Dieci miliardi di euro per acquisti nelle gite o in vacanza
Gli acquisti di prodotti alimentari hanno superato le spese per i souvenir, a conferma che la crisi suggerisce la necessità di risparmiare a favore dei prodotti di prima necessità. Tramonta l’orientamento di ricordare con i souvenir i luoghi delle vacanze. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base del rapporto curato dell’Isnart sull’impatto economico del turismo in Italia nel 2012 dal quale si evidenzia che la spesa per prodotti tipici ha fatto registrare un incremento record del 43 per cento negli ultimi quattro anni in netta controtendenza con il calo di tutte le altre voci a partire dall’acquisto dei capi di abbigliamento che fa segnare un crollo del 31,5 per cento nello stesso arco di tempo.
Addio dunque a statuine, gadget e magliette e corsa invece ai prodotti tipici del luogo visitato. “Alla spesa per l’acquisto di prodotti alimentari (formaggi, salumi, miele, vino, liquori e altro) va aggiunta – sottolinea la Coldiretti – quella affrontata dai turisti per i pasti consumati in ristoranti, pizzerie, bar, caffè e rosticcerie che ammonta ad un totale di 13,9 miliardi di euro.
Una tendenza che ha fatto diventare l’enogastronomia il vero motore del vacanza Made in Italy che – precisa la Coldiretti – nel 2012 ha generato grazie i turisti italiani e stranieri un impatto economico complessivo sul territorio italiano di 72,2 miliardi di euro legati a spese effettuate durante il soggiorno (alloggio e spese sul territorio), con una leggera ripresa del 2,1 nell’ultimo anno dopo la costante diminuzione registrata dal 2008. Dalla mozzarella di bufala in Campania al formaggio Asiago in Veneto, dal pecorino della Sardegna al prosciutto San Daniele nelle montagne del Friuli, dal vino Barolo del Piemonte alla Fontina in Valle d’Aosta, dal limoncello campano al Caciocavallo del Molise – continua la Coldiretti – sono alcuni dei souvenir più richiesti dai turisti per portare un ricordo “appetitoso” dei luoghi di vacanza.
Specialità nostrane che – precisa la Coldiretti – possono essere acquistate nella grande varieta’ dei percorsi turistici legati all’enogastronomia presenti nelle città ma anche nei centri minori delle campagne che si stanno rivitalizzando grazie a queste nuove opportunità. L’acquisto di prodotti tipici come ricordo delle vacanze è una tendenza in rapido sviluppo favorita – sottolinea la Coldiretti – dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti locali che si è verifica nei principali luoghi di villeggiatura, con percorsi enogastronomici, città del gusto, mercati degli agricoltori di Campagna Amica, feste e sagre di ogni tipo. L’Italia è l’unico paese al mondo che – precisa la Coldiretti – puo’ contare anche sulla leadership europea nella produzione biologica e nell’offerta di prodotti tipici con ben 249 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4671 specialita’ tradizionali censite dalle regioni, mentre sono 331 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 59 a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 118 a indicazione geografica tipica (Igt).
Una tendenza emergente è quella dell’acquisto diretto delle specialità nostrane dai produttori direttamente in frantoi, cantine, malghe, cascine e azienda o nei mercati, agriturismi e botteghe di Campagna Amica (www.campagnamica.it). Una opportunità per i vacanzieri italiani e stranieri che possono così garantirsi souvenir esclusivi e di qualità al giusto prezzo , ma anche una occasione per le imprese agricole che – conclude la Coldiretti – possono vendere senza intermediazioni e far conoscere direttamente le caratteristiche e il lavoro necessario per realizzare specialità territoriali uniche ed inimitabili. Notizie nel complesso confortanti per l’inversione della tendenza negativa relativa alla negativa diminuzione registrata dal 2008 sino al 2011.
Non va comunque taciuta la difficoltà vissuta dalla Sardegna che, già penalizzata sulla continuità territoriale per l’insularità, si ritrova a soffrire le conseguenze dei vincoli e divieti sul trasporto di prodotti alimentari tipici della nostra isola. Un deterrente che, a caro costo, ha sviato i passeggeri ad acquistare i prodotti tipici isolani da “omaggiare” al rientro dalle vacanze.