Emergenza profughi
L'opinione di Vittorio Guillot
Quando si parla di emergenza del fenomeno dell’immigrazione di clandestini attraverso il Mediterraneo, a mio avviso si usa un termine sbagliato . La parola emergenza, infatti, indica degli avvenimenti improvvisi ed imprevisti che colpiscono una popolazione , ad esempio un terremoto o una bomba d’acqua. Quando un fatto, come queste migrazioni,si verifica da 30 anni, sia pure in un continuo crescendo, non mi pare che sia logico parlare di emergenza. L’uso di questa parola nasconde, piuttosto, la mancanza di una politica di accoglienza, identificazione, accettazione dei profughi che vengono da zone di guerra o sono perseguitati per questioni politiche, razziali, sessuali, religiose e di respingimento di tutti gli altri. E’ chiaro che i perseguitati e chi è colpito dalle guerre ha diritto di accoglienza anche alla luce della Convenzione di Ginevra. Purtroppo, a causa della mancanza di una simile politica , oggi gli arrivi in Italia avvengono in un clima di impreparazione, di caos e di improvvisazione assoluta, che creano disagio e conflittualità con gli strati più deboli delle popolazioni residenti e con vantaggio delle mafie pseudo assistenziali. Piuttosto, poiché il nostro Paese , assieme alla Grecia , è tra quelli più esposti a questi arrivi, il nostro governo avrebbe dovuto battere da lungo tempo il pugno perché un problema epocale di tal genere fosse affrontato dalla UE e dall’ONU.
Purtroppo si è solo proceduto a salvare i naufraghi in mare con le operazioni Mare Nostrum e Triton ed a scaricare decine di migliaia di persone sull’Italia, il cui governo, a sua volta, li ha scaricati su comuni, regioni e prefetture , che si sono arrangiati come hanno potuto . Fra l’altro, con simili soluzioni improvvisate e affrettate non si è trovato di meglio che mollare allo sbaraglio 50.000 individui che non hanno voluto farsi identificare e di cui, ovviamente, non si sa neppure se siano innocui o pericolosi. Questo è un evidente fallimento dello stato che grava pesantemente sulle fasce più deboli del nostro popolo. Certo occorre che la UE si faccia carico della distribuzione di chi ha diritto alla qualifica di rifugiato . Non solo, occorre che il problema sia immediatamente portato all’ONU, perché consenta di intervenire in Libia e Turchia per aprire laggiù dei centri di identificazione, selezione ed accoglienza e dei corridoi umanitari, magari gestiti dalla Unione Europea col bene placito e sotto il controllo dell’ONU e con la protezione dei suoi ‘caschi blu’. In questa ottica occorrerebbe agire militarmente contro gli scafisti e le loro le basi a terra. Ovviamente i trasporti degli autentici profughi dovrebbero avvenire in sicurezza e sempre sotto il controllo dell’ ONU. Perciò i governi europei, a cominciare dal nostro, ma , più di tutti, la Unione Europea, dovrebbero farsi sentire presso il Consiglio di Sicurezza e presso l’Assemblea delle Nazioni Unite.
So bene che queste aspirazioni cozzano col fatto che l’UE è una pura finzione giuridica , non una struttura organicamente omogenea che potrebbe fare la sua parte in modo rapido e pragmatico.Le decisioni che la impegnano, infatti, devono essere adottate col voto UNANIME dei capi di stato e di governo , sensibili più agli umori dei loro elettorati che alle necessità dell‘Unione stessa. Perciò è , e sarà , sempre difficilissimo, farraginoso e terribilmente lungo giungere a decisioni unitarie. Purtroppo in questi 60 anni l’Unione Europea è arrivata ad inglobare ben 28 stati ma non si è evoluta in senso federale. Così non si è dotata di un suo autentico governo ed il suo parlamento non ha acquistato quella centralità che sarebbe stata necessaria per renderla forte e competitiva. Purtroppo la così detta Europa non ha neppure una sua politica estera, militare e di immigrazione, di conseguenza internazionalmente conta molto poco. Malgrado queste carenze istituzionali, ho l’impressione che questa Europa, ora che il problema dei profughi tocca direttamente la Francia, l’Inghilterra e, sopra tutto, la Germania, arriverà ad assumere una linea d’azione unitaria. Personalmente spero che si impegni concretamente anche per la realizzazione di opere pubbliche, quali impianti di irrigazione, pozzi, scuole, strade, ospedali, laboratori artigiani etc. nei Paesi da cui partono i clandestini ‘economici’.
