“Costruire coscienza attraverso la partecipazione”
Sabato 1 giugno si è svolto ad Ozieri il primo di una serie di incontri con cui iRS indipendentzia Repubrica de Sardigna intende aprire una nuova fase della sua attività dedicata maggiormente all’ascolto dei territori. “Costruire coscienza attraverso la partecipazione” è stato il tema principale su cui si è concentrata la discussione. La sala Salis ha ospitato circa un centinaio di persone. Oltre agli esponenti di iRS, tra cui il presidente Gavino Sale, il responsabile della comunicazione Andrea Faedda ed il consigliere comunale di Ozieri Alessandro Dongu in veste di moderatore, sono stati invitati a parlare anche Massimo Dadea (assessore regionale alle Riforme e alla Programmazione durante la giunta Soru), il sindaco di Ozieri Leonardo Ladu e l’assessore al bilancio Agostino Pinna.
Una delle prime questioni affrontate è stata quella di capire come poter trovare insieme nuovi strumenti che favoriscano una maggiore partecipazione alla vita pubblica da parte di tutti i cittadini. Questa esigenza è particolarmente sentita oggi, in un mondo contemporaneo dove gli individui non riescono a riconoscere negli odierni sistemi democratici forme adeguate di rappresentanza, che possano dare espressione e voce alle istanze sempre più pressanti di giustizia ed equità sociale. Le logiche della maggioranza e dell’opposizione, del voto assembleare, i sistemi dell’alternanza che si sono diffusi a partire dai primi decenni del secolo scorso sono sempre più inadatti a gestire la realtà attuale, che oggi è molto più complessa e mutevole rispetto al passato. Questi meccanismi oramai desueti producono una serie sempre più grande di “minoranze scontente e infelici”, che non hanno altra possibilità per far ascoltare la propria voce che quella della protesta di piazza che spesso si manifesta anche in forme particolarmente intense”.
A questo punto la domanda che occorre porsi è se esistano strumenti e modi alternativi che permettano alle persone di partecipare in un modo nuovo e diverso che favorisca il reciproco ascolto di tutti i punti di vista, anche quelli apparentemente molto divergenti fra loro. La necessità di una maggiore coesione sociale si rende quanto mai necessario oggi, in una Sardegna che vive una crisi economica senza precedenti e che, fatte salve le attuali condizioni congiunturali, ha una serie di cause profonde dovute all’imposizione di modelli di sviluppo calati dall’alto che hanno snaturato saperi antichi e devastato irrimediabilmente il territorio. Se da una parte tali scelte miopi sono state permesse anche da una classe politica connivente e legata indissolubilmente ad un sistema che ha i suoi centri di potere fuori dall’isola, d’altra parte c’è anche da chiedersi perché la nostra politica quasi mai si dimostra capace di elaborare proposte e soluzioni nuove per questa terra. Nei dibattiti che trattano il tema della partecipazione si dice spesso che la diversità e la pluralità delle opzioni costituiscono una risorsa, ma si ritiene anche che i processi di ascolto partecipativo e condiviso rallentino il momento delle decisioni. Perciò alla fine sarebbe comunque meglio ricorrere alla soluzione consueta del voto a maggioranza. Tali dinamiche sono molto frequenti anche in seno alle organizzazioni pubbliche e ai partiti politici.
Una delle domande emerse durante l’incontro di Ozieri è stata perciò quella di capire come fare in modo che le persone partecipino più attivamente alle decisioni che riguardano le trasformazioni delle proprie città e dei territori in cui vivono, ma soprattutto capire come mettere in grado chiunque di poter collaborare con il proprio contributo alla costruzione della sfera pubblica, anche quando si tratta di prendere decisioni o trovare proposte e soluzioni. C’è da chiedersi come potrebbe cambiare la nostra isola se la politica, in tutti i suoi livelli, si attivasse per includere nelle proprie agende programmi che prevedano la creazione di sessioni di lavoro aperte a tutte le categorie sociali, da cui fosse possibile avere suggerimenti concreti e proposte nuove, soprattutto per capire la visione generale che le persone possono avere riguardo allo sviluppo del territorio. Esperienze di questo tipo sono già praticate con successo in molti paesi e si basano su precise metodologie che permettono di praticare modi molto più cooperativi per discutere e prendere le decisioni. I risultati sono stati spesso sorprendenti e dimostrano come anche i “non esperti”, se sufficientemente informati, siano in grado di formarsi un’opinione critica e suggerire soluzioni concrete e realizzabili. Questo approccio consente a chiunque di avere “voce in capitolo”. Non basta infatti il “diritto alla parola” ma è necessario anche il “diritto a essere ascoltati”. Si tratta di mettere in moto contesti di “apprendimento reciproco” e di progettazione condivisa dove la molteplicità dei punti di vista non solo non è un problema, ma al contrario aiuta ad elaborare soluzioni e progetti più efficaci.
Da questo punto di vista, l’incontro svoltosi a Ozieri è già una prima forma di esperienza in questo senso. Infatti i relatori chiamati ad intervenire hanno avuto il compito di provocare una discussione che ha poi assunto la forma di un dialogo collettivo, dove la contrapposizione ha lasciato spazio all’ascolto reciproco di punti di vista anche molto distanti, ma che alla fine avevano un comune interesse a risolvere problemi che indistintamente riguardano tutti. Partendo dalla consapevolezza che oggi è sempre più importante saper trasformare anche i conflitti in occasioni di crescita e apprendimento collettivo e individuale, iRS ha deciso di intraprendere un percorso dove il momento dell’ascolto costituirà la base di partenza per la costruzione di una nuova fase politica in Sardegna. Ozieri è stata solo la prima tappa.