Burkini si, burkini no
L'opinione di Vittorio Guillot
Francamente che uomini e donne facciano il bagno con costumi succinti o con indumenti simili a quelli che indossavano i miei nonni “nun me ne pò frega’ de meno”. La questione ‘Burkini si, burkini no’, a questo punto potrebbe essere tranquillamente archiviata. Piuttosto la scelta, in particolare quella della donna, deve essere libera e non essere imposta, magari con le sberle. Il problema cioè, si sposta più a monte e riguarda i diritti, compreso quello di vestirsi come loro pare, che le donne, nella nostra civiltà, hanno faticosamente guadagnato e che non sempre vedono pienamente riconosciuti. Questi diritti, a mio avviso, rientrano tra quelli naturali e, quindi, sono assoluti.
Questi ‘diritti naturali’, connessi alla stessa dignità degli esseri umani, non possono essere mai negati. Perciò ad essi non può neppure rinunciare chi ne è titolare perché la loro violazione degrada l’uomo . Per questa ragione non può essere ammessa la privazione della vita e della integrità fisica, se non giustificata da superiori ragioni di difesa sociale, non può essere effettuato il commercio degli organi, devono essere combattute la schiavitù, la pedofilia, la fame. Semmai le tante culture in cui si articola da sempre l’umanità, che svolgono un ruolo indubbiamente indispensabile, dovrebbero aspirare ad una progressiva liberazione da tutti questi ceppi ed al superamento dei limiti, delle imperfezioni e dei pesi che le vincolano. In questo quadro credo che si debba rifiutare ogni discriminazione fondata sulla supremazia della razza, della classe sociale e del sesso.
E’ ovvio, a questo punto, che mi lasci a dir poco perplesso quanto leggo nel Corano e, in particolare, la Sura 4, che al versetto 38, così si esprime: “ …Gli uomini sono superiori alle donne per le qualità con cui Dio ha fatto eccellere alcuni di voi sopra gli altri…. E quanto a quelle di cui temerete la disubbidienza, ammonitele e ponetele in letti a parte e battetele…”. Mi colpisce negativamente anche la Sura 2, versetto 228 che , riferendosi alle donne, dice:”… Tuttavia gli uomini hanno su di esse un grado di superiorità…”, mentre il versetto 220 ordina:”… Non date in spose le donne ai politeisti…”. Così pure non mi piace la Sura 5, che, riferita agli uomini, afferma: “…Vi è permesso sposare donne oneste, fra le credenti, e pure quelle oneste di coloro ai quali è stato dato il Libro…” ossia le cristiane e le ebree.
Una simile reciprocità, però, non è riconosciuta alle donne musulmane, che non possono sposare nessun infedele. Vorrei anche capire se l’Islam ammetta la schiavitù e se, conseguentemente, tratti in modo diverso le donne ‘libere’ dalle schiave. Nella Sura 4, versetto 28, infatti, si legge:”…Vi è vietato di avere rapporto con le donne maritate, eccetto che con le schiave…” e, ancora, leggo nella Sura 23, versetti 5 e 6:”…Si astengano dall’unione sessuale con donne, eccetto che con le proprie mogli e con le proprie schiave, poiché in ciò non sono da biasimare…” A parte queste perplessità, è ovvio che io rifiuti il divieto, per le donne, di mostrare il viso, di guidare l’auto, di circolare se non accompagnate da un familiare maschio, di subire mutilazioni genitali, che siano escluse dall’istruzione e che siano loro imposto il matrimonio, soprattutto se precoci. E’ altrettanto ovvio che io rifiuti la poligamia che, anche se fosse accettata dal ‘gentil sesso ’, ma stento a crederlo, sarebbe in ogni cas fondata su una situazione di superiorità del ‘maschio’ che dominerebbe su una corte di femmine. Tale supremazia è confermata dal fatto che si parli di poligamia ma non di ‘poliandria’, ossia della facoltà di ogni donna di avere più mariti.
Ho letto, in proposito, che una situazione ‘familiare’ che fosse, ad un tempo, ‘ poligamica’ e ‘poliandrica’ darebbe luogo ad un guazzabuglio pazzesco, assolutamente non gestibile e decisamente tragico per la società. Sono d’accordo anche se penso che, se, da un lato, non è accettabile la poliandria, dall’altro non è neppure accettabile la poligamia che, e giratela come volete, finirebbe per attribuire ai maschietti un privilegio che la nostra cultura deve rifiutare. Se, poi, si volesse accettare la poligamia per rispetto ad una certa religione piuttosto diffusa anche in Italia, farei presente che una simile richiesta andrebbe respinta al mittente. L’Italia , infatti, come ci viene ricordato ad ogni piè sospinto, è una repubblica laica, tanto che il suo ordinamento include la legge sull’aborto e quella sul divorzio, fortemente contestate dalla gerarchia che regge la religione più diffusa sul territorio nazionale.
In definitiva le donne, sulle nostre spiagge, a mio parere, dovrebbero essere libere di indossare il topless oppure il birkini o qualsiasi altro capo di abbigliamento, purché le loro scelte non siano imposte dalla volontà maschilista, magari fondata su qualche fede religiosa od ideologica.