Personalmente, poiché ho assai poca fiducia nei governi di quegli stati, ben vedrei che essi siano posti sotto una amministrazione fiduciaria, prevista dalla carta dell’ONU , almeno per quanto riguarda la realizzazione di tali opere. Tutte queste iniziative potrebbero essere realizzate proprio evitando di continuare a buttare in mare i 250.000 euro che GIORNALMENTE vengono spesi per finanziare le fallimentari operazioni non di soccorso, ma di istigazione al suicidio collettivo che si chiamavano Mare Nostrum e, oggi, Triton. In tal modo si eviterebbero molte partenze drammatiche da quelle terre nonché gli scompensi , le destabilizzazioni e le conflittualità che si portano dietro. Ovviamente, affrontando i problemi alla radice si ridurrebbero gli affari dei criminali trasportatori di carne umana e di quei loschi speculatori che, attraverso cooperative ed iniziative messe su molto frettolosamente, finiscono per sfruttare la improvvisata accoglienza. Soprattutto si ridurrebbe il numero dei morti , richiamati qui da incoscienti anime candide… o rosse. Per salvare molte vite umane nel Mediterraneo occorre, quindi, effettuare le operazioni molto più radicali di cui ho fatto cenno ed annullare Triton . Questa operazione, come , del resto fu Mare Nostrum, è solo un fallimentare specchietto per le allodole che inganna molti individui illudendoli di fare un viaggio verso un mondo migliore. Invece fa solo aumentare in modo esponenziale il numero dei morti in mare ed arricchisce gli scafisti. Per quanto riguarda le operazioni di soccorso, l’Italia non farebbe male ad attenersi esclusivamente agli obblighi internazionali che aveva brillantemente svolto prima di quelle operazioni, in funzione delle sue capacità di spesa e della sua disponibilità di uomini e mezzi . Teniamo presente, fra l’altro, che il numero delle navi e degli equipaggi impiegati per il soccorso non può aumentare per la semplice ragione che non ce ne sono più disponibili.
Però, proseguendo in una simile ‘politica di accoglienza e soccorso’ (le virgolette non sono poste a caso) aumenterà il numero delle partenze. Così aumenterà anche il numero dei morti annegati ed asfissiati . La responsabilità morale di questi morti non potrà che pesare sulla coscienza dei benpensanti buonisti. Non occorre essere dei veggenti per fare simili previsioni ma è’ sufficiente osservare quanto sta già accadendo. Personalmente spero che , oltre che agire unitariamente verso le immigrazioni dal nord Africa, l’Europa sviluppi al più presto anche una unica politica di intervento per la soluzione della crisi medio orientale . Perciò dovrebbe innanzi tutto aiutare consistentemente i Paesi confinanti con la Siria e che ospitano campi profughi. Ricordiamo che oltre 4 milioni di siriani sono oggi accolti in Turchia, Giordania, Libano ed Egitto. Temo fortemente che, se non li si aiutassero, anche quei Paesi potrebbero collassare ed il peso del loro dramma ricadrebbe inevitabilmente anche su noi europei. Di fronte a situazioni del genere ho la netta sensazione che la costruzione di muri serva a poco. Soprattutto l’Europa dovrebbe impegnarsi decisamente perché si creino le situazioni di sicurezza che consentano ai profughi di rientrare nelle loro terre.
A tal fine occorre riportare i fanatici dell’Isis a più miti consigli e, quindi, a ridurre energicamente il loro peso specifico. Di conseguenza , allo stato attuale, per portare la pace in quei territori e consentire alle popolazioni di vivere secondo le loro tradizioni e culture, servono solo le operazioni militari e sarebbe meglio che esse avvenissero col consenso dell’ONU .E’ necessario, invece, che simili interventi siano attuati da una coalizione di cui facciano parte la Nato, l’ EU e la Russia. Dubito che sia opportuno intervenire contemporaneamente e con identica forza sia in Medio oriente che in Africa Settentrionale, ma lascio agli esperti di strategia le valutazioni del caso e stabilire le priorità. Certo ognuno di noi , almeno così credo, vuole la tranquillità ed il benessere economico. Purtroppo, però, i fondamentalisti dell’Isis sono dei ‘delinquenti internazionali’ con i quali l’uso della diplomazia e delle chiacchiere si riduce solo a dannose perdite di tempo. Conseguentemente è indispensabile batterli militarmente. In conclusione, che piaccia o no, occorre replicare alla loro aggressione senza altri indugi e con operazioni ‘terrestri’. Non è affatto contradditorio che l’eliminazione con la forza di quei delinquenti possa dare pace e giustizia, viceversadovremmo sconfessare tutti i movimenti di liberazione. Tutto ciò non esclude che possa anche essere necessario assorbire in Europa una parte dei profughi. Mi auguro che i suoi stati, in questo caso, non facciano favoritismi di sorta a vantaggio dei poveri stranieri rispetto a quelli locali e che non rinneghino neppure la loro anima, la loro civiltà e le loro tradizioni in favore di un folle multiculturalismo.
Pretendano, piuttosto, il rispetto della loro autorità e delle loro leggi da parte di tutti , dal più modesto ‘vù cumprà’ straniero al più terribile mafioso nazionale. In altre parole i nostri governi non privilegino razzisticamente nessuno, neppure ‘chi proviene da altre culture’. Si rendano, cioè, credibili e non diano a nessuno l’impressione che a casa nostra si possa fare tutto ciò che pare e piace, anche in barba a leggi e regole.