Fiamme ad Oriente
L'opinione di Vittorio GUILLOT
Qualche giorno fa ho letto alcuni commenti entusiasti per il fatto che le Guardie della Rivoluzione iraniana stessero combattendo con successo contro le milizie dell’Isis in Siria. Io, tanto per essere chiari fin da ora, credo senza dubbio che lo stato islamico sia un nemico da abbattere anche con ‘truppe di terra’ e, quindi, che occorra dargli un forte risposta militare . Occorre anche, e direi, principalmente, togliergli i finanziamenti , in qualsiasi modo gli arrivino, a cominciare da quelli provenienti dalla vendita del petrolio. Perciò occorre pretendere che gli stati, come la Turchia e la Arabia, che mostrano un comportamento che è eufemistico definire ‘ambiguo’, facciano una decisa scelta di campo contro il califfato. Se questi stati non interrompessero immediatamente i rapporti commerciali con l’Isis, contro di essi dovrebbero essere applicate adeguate sanzioni economiche ed interdetta la vendita di armi.
Io, comunque, non appartengo al numero di coloro che esultano per le vittorie degli iraniani. Se, infatti , vincessero questi ultimi , magari approfittando dei bombardamenti russi o americani ma con l’esclusione di truppe ‘occidentali’, gli Usa e, ciò che più ci tocca da vicino, l’Europa uscirebbero con le ossa rotte dal calderone mediorientale . Neppure la pace non tornerebbe in quelle terre e in Siria si rafforzerebbe la posizione di Assad . Costui è sicuramente un feroce tiranno anche se, allo stato attuale, è prematuro sbatterlo fuori se si vuole evitare un vuoto di potere analogo a quello che ha distrutto Libia ed Irak. Non dimentichiamo, comunque, che l’Iran è retto da una teocrazia fondamentalista , non meno nemica dell’occidente e della sua civiltà di quanto lo sia l’Isis. Cambia solo la ragione sociale della ditta: una è sciita e l’altra sunnita. Entrambe , però, offrono lo stesso prodotto, ossia il progetto di egemonizzare l’intero mondo islamico, o , meglio, l’intero pianeta. Ricordo, a questo punto, che proprio le persecuzioni subite dai sunniti iracheni da parte della maggioranza sciita hanno rafforzato le milizie dell’Isis. In questa situazione l’Europa e gli U.S.A. non possono sottrarsi all’obbligo di intervenire se non vogliono che l’intero medio oriente finisca in mani nemiche, che non esiteranno di utilizzare la loro forza per colpirli assai duramente. Europa ed U.S.A, piuttosto, dovrebbero assumere un durissimo e difficile ruolo di protagonisti nella gestione della guerra e , si spera, della pace e della vittoria contro il califfato.
Gli U.S.A., che pure hanno delle enormi responsabilità nella deflagrazione della crisi irachena, avendo scatenato, nel 2003, una guerra ingiustificabile sotto ogni aspetto, che ha creato il vuoto di potere colmato dallo stato islamico ed ha foraggiato irresponsabilmente gli integralisti siriani, come già aveva fatto con quelli afgani, non può, ora sfilarsi col pretesto di ‘non voler più fare il poliziotto del mondo’. Dal canto loro anche gli europei , che oggi si sgolano cantando la Marsigliese, la devono smettere di accampare le più varie scuse per squagliarsela. Noi italiani, in particolare, non confondiamo il desiderio di pace nella giustizia, nella libertà e nella sicurezza con il pacifismo ad ogni costo, anche a quello della sottomissione. Non confondiamo neppure la tolleranza ed il rispetto per gli altri con il consentire ai prepotenti di strapazzarci persino a casa nostra. Di fronte a chi attacca noi ed i nostri alleati il pacifismo assoluto non è realistico, è , addirittura, un crimine contro il nostro popolo, tanto è vero che la nostra stessa Costituzione dichiara sacro il dovere di difesa della Patria.
