Attentati di Bruxelles e Parigi e l’assenza di integrazione delle polizie e servizi segreti
L'opinione di Vittorio Guillot
A seguito degli attentati di Parigi e Bruxelles è apparso in tutta evidenza lo scollamento tra i diversi servizi segreti e le polizie della così detta Unione Europea. Francamente non credo che ci sia niente di cui stupirsi perché la Unione Europea è qualcosa di estremamente evanescente. Non è certamente uno Stato Federale, del tipo degli U.S.A. e non è neppure una Confederazione di Stati .
Lo Stato Federale, infatti, è quello che ha una sua sovranità, che si esprime soprattutto nei rapporti internazionali e nel coordinamento degli stati federati. Questi ultimi , che, nei rapporti interni conservano la loro sovranità, sono membri della federazione e non ne possono legittimamente uscire. Lo Stato Confederale, invece, nasce per volontà di stati indipendenti, che sono liberi di uscirne. Questi stati delegano a certi organi unitari la cura di determinati interessi comuni. A me pare che all’Unione Europea manchino senza dubbio le caratteristiche dello Stato Federale ma anche quelle della Confederazione e che, conseguentemente, non sia altro che un organismo intergovernativo in cui ogni stato attua le sue politiche e si accorda, quando si accorda, con gli altri di volta in volta su questioni particolari ma senza una perenne unità di intenti, senza una unica politica economica, finanziaria, estera, e di difesa.
Tra l’altro, persino nelle materie su cui le è stata data una comune competenza, la UE può muoversi con estrema lentezza e difficoltà a causa del fatto che molti provvedimenti ed orientamenti politici possono essere adottati solo se decisi all’unanimità o, per bene che vada, con una maggioranza qualificata dal Consiglio dei Capi di Stato o di Governo. Possiamo ben capire come questa disposizione appesantisca enormemente le decisioni comuni soprattutto da quando i membri della Unione sono passati da 6 a 28. In questa situazione, che sostanzialmente costituisce un vuoto di potere politico, si inseriscono facilmente le burocrazie europee, che possono facilmente svolgere dei ruoli molto superiori a quelli di loro stretta competenza. Così si impongono i burocrati ed i tecnocrati, che rispondono solo a se stessi e possono legare la loro azione alle lobby internazionali ed a particolari partiti e governi nazionali od extraeuropei . In questo quadro anche la Banca Centrale Europea, dal momento che batte la moneta unica, può addirittura decidere la politica monetaria in nome e per conto di tutti. E ciò, in linea di principio, non mi piace, anche se, ad onor del vero, mi piacciono le iniziative prese da Draghi per agevolare l’uscita dalla crisi economica.
Tornando all’argomento da cui siamo partiti, poiché non c’è una autentica unità politica, non può neppure esserci una integrazione delle polizie e, tanto meno, dei servizi segreti e delle Forze Armate perché le funzioni di difesa nazionale ed internazionale dipendono dalla politica interna ed estera , che continuano ad essere di esclusiva e gelosa competenza dei singoli stati. Questi però, individualmente non hanno la forza di agire con successo contro le immani sfide che toccano il nostro Continente e che provengono dalla globalizzazione, dalle grandi potenze già esistenti, da quelle emergenti, dalle multinazionali e dal terrorismo islamico. Perciò occorre riformare profondamente questo ectoplasma che ci ostiniamo a chiamare Unione Europea ed a trasformarla in uno Stato Federale , con un governo che assuma le funzioni esecutive attualmente di competenza della Commissione ed indirizzi la comune politica finanziaria, monetaria, economica, energetica, del trattamento dei lavoratori, dell’istruzione , della ricerca , nonché, e soprattutto, quelle connesse alla politica estera e di difesa .
Occorre anche un Parlamento che, contrariamente a quanto prevedono gli attuali accordi, non si limiti a dare pareri ed a proporre modifiche delle norme, ma emani le leggi federali. A queste condizioni potrà esserci anche una integrazione delle polizie e dei servizi segreti, che seguano stessi metodi operativi e di indagine e che abbiano potere di azione in tutti i territori dell’Unione e, fuori dall’Europa, in tutti i luoghi in cui i nostri nemici ordiscano e compiano aggressioni contro di noi. In tal modo l’Europa potrà agire unitariamente per risolvere i problemi dei suoi popoli, ai quali, deve essere riconosciuto un alto grado di autonomia che consenta ad essi di continuare ad esistere mantenendo le loro personalità e scindendo le competenze europee da quelle nazionali e, perché no, locali ed escludendo ogni reciproca interferenza .
Dico di più: noi europei potremmo resistere a chi ci vuole sottomettere solo a queste condizioni e se avremo la consapevolezza, l’orgoglio e il desiderio di custodire una grande civiltà che, malgrado gli errori, le contraddizioni e persino le crudeltà di cui storicamente ci siamo macchiati ( certo non più degli altri), costituisce anche un forte richiamo per i popoli di altre culture sopra tutto per quanto riguarda i valori di libertà, pari dignità delle persone e di indipendenza nazionale. Mi pare evidente che in una simile Europa non può esserci posto per la Turchia, che ha altri riferimenti culturali ed altri interessi geopolitici, più che altro volti verso l’egemonia del Medio Oriente ed in contrasto con l’Iran. Di una cosa sono anche certo: che nessun popolo europeo, neanche il più forte, preso singolarmente, può vincere le sfide planetarie che abbiamo di fronte e, senza questa unità, il nostro continente rischia di restare sotto il protettorato degliU.S.A o di diventare zona di influenza della Russia o, peggio ancora, di qualche califfato .
Vittorio GUILLOT