AIDS, “a Sassari nessuna struttura pubblica esegue test anonimo”
La denuncia di Barbara Tetti del Movimento Omosessuale Sardo
Il primo Dicembre, giornata mondiale per la lotta all’Aids, è passato e, come è prassi da lungo tempo, dovremo aspettare il prossimo anno per vedere servizi televisivi, articoli, dibattiti e istituzioni che snocciolano gli ultimi dati sulla diffusione del virus. Martedì i dati sono stati letti in consiglio comunale per constatare la situazione nella nostra città. Dati allarmanti, è stato detto e scritto, ma che, purtroppo, sono assai lontano dalla realtà.
E lo sono per tre motivi. Il primo, e forse il meno importante, riguarda la trasmissione dei dati al COA, Centro Operativo Aids del Ministero della Salute, che non sempre rispettano i tempi previsti per cui è possibile che alcuni casi del 2014 non siano compresi nei numeri ufficiali.
Il secondo motivo riguarda invece la “migrazione per test e cure”. Sono molti infatti i sassaresi che si spostano a Cagliari, o perfino in altre città italiane, per sottoporsi al test, così come sono numerosi i pazienti sieropositivi della nostra città che hanno scelto di farsi seguire nel capoluogo sardo. Dato questo confermato sia dalle denunce pervenute alla nostra associazione e al Gruppo Persone Sieropositive di Sassari che dalla LILA di Cagliari. Il perchè è facilmente spiegabile: a Sassari nessuna struttura esegue il test anonimo e viene persino richiesto il pagamento di un ticket, se sprovvisti di impegnativa, in totale spregio della legislazione vigente*. Tale fatto inibisce l’accesso al test, soprattutto ai più giovani e, in molti, decidono quindi di rimandare sine die o di prendere il treno e recarsi a Cagliari. Chi può fa un salto a Roma o sfrutta un’eventuale vacanza all’estero per “testare” la propria salute. Fatto questo di una gravità inaudita e la cui conseguenza è un severo aumento della possibilità di trasmissione del virus in rapporti sessuali non protetti, ovvero nella maggior parte dei casi, sia omosessuali che eterosessuali. Conoscere il proprio stato sierologico permette alle persone che si scoprono sieropositive di sottoporsi alle terapie antiretrovirali che impediscono al virus di progredire e ne azzerano la presenza nel sangue e nei liquidi corporei, limitando al massimo, o persino eliminando, il rischio di trasmissione. Per quanto riguarda i pazienti sassaresi in cura a Cagliari la motivazione riguarda, nello specifico, l’imbarazzante mancanza di privacy nella Clinica di Malattie Infettive di Sassari. Clinica che dovrebbe essere un fiore all’occhiello della sanità cittadina considerati i tempi e i costi necessari alla sua costruzione e che invece ci ripiomba negli anni ’80. Non esiste alcuno sportello per l’accettazione che viene fatta in piedi nella sala d’attesa; la stanza dei prelievi si apre sull’ingresso permettendo a chiunque di vedere chi sta effettuando il test o i prelievi di routine a cui sono sottoposti i pazienti. Le linee telefoniche sono ridotte ad una per cui è quasi impossibile chiamare per un appuntamento, per disdirlo o per chiedere informazioni e gli appuntamenti vengono presi su un’agenda gonfia di foglietti. Gli ambulatori sono sprovvisti dei requisiti minimi, persino degli erogatori di sapone e dei fazzoletti asciugamani. Una struttura quindi bel lontana dagli standard minimi richiesti di efficienza, privacy e informatizzazione. Tanto che ci chiediamo come sia possibile, per il personale medico, svolgere al meglio il proprio lavoro. Tempo fa avviammo un dialogo con i medici dell’ambulatorio per trovare, insieme, delle soluzioni per migliorare le criticità della struttura ma, “dall’alto”, bloccarono sul nascere tale collaborazione senza però provvedere alla risoluzione dei problemi. Della situazione abbiamo interessato di recente l’assessore regionale alla Sanità e ci piacerebbe che la direzione della Clinica si mostrasse più aperta alla collaborazione a cui saremmo disponibili nonostante il procedimento giudiziario, tutt’ora in corso presso il Tribunale di Cagliari, avviato dalla direttrice contro il MOS per la denuncia ai NAS del 2013 (circa la presenza di topi e scarafaggi nei locali del padiglione rosso in cui era ospitata “provvisoriamente” la Clinica).
Il terzo motivo, e forse il più importante da un punto di vista numerico, è che la maggior parte delle persone non si sottopone al test, certo anche per i motivi sopra esposti ma, soprattutto, per la totale mancanza di informazione sull’HIV e sull’Aids soprattutto fra i più giovani. Disinformazione che raggiunge i suoi massimi livelli sul tema del sesso sicuro stante la difficoltà, ancora oggi, a parlare di preservativi, che comunque hanno un costo eccessivo. E, per quanto riguarda Sassari, perchè di Aids se ne parla solo in relazione alla tossicodipendenza che oggi rappresenta una percentuale minima dei nuovi contagi.
Sul test il MOS ha avviato da tempo un dialogo con la Direzione Sanitaria della ASL e con quella della AOU e speriamo di riuscire, in breve tempo, a permettere ai sassaresi un accesso al test contro l’HIV anonimo e gratuito!
*Il MOS svolge, da anni, un costante monitoraggio sullo svolgimento del test in città e più volte siamo intervenuti sia sulla direzione sanitaria che sui singoli centri affinché rispettassero le imposizioni di legge (la gratuità del test e l’anonimato sono sanciti dalla legge 135 del 1990 e ribaditi nell’intesa del 27 Luglio 2011 scaturita dalla conferenza Stato regioni, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 191 del 18 Agosto 2011). Nelle strutture di Cagliari il test viene effettuato gratuitamente e in anonimato tramite il rilascio di apposito codice. A Sassari tale procedura non è contemplata.
Barbara Tetti
Movimento Omosessuale Sardo