Sassari, un milione e 400 mila euro contro le povertà estreme
L'amministrazione comunale, grazie alla programmazione dei Servizi sociali, ha predisposto programmi mirati con nuovi criteri per l'attribuzione dei contributi.
Un milione e 400 mila euro per combattere le povertà estreme che sarà messo in campo attraverso una serie di progetti elaborati dal settore dei Servizi sociali con una nuova programmazione, attenta e in grado di dare una certezza nell’assegnazione dei contributi e trasparenza nelle procedure. Questa mattina i progetti e i criteri di attribuzione dei contributi sono stati illustrati dall’assessora ai Servizi sociali Monica Spanedda, intervenuta alla seduta della quinta commissione permanente Problemi sociali presieduta dalla consigliera Carla Fundoni.
I criteri e le modalità operative per l’attribuzione dei benefici previsti a favore delle persone in condizioni di povertà e disagio economico sono stati stabiliti dalla giunta del sindaco Nicola Sanna con la delibera numero 61 del 10 marzo scorso. Questa prevede un importo di 1.300.000 al quale si aggiungono altri 100mila euro derivanti da altri fondi. La delibera consente di valutare le situazioni di famiglie e singoli e di erogare le risorse in relazione alla gravità delle condizioni e alle priorità individuate. «Sono stati stabiliti criteri oggettivi attraverso i quali qualificare le necessità dei cittadini che si rivolgono agli uffici comunali del Settore – ha detto l’assessora Monica Spanedda – prevedere e garantire una certezza di risorse erogate con periodicità».
«Diventa così possibile – ha proseguito la rappresentante dellla giunta di Nicola Sanna – calibrare e indirizzare gli interventi a favore delle situazioni realmente più critiche, non potendo garantire una risposta a tutte le richieste».
Durante l’illustrazione è stato spiegato che la valutazione complessiva delle situazioni di disagio deve tener conto di diversi indicatori e ricomprendere l’analisi di diversi ambiti di vita del singolo e della famiglia. Tra questi vengono considerati la situazione economica del nucleo familiare da misurare in funzione dell’Isee (stabilite otto fasce di reddito, da zero fino a 5000 euro, con punteggi decrescenti), la situazione familiare da misurare in funzione dell’ampiezza del nucleo familiare, della presenza di minori, della presenza di disabili gravi, della presenza di un unico genitore, o ancora della condizione di solitudine vissuta da persone ultracinquantenni con gravi difficoltà di accesso al mercato del lavoro. A questi elementi si agginge la situazione abitativa, da misurare in funzione della più grave situazione di disagio a partire dalla totale mancanza di un’abitazione quindi la situazione sanitaria nei casi in cui si rilevi al presenza di patologie che comportano la necessità di un trattamento sanitario periodico e che determinano inabilità lavorativa.
Ai beneficiari sarà riconosciuto un contributo annuale, da erogare in sei tranche a cadenza periodica, a partire da 840 euro, per i nuclei con quattro o più componenti, a 720 euro, per i nuclei da due a tre componenti, sino a 600 euro, per i nuclei composti da una sola persona. Tra le novità di quest’anno la presentazione di un’unica domanda e la possibilità di presentarla in qualsiasi momento dell’anno sino al 31 ottobre, mentre la valutazione avverrà contestualmente in tre occasioni, aprile, luglio e novembre. Sono intanto già 1.261 le domande pervenute dall’inizio dell’anno. Oltre alla erogazione di contributi è prevista l’attivazione di progetti personalizzati ad esempio tirocini formativi o inserimenti lavorativi. In particolare sono 20 i progetti di inclusione sociale a favore di giovani di età compresa tra 18 e 29 anni che abbiano dato vita ad un proprio nucleo familiare autonomo rispetto alla famiglia.
Saranno poi 35 i progetti personalizzati di aiuto in favore di nuclei familiari già inseriti in altri tipi di intervento erogati dal Servizio con i requisiti previsti dal programma e che saranno attivati a seguito di una relazione dell’assistente sociale di riferimento dalla quale risulti una valutazione positiva del percorso già intrapreso negli interventi precedentemente attivati. In quest’ambito rientrano le famiglie, anche monogenitoriali, impegnate nel percorso volontario previsto dal progetto ministeriale Pippi, quindi nuclei monogenitoriali che stanno intraprendendo un percorso di autonomia abitativa dopo un’esperienza di collocamento in struttura che abbia coinvolto sia il genitore che i minori. E ancora soggetti che saranno selezionati e coinvolti nelle attività di volontariato previste nel progetto “Madri di quartiere” nell’ambito dell’“Iti Sassari Centro Storico”.
Alla seduta hanno partecipato anche Salvatore Pasca responsabile del Servizio sociale territoriale 3 e l’assistente sociale Elisa Canu referente Area tematica integrazione adulti.