Air gun, nuovo parere negativo da Alghero
Il Comune rinnova la propria contrarietà al progetto di prospezione geofisica al largo della costa nord occidentale della Sardegna
Il Comune di Alghero rinnova la propria contrarietà al progetto di prospezione geofisica al largo della costa nord occidentale della Sardegna, formulando un secondo parere negativo indirizzato alla Direzione Generale dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna, in merito alla procedura di valutazione d’impatto ambientale attivata dalla “TGS–Nopec Geophysical Company ASA”. Nel documento a firma del sindaco di Alghero e del dirigente dell’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana, inviato al competente Ministero dell’Ambiente e della Tutela e del Territorio e del Mare, si chiede che il provvedimento conclusivo del procedimento dichiari “l’incompatibilità ambientale del progetto proposto ai sensi dell’art. 26 del D.Lgs 152/2006 a causa dell’insostenibilità degli impatti sulla fauna marina e in applicazione del fondamentale principio di precauzione”. Nel parere si sottolinea che “la stima delle emissioni di “air gun”, considerando 100 km di rilievo al giorno e un intervallo di 15 secondi tra una esplosione sonora e l’altra, può essere calcolata intorno ad un totale di 460.800, tale da interferire in modo dannoso con il quadro ambientale di riferimento, e con la sua componente biotica che necessariamente si distribuisce su un’area vasta ben più ampia di quella dell’intervento stesso”.
Di seguito si riportano alcune delle principali criticità evidenziate:
- La stagionalità dell’esecuzione del progetto mette in relazione il periodo riproduttivo (concepimento) della Balenottera Comune (Balaenoptera physalus) e del Capodoglio (Physeter macrocephalus), oltre a coinvolgere tutte le altre specie di cetacei e di tartarughe marine (Caretta caretta, Dermochelys coriacea, Chelonia mydas) nei loro aspetti socio-ecologici e fisiologici. Tali specie sono elencate nella Red List dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature) con valutazioni che vanno dal livello di EN (Endangered, ad altissimo rischio di estinzione) a VU (Vulnerable, vulnerabili all’estinzione). Sono ricomprese anche nell’Appendice II (specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e IV (specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) della Direttiva Habitat 92/43 CE, nell’Annex II del Protocollo ASPIM dell’UNEP RAC/SPA (lista delle specie minacciate o in pericolo), nell’Appendice I della CITES (Convenzione sul commercio internazionale di specie minacciate di estinzione, nota come “Convenzione di Washington”), nell’Appendice I del CMS (Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici di fauna selvatica, nota come “Convenzione di Bonn”, che riporta le specie migratrici classificate in pericolo di estinzione in tutto o in una parte significativa del loro areale, e nei confronti dei quali i singoli stati devono adottare adeguate misure per la tutela e la conservazione o il ripristino degli habitat in cui vivono).
- Anche nell’aggiornamento dello Studio di Impatto Ambientale la valutazione dell’impatto sui cetacei segue il medesimo criterio di stima che porta a definire lo stesso “di media entità, temporaneo e reversibile”. A nostro parere i valori di stima degli impatti permangono completamente arbitrari e a discrezione della società proponente, risultando assolutamente sottostimati.
- Vengono ampiamente sottostimati gli impatti relativi alla fauna ittica pelagica (Thunnus thynnus, Thunnus alalunga, Xiphias gladius, sgombridi e clupeidi), sia nelle forme adulte sia nelle forme larvali o allo stadio di uova, e in generale i danni incalcolabili arrecati all’intera catena alimentare marina nel breve, medio e lungo periodo.
- Oltre agli impatti diretti sulle singole specie di pesci, cetacei e rettili marini, è necessario prendere in considerazione gli effetti complementari relativi al disturbo, alla sottrazione di risorse alimentari e alle modificazioni dei comportamenti e dell’uso dell’habitat da parte di una serie di specie bersaglio che comprende anche gli uccelli marini. Tra questi va citata la Berta minore (Puffinus yelkuan), la cui popolazione mondiale nidifica per oltre il 50% nel Nord Sardegna e Corsica meridionale, e che utilizza anche con cadenza giornaliera la zona in oggetto per la propria alimentazione. La specie è inclusa nell’Allegato I della Direttiva 79/409 CE che, all’Art. 4 Comma 1 specifica: “per le specie elencate nell’allegato 1 sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione”.