Antonello Alloro e Vittoria Nieddu alla rassegna “Artistes du monde Cannes”
I due artisi isolani esporranno le loro opere alla rassegna internazionale d'Arte contemporanea che si svolge a Cannes, sulla fantastica Costa Azzurra, dal 24 al 27 settembre 2015
Antonello Alloro e Vittoria Nieddu, esporranno le loro opere a quattro mani presso la prestigiosa rassegna annuale “Artistes du monde Cannes”, esposizione internazionale d’Arte contemporanea che si svolge a Cannes, sulla fantastica Costa Azzurra, dal 24 al 27 settembre 2015: Madrina dell’evento nientemeno che Marina Picasso. Lo spazio che i due artisti isolani hanno occupato nell’allestimento espositivo di Cannes rappresenta e riflette una significativa fetta della loro cultura sarda. Partendo dalla matrice femminea della Dea Madre sarda e fiera, Antonello Alloro e Vittoria Nieddu hanno concretizzato gli sforzi nell’immaginare e rappresentare fantasiosi riferimenti attribuibili ad un passato superiore a 3000 anni.
Un elemento comune ad entrambi emerge nell’utilizzo dei materiali impiegati: ferramenta e cemento, in un connubio tutt’altro che semplice nella giusta proporzione della materia utilizzata nella realizzazione di opere che al di sopra di tutto durino nel tempo. Ai due artisti sardi, impegnati in un percorso di partecipazione che non conosce interruzioni, il compito di studio e ricerca sui materiali poveri come il cemento ma forti e freddi come il ferro che ben si prestano al tema della Dea Madre in una sfida alquanto impegnativa.
Al prossimo evento internazionale di Cannes in Costa Azzurra la quattro giorni espositiva ospiterà i lavori dei due corregionali: una nutrita serie di sculture non più grandi di 40 centimentri, ognuna a rappresentare un modo di dire, una frase, un proverbio, un’espressione tipica della loro terra d’origine, la Sardegna. Ogni scultura è stata titolata rigorosamente in sardo, a sottolineare il loro forte legame dei due alla loro amata isola. Due alberi come piedistalli, anch’essi in cemento e ferro, come fossero gli alberi della vita, che protendono i rami verso il cielo: ogni ramo ad ospitare e reggere una Dea narratrice e portatrice della loro tradizione.
I colori che prevalgono sono l’intenso blu, come richiamo al mare e all’immenso cielo, e le calde terre in riferimento alla Madre Terra e al tempo che si consuma lasciando traccia indelebile. Due antiche e preziose cornici accolgono due ‘materpieces’, pezzi molto particolari che non seguono, infatti, i rami della vita…Vivono la loro vita immerse in un onirico paesaggio, custode di vissuti e maestosi trascorsi. Una microscultura violacea dallo sguardo accattivante si affaccia dalla cornice ricca di grazie e fronzoli, mentre la “potente” scultura in ferro si mostra fiera e tronfia davanti agli occhi dello spettatore. Una elegante figura maschile, timidamente in scena, reca equilibrio ai pesi e alle forme, per sostenere e affermare l’indiscussa potenza femminea. “Sas feminas” o “Puppias” (le femmine o pupe/bambole), sono attraenti e bizzarre, stravaganti ma anche eleganti, nonostante la loro mole abbondante e fiera. Sono come le “comari” di un tempo, chiacchierone e sempre presenti, anche in maniera indiscreta.Ogni scultura è originale ed unica, ognuna ha la propria identità, profonda e vissuta.
La collaborazione quasi simbiotica fra i due artisti, ha prodotto dei risultati dal sapore magico, profumi del passato ruotano e si elevano insieme, provocando sensazioni attrattive e coinvolgenti. Sculture del tutto particolari, non più alte di 40 centmetri, alle quali è sperabile sia di buon augurio l’attuale motto dei sardi dei giorni nostri : “orgogliosi di essere bassi”, al pari dei due artisti nostrani che comunque possono gioire per essere in fase di sicuro decollo.