«Modificano le nostre tradizioni, Setmana Santa resti rito religioso»
L'opinione di Giancarlo Ballone
Tutto è stato inutile come parole al vento. Persiste il malumore creatosi nella Setmana Santa dello scorso anno riguardante la nostra “porcessò”, quando pregai il nostro Vescovo perchè intervenisse. Il suo lavarsene le mani mi ha fatto capire che non gli importa nulla di quello che sentono i suoi fedeli algheresi. Forse pensa che non ci siano persone o famiglie originarie di Alghero? Si sbaglia ! E con Lui i responsabili della Fondazione Meta e con dispiacere anche la Confraternita che avrebbe dovuto far sentire la sua importanza sulle processioni. Sono decine di migliaia, algheresi e non, che vogliono che la Setmana Santa sia un rito religioso e non una idea folcloristica per attirare turisti.
Non si rendono conto che i turisti non sono degli imbecilli; Si sa bene che per un evento come questo ad Alghero, conoscendo gli usi e costumi della mia città catalana, molte persone si chiedono cosa centrino i cori in sardo. Perchè non la smettono di fare gli arroganti sulle nostre tradizioni causando il risveglio di antichi conflitti sopiti dal tempo ma mai dimenticati? La popolazione della mia città accoglie da altra gente di altri luoghi, che dovrebbero integrarsi nella nostra comunità come si faceva un tempo e non al contrario come pretenziosamente cercano di imporre.
Ho letto un articolo in cui gli abitanti di Orgosolo si sono offesi per l’esposizione del loro costume in occasione di una mostra in cui venne fortemente criticato per non corrispondere esattamente al costume del loro paese. Tutto ciò per un semplice costume folcloristico, mentre qui nella mia città, in occasione dell’evento più ricco di religiosità e importante per noi algheresi, nessuno della così detta società civile batte un colpo, si sentono appagati solo quando si ritrovano fra loro accontentandosi di fare casta e basta. Che delusione!
Fra le tante persone che da sempre ho stimato non ce n’è stata una che abbia commentato quello che accade nella nostra città. Persone valide che dovrebbero intervenire per tutelare quello che è più caro a noi algheresi. In un libro di Carlo Secchi dal titolo “Un temps a L’Alguer se menjava aixi” e si diceva che “a L’Alguer hi ha arribat de tot gent bona poca, gent mala assai”. L’arrogancia de la gent forastera con l’aiuto di algheresi incoscienti hanno reso possibile questa invadenza nelle nostre tradizioni (che in altri luoghi non sarebbe stata permessa) con la collaborazione del clero non più con maggior presenza di sacerdoti locali.
Si guardi un filmato di una processione di trentasei anni fa – (GUARDA) – ci si renderà conto di quanto hanno stravolto in questi anni la nostra sentita, amata, porcessò. Era sufficiente la banda Dalerci che ancora accompagna i fedeli su tutto il percorso, il coro polifonico in chiesa con canti in algherese, tutto il resto è una forzatura. Dopo che il Cristo è adagiato nel bressol, in un totale silenzio, meditazione e preghiere: questo è quanto ci si aspetti da un rito religioso. Continuando ad aggiungere corpi estranei ci sarà un decadimento che porterà alla fine di quello che i nosti avi ci hanno tramandato.