«No a jihadisti all’Asinara, sì a Parco come strumento per riabilitazione detenuti in semilibertà»
L'opinione di Carmelo Spada, delegato Wwf per la Sardegna
Sull’isola dell’Asinara, dopo la chiusura del carcere nel 1997, riaffiorano ogni tanto delle nostalgiche proposte per la riapertura di “un carcere leggero” se non addirittura di uno speciale per “detenuti soggetti al 41 bis”. La novità dell’ultima ora vorrebbe trasformarla in una sorta di Guantanamo per terroristi jihadisti – (LEGGI) -. In alcuni settori, non si è ancora pienamente preso atto che l’isola dell’Asinara, oltre ad essere un parco nazionale, è circondata da un’area marina protetta: situazioni incompatibili con qualsiasi struttura carceraria.
Il parco, tuttavia, potrebbe essere uno strumento utile per la riabilitazione sociale di detenuti in semilibertà. Si pensi, in tal senso, al lavoro svolto grazie ad un progetto di reinserimento sociale, nel parco regionale di Porto Conte: i faldoni dei documenti dell’ex colonia penale di Tramariglio (ora casa del parco) sono stati studiati, catalogati e digitalizzati da persone in regime di semilibertà, lavoro che ha consentito di ricostruire le storie individuali e la vita collettiva che inesorabilmente sarebbero andate perdute.
I parchi possono assolvere anche questi compiti non strettamente legati alla conservazione della natura, ma non possono ospitare strutture carcerarie. Questo deve essere un punto fermo irrinunciabile. Lo scopo prioritario delle aree protette deve essere la sostenibilità ambientale e la tutela della biodiversità. Le aree protette rappresentano una piccola percentuale del territorio nazionale (pari a poco più del 10%) che andrebbe incrementata in quanto sono uno stimolo importante per l’economia. Infatti, il loro valore è misurabile in termini non soltanto ecologici, ma anche economici.
L’ “effetto parco”, cioè la capacità di creare ricchezza e benessere da parte delle imprese localizzate nelle aree soggette a tutela ambientale come parchi nazionali, siti della rete Natura 2000 e nelle aree marine protette, è documentato nell’ultimo rapporto (sett-2014) realizzato dal Ministero dell’Ambiente e da Unioncamere: “L’economia reale nei parchi nazionali e nelle aree naturali protette”. Nello specifico del Parco nazionale dell’Asinara, quindi della popolazione di Porto Torres, si registrano dati significativi: diverse decine le imprese di tipo turistico, di cui 25 sorte con la nascita del Parco nazionale, che registrano un volume d’affari di oltre 3 milioni di euro con oltre 100 mila visitatori l’anno.
Anche questi numeri portano a sostenere che il futuro dell’Asinara è esclusivamente quello della protezione e della fruizione sostenibile della natura – anche secondo le indicazioni dell’Unione Europea – magari con piani di riforestazione, auspicabili per l’intera Sardegna, che contribuirebbero alla compensazione delle emissioni di Co2 e quindi a contrastare i dannosi cambiamenti climatici.