Il volo di Alghero sulle ali dell’incompetenza
Crollo delle prenotazioni nei B&B; autonoleggi in ribasso; ristoratori in allarme. Un disastro annunciato, ma fino all'ultimo sottovalutato. Alghero fa i conti col dopo Ryanair.
Antonio gestisce un autonoleggio con la sua compagna. L’anno scorso hanno avuto una bimba e la mamma si è dovuta fare in quattro per fare i contratti e consegnare le auto, tra un allattamento e un cambio di pannolino. Erano felici. La nuova vita aveva aperto una porta verso il futuro e loro, guardavano attraverso essa, con ottimismo. Il lavoro girava bene e l’amore gli dava una marcia in più. Oggi, l’amore c’è ancora, la bimba è cresciuta di qualche centimetro, ma il lavoro è scomparso. «L’anno scorso, di questi tempi – mi raccontano avevamo già la fila dei clienti; chi per una moto, chi per un’auto, o una bicicletta. Quest’anno, certe giornate, non apro neanche la serranda». Luisa e Alberto, invece, non hanno figli, ma tre anni fa, hanno preso un mutuo per ristrutturare una vecchia casa e farci un B&B. Era il loro sogno, ci avevano creduto. Avevano scommesso sulla città, sul suo potere attrattivo. «Siamo molto preoccupati – mi confessano – le prenotazioni sono crollate. Abbiamo qualcosina in ballo per il XXV Aprile e il Primo Maggio, poi più nulla. Non so – aggiungono sconsolati se con quello che incasseremo quest’anno, saremo in grado di continuare a pagare il mutuo»
Succede ad Alghero e non è affatto una sorpresa. Lo stop del turismo lowcost, di fatto, penalizza soprattutto loro. Giovani e meno giovani che si erano creati una piccola attività per offrire servizi ai tanti turisti che decidevano di visitare la città per qualche giorno. Pensionati che riempivano le camere, lasciate vuote dai figli, affittandole ai turisti di passaggio. Da mesi, lo si è detto, scritto, e addirittura urlato in tutte le lingue, ma non è servito ad evitare l’inevitabile. Alghero, infatti, paga pegno per una situazione che era altamente prevedibile; di cui ho già scritto in passato, e su cui non voglio ripetermi. Se è vero come è vero, che per curare un malato ci vuole un bravo medico e che per fare un buon progetto ci vuole un bravo ingegnere, allo stesso modo, per guidare una città a vocazione turistica internazionale, ci vogliono fior di managers che si intendano di turismo e marketing territoriale; e che, soprattutto, sappiano mettere a sistema l’intero comparto con i suoi molteplici attori. A monte di tutto questo, per di più, ci si è messo di mezzo, uno scenario complesso, in cui si intrecciano gli interessi di potentati Nazionali e Internazionali. Quelli che noi, comuni mortali, stentiamo a decifrare, o soltanto immaginare; se non quando, grazie a qualche scoop giornalistico, ce ne viene svelata la trama; magari a colpi di intercettazioni telefoniche.
E se abbiamo capito facilmente che cosa non va ad Alghero, dovremo pazientare ancora un po’, invece, per capire cosa si cela dietro la volontà del governo, di aiutare Alitalia, e quindi Ethiad, a danno delle altre compagnie. Una recente manovra, infatti, annunciata come “l’operazione che avrebbe finalmente rimesso in sesto la compagnia di bandiera e rilanciato il turismo nel Paese”, ha innalzato i diritti aeroportuali di due euro e cinquanta per ogni passeggero. Ma il balzello, paradossalmente, va a penalizzare in misura maggiore proprio quei vettori lowcost che negli ultimi anni hanno sviluppato, più di altri, il turismo in Italia; perché per loro, due euro e cinquanta su venticinque di vendita biglietto, vogliono dire un’incidenza del 10%; mentre per Alitalia che fuori continuità territoriale, vende anche a duecentocinquanta euro, l’incidenza è appena dell’1%. Una operazione sciagurata, insomma, visto che, comunque, lei rimane in rosso (92 milioni negli ultimi nove mesi) e le lowcost, Ryanair in testa, non l’hanno presa per niente bene. Il vettore Irlandese, come noto, in aperto dissenso con l’aumento, ha già soppresso la maggior parte delle rotte e ha fatto sapere che taglierà 600 posti di lavoro, lasciando le basi di Alghero e Pescara.
E dovremo pazientare ancora di più, per capire cosa ha motivato il Presidente della regione Pigliaru ed il suo assessore Deiana, entrambi Renziani, nella decisione di negare il contributo di comarketing a Ryanair. Quell’aiutino che permetteva alla compagnia di trasportare passeggeri da e per la Sardegna a prezzi fortemente concorrenziali. Potrebbe darsi che, illuminati, si siano resi conto che da una parte pagavano Alitalia per volare in regime di continuità territoriale a prezzi contenuti e dall’altra pagavano Ryanair che gli faceva concorrenza, rendendola di fatto, una compagnia inutile e costosa; ma, potrebbe anche darsi che i due, non abbiano potuto e voluto dare un dispiacere così grande al loro sponsor politico. In fondo se sono dove sono, è grazie a lui; e non a nessun altro. In più sono giovani e la strada da percorrere per arrivare fino a Roma è ancora lunga. Andare contro il volere del Presidente noneletto, potrebbe rivelarsi davvero disdicevole, in termini di carriera politica. Non avremmo bisogno, invece, di pazientare oltre, per comprendere che di un sindaco che non muove un dito nella difesa del proprio territorio e degli interessi legittimi dei suoi concittadini, non ce ne facciamo niente. Non ha deciso lui il balzello sulle tasse aeroportuali; non ha deciso lui di eliminare il contributo di comarketing al vettore Irlandese; ma il suo silenzio in questa vicenda, aldilà di qualche dichiarazione di circostanza, è stato fin troppo assordante e il suo immobilismo, poco rispettoso verso noi tutti.