i via libera degli uffici competenti, le graduatorie e l’erogazione dei contributi.
Ricambio generazionale e aggregazione. La Regione Sardegna favorirà inoltre il ricambio generazionale nelle aziende sostenendo i giovani, sotto i 40 anni, che intendono insediarsi in agricoltura a titolo di conduttori dell’impresa stessa. Sono 50 i milioni di euro stanziati fino al 2020 e saranno elargiti sulla base di due tipologie di progetti. Il primo prevede che il giovane presenti un business plan con una serie di obiettivi e di investimenti da raggiungere ed effettuare entro i cinque anni dall’insediamento: 35mila euro saranno quindi finanziati subito e altri 15mila al completamento del progetto. Nel secondo caso, in assenza di un piano d’investimenti, saranno finanziati solo i 35mila euro. Anche l’aggregazione fra produttori e trasformatori sarà fortemente sostenuta dal PSR. «Per consolidarsi nei mercati classici o ancor meglio aprire nuove spazi in quelli emergenti – ha concluso Elisabetta Falchi – è necessario consorziarsi, unire le nostre eccellenze agroalimentari e lavorare sui grandi numeri. È impensabile proporsi ai consumatori cinesi o nord americani senza un progetto unitario, ognuno per conto proprio e con quantità di prodotti offerti inadeguate. In questi anni abbiamo imparato la lezione, ora dobbiamo cambiare rotta tutti insieme: politica e imprese agricole».