Gli europei , piuttosto, si rendano conto che il pericolo del fondamentalismo islamico può essere affrontato soprattutto con interventi militari che richiedono politiche estere unitarie , che non siano dettati dai singoli stati, ma concertati. Sarebbe ancora meglio se fossero decisi da un organismo unitario . Perciò spero che la consapevolezza di questo pericolo spinga l’Europa a trasformarsi in uno stato federale che difenda gli interessi dei suoi popoli, nel rispetto delle diverse identità. Ho detto che l’Occidente dovrebbe assumere il ruolo di protagonista della crisi mediorientale. Ho sbagliato. Avrei dovuto scrivere ‘ coprotagonista’, assieme agli stati islamici moderati dell’area ed alla Russia, senza, peraltro escludere realisticamente neppure l’Iran… che piaccia o meno. Non dimentichiamo , infatti, che molti islamici, sia che si tratti di singoli individui che di stati, non sono affatto schierati su posizioni fondamentaliste ma, addirittura, combattono sul serio gli integralisti e sono massacrati da questi.
Mi riferisco in particolare ai curdi ed ai giordani. Costoro, con i quali è possibile una ‘coesistenza pacifica’, non possono essere lasciati soli perché corrono il rischio di essere travolti dagli estremisti, con gravissime ripercussioni negative per la nostra stessa sopravvivenza civile. Il loro coinvolgimento, con un ruolo fondamentale, mi sembra necessario anche per evitare che una coalizione esclusivamente ‘occidentale’ assuma la configurazione di una crociata. Temo, infatti, che un simile approccio al problema sarebbe propagandisticamente sfruttato proprio dall’Isis e gli attirerebbe forti simpatie tra quella grande ‘massa grigia’ , incerta tra integralismo e moderatismo. Francamente vedrei positivamente, accanto alla opzione militare, anche l’avvio di una sorta di Piano Marshall che aiuti lo sviluppo economico dei più poveri tra quei Paesi e tra quelli da cui partono i clandestini. Non sarebbe neppure male, a mio avviso , sviluppare un confronto sul nostro sistema di vita e quello ispirato dall’islam, sulla laicità dello stato, sui diritti e i doveri della persona, sulla libertà religiosa, sulla dignità delle donne, sulla cultura moderna , sulla lotta all’analfabetismo. Insomma, non sarebbe male prospettare a costoro i nostri valori anziché prostrarci alle pretese dei più ottusi islamici fino al punto di non mostrare i simboli della nostra identità e della nostra cultura.
Questa prostrazione servile non favorisce certo l’integrazione ma spinge gli arroganti ad essere ancora più arroganti. Semmai rivendico il diritto –dovere di esporre, senza se e senza ma , quei simboli , in particolare le nostre bandiere, i nostri crocifissi, i nostri presepi. Anche la Russia è, e deve essere considerata, un altro coprotagonista della crisi del Medio Oriente. Diciamo, anzi, che finora è l’unica potenza che ha mostrato una chiara e decisa strategia di risposta all’attacco dell’Isis. Strategia tanto decisa che non ha esitato a denunciare le connivenze internazionali con lo stato islamico. Io, fra l’altro, ho la sensazione che Putin, più che difendere lo squalificato Assad, voglia partecipare alla formazione di una nuova e stabile Siria soprattutto per garantire la presenza russa in Mediterraneo attraverso le basi navali ed aeree che possiede in quello stato.
Gli U.S.A. e l’Europa, d’altro canto, devono capire che la spinta della Russia verso il Baltico ed il Mediterraneo è ineluttabilmente legata alle sue esigenze geopolitiche ed economiche. Perciò il tentativo di soffocarla confinandola nelle sue steppe può essere foriero di tensioni e scontri che sicuramente non tornerebbero utili all’Europa. Sarebbe molto meglio, allora, prendere atto delle esigenze russe e garantire a quello stato la libertà di accesso a quei mari. In questa ottica sarebbe anche necessario chiudere la questione ucraina riconoscendo ampie autonomie alle popolazioni russofone e negoziare un’ampia smilitarizzazione bilaterale di entrambi i lati del confine tra la Russia ed i limitrofi Paesi della E.U. o, comunque, filo occidentali . In tal modo si toglierebbe ogni ragione alla sindrome da accerchiamento dei russi ed a quella da invasione degli stati dell’Est europeo.
Come vedete, cari amici, ho la ricetta per mettere a posto…. sulla carta… le varie questioni che tormentano l’Europa ed il Medio Oriente. Immagino, però, che col passare dalle ricette cartacee alla loro concretarealizzazione si incontri… come dire… qualche difficoltà. Peccato che io non abbia la bacchettamagica per ovviare ai vari inconvenienti.
Vittorio GUILLOT