Gianni Cherchi (UPC): “nessun azzeramento di giunta”
L’esperto politico democristiano, assessore alle Opere Pubbliche, invita il PD ad essere partito di governo.
Gianni Cherchi, decano della politica algherese, in consiglio comunale dal 1994 ha cambiato diverse casacche di partito ma non la sua fede politica, democristiano da sempre oggi è il numero uno dell’Unione Popolare Cristiana in Riviera del Corallo.
Dopo lo disgregazione della balena bianca segue Beppe Pisanu in Forza Italia, partito con cui viene eletto per la prima volta in via Columbano, dal quale, però, esce a fine legislatura per sostenere l’allora sindaco Carlo Sechi. Nel 1998 è rieletto e diventa Presidente del Consiglio con Tonino Baldino primo cittadino, confermato consigliere anche nel 2002 in una lista civica collegata al candidato sindaco Pino Giorico, formazione che lascia nel 2006 per fondare la locale sezione dell’Italia dei Valori, partito con cui prosegue la permanenza nell’assemblea cittadina nella coalizione di centrosinistra dopo le amministrative del 2007.
Il resto è storia più recente, nel 2012 la candidatura con il Psd’az e nel 2014 l’incarico di segretario cittadino dell’UPC, forza che dal nulla riesce a portare in pochi mesi a circa mille preferenze nelle ultime elezioni a sostegno di Mario Bruno. Impegno che il sindaco premia con la delega ai lavori pubblici, manutenzioni e viabilità.
L’esperienza certo non manca a Gianni Cherchi ed è forse per questo che il partito ha scelto la sua figura per accompagnare il primo cittadino nella difficile trattativa con il PD in cui la riunione di martedì è sicuramente un tassello importante (LEGGI). Da un lato c’è una maggioranza sicuramente coesa ma in chiara difficoltà numerica, dopo l’abbandono del gruppo UDC la matematica dice 13 consiglieri contro 12 di opposizione, dall’altra troviamo i democratici algheresi – l’ex partito di Mario Bruno – disposti a salvare la legislatura ma alle proprie condizioni: apertura a tutte le forze politiche responsabili, riscrittura, con queste, di un nuovo programma, ufficializzazione della crisi politica (e di conseguenza del fallimento amministrativo) e azzeramento di tutte le cariche e gli incarichi distribuiti dal sindaco.
E proprio sulle condizioni poste dai renziani giallorossi che il segretario dell’UPC dice la sua: “mi sono opposto, e continuerò a farlo, all’azzeramento”, la motivazione ancora una volta è numerica e politica allo stesso tempo “semplicemente perché abbiamo la maggioranza, risicata 13 contro 12” ammette “ma comunque siamo in maggioranza e dunque non esiste nessuna crisi”. “Ad essere in crisi è la città” afferma “ed è quindi nostro dovere lavorare per una celere chiusura delle trattative”, infine prova a scuotere i democratici “il PD nasce come forza di governo, la nostra coalizione è disposta a ragionare sul programma e di conseguenza su possibili movimenti negli spazi istituzionali (giunta e sottogoverno ndr.), per amministrare insieme”.
Naturalmente il navigato politico algherese sa bene che i settori amministrativi in cui il Partito Democratico chiede un repentino cambio di passo non sono riferibili alle sue deleghe, bensì in primis allo sviluppo economico e al turismo. E sa anche che i “ragionamenti politici” in questione superano il bivio di Rudas e percorrono la 131 fino a Cagliari dove il suo partito si è fortemente rafforzato dopo le sostituzioni imposte dal TAR in consiglio regionale. L’UPC vanta ben tre consiglieri regionali e l’assessorato all’Industria, pesi molto importanti soprattutto nel momento in cui Mario Bruno, utilizzando le poltrone liberate dall’UDC a mo’ di bacchetta magica, tenta di trasformare in centrosinistra la sua santa alleanza di destra-sinistra-centro, il tutto senza passare dalle urne.