Pisanu: “La corruzione è un’emergenza nazionale”
Il senatore a Sassari per un incontro sulla corruzione con Otello Lupacchini e Ivano Lai
“Quando entrai in politica, nel 1972, la corruzione non era, come oggi è, un’autentica emergenza nazionale” . A dirlo ieri è stato il senatore Beppe Pisanu, già ministro dell’Interno, durante l’incontro “Il pericolo sociale del malcostume nel settore pubblico”, organizzato dall’Associazione Studenti di Scienze politiche di Sassari nella sede della facoltà. Hanno discusso del fenomeno corruttivo, oltre a Pisanu, il magistrato di Roma Otello Lupacchini e il docente della Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno Ivano Lai. A moderare, il giornalista del “Fatto Quotidiano” Emiliano Liuzzi.
Pisanu ha ripercorso alcuni momenti della sua carriera politica. Nel ricordare con “quale apprensione” Moro parlasse della corruzione endemica negli enti locali e nelle piccole e medie imprese, il senatore ha constatato che la realtà è cambiata. In peggio. Perché l’Italia è “il Paese più corrotto d’Europa” – ha detto Pisanu. Le organizzazioni criminali “dal 1992 e dai grandi delitti e le stragi, si sono inabissate, hanno concentrato le loro energie sugli affari. Per avere finanziamenti pubblici, per entrare nel business del ciclo dei rifiuti, delle energie alternative, delle nanotecnologie, le mafie hanno avuto bisogno di moltiplicare i contatti con la pubblica amministrazione”. Eppure ci sono segnali positivi. “Cosa Nostra sta perdendo, da dieci anni non riescono a ricostruire i vertici dell’organizzazione. La ‘ndrangheta resta una potenza in Europa, tuttavia non si espande più e le sue propaggini nazionali vengono individuate e colpite. La camorra è lacerata da guerre interne a bande che si contendono le piazze di spaccio. Queste potenze non sono più vittoriose come nei decenni passati”.
Otello Lupacchini, sostituto procuratore presso la Corte d’Appello di Roma, che in passato ha seguito i processi sulla strage di Bologna e sulla Banda della Magliana, stuzzicato da Liuzzi, ha notato che, con i recenti scandali, “è emersa una nuova frontiera della criminalità mafiosa. La criminalità organizzata quale strumento non è più signoreggiata dal potere, ma è essa stessa che non solo riesce a signoreggiare la classe politica, ma addirittura – come sembra dimostrare Mafia Capitale – riesce ad esprimere la classe dirigente a sua misura.”
Il professor Ivano Lai ha richiamato l’attenzione sulla trasparenza come misura centrale contro la corruzione. “Ce ne sono tante altre, ad esempio l’imposizione dei codici comportamentali, la rotazione dei dirigenti, l’incompatibilità con certi uffici e certe cariche, il divieto di passare dal pubblico al privato senza il trascorrere di tempo sufficiente” – ha affermato. “C’è la trasparenza esterna, verso tutti noi, ma vi è anche una trasparenza interna che forse è un cancro ancora maggiore: l’inesistenza di coordinamento e di informazioni fra i pubblici dipendenti un po’ arroccati su posizioni di potere”.
Molto è stato fatto – e sono state ricordate le recenti leggi n. 190 del 2012 e n. 69 del 2015 – ma molto resta da fare. L’Italia rimane al 69° posto nella classifica mondiale di “Transparency International” per la corruzione, all’ultimo posto in Europa, superando Bulgaria e Grecia. Non un risultato di cui andare fieri.