“Volevo colpire i politici e poi suicidarmi. Ma avevo finito i colpi”
L’ammissione è arrivata davanti ai magistrati della Procura di Roma: “sì, è vero volevo colpire un politico e poi suicidarmi”. Luigi Preiti, 49 anni, di Rosarno, autore dell’attentato a palazzo Chigi, mentre il governo Letta giurava al Quirinale. “Non ho potuto raggiungerli e ho sparato ai carabinieri. Sono disperato, volevo fare un gesto eclatante. Poi volevo suicidarmi, ma non avevo più colpi” dice in lacrime davanti agli inquirenti. Dai primi accertamenti, oltre che da quanto assicurato dai familiari, sembra che Preiti non sia uno squilibrato e abbia agito da solo. Muratore a Predosa (Alessandria), sposato, un figlio, da poco aveva perso il lavoro, si era separato dalla moglie ed era tornato in Calabria.
“Io avevo perso il lavoro – ha detto nell’interrogatorio, secondo quanto riportato da La Stampa – vedevo tutti questi politici che rubavano, mangiavano e bevevano. Sono dovuto tornare a vivere a casa dei miei genitori a cinquant’anni. Non è giusto, non è possibile. Volevo fare un gesto eclatante. Ho visto una divisa, per me rappresentava le istituzioni e ho aperto il fuoco. Ho sparato ma non ce l’ho con i carabinieri ma con questi stronzi che ci hanno ridotto alla fame. La gente è disperata. Avete visto quella mamma che ha strangolato il figlio a Bergamo?”.
Ieri era a Roma, ha attraversato a piedi Montecitorio ed è giunto davanti alla sede della Presidenza del Consiglio, lì ha scaricato il caricatore della suo pistola contro due carabinieri posti di guardia tra le due piazze: Giuseppe Giangrande e Francesco Negri. Hanno 50 e 30 anni e sono entrambi del Battaglione Toscana. Il primo ha una ferita alla gola, ed è ricoverato in prognosi riservata, l’altro alla gamba e non è in pericolo di vita. Preiti invece si trova a Rebibbia. Ieri pomeriggio è stato ascoltato dai magistrati della procura della capitale. Entro martedì ci sarà l’udienza di convalida. “Ora dobbiamo stringerci attorno alla famiglia, attorno alle forze dell’ordine: è il momento in cui ognuno deve fare il proprio dovere”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Enrico Letta, dopo la visita all’Umberto I di Roma ad uno dei militari feriti.
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