Fertilia: il comitato di quartiere contro il campo nomadi
Nessun argomento, quale che sia la natura della discussione, è capace di tirar fuori la più bieca e biliosa trivialità nell’opinione pubblica quanto la vexata quaestio della condizione dei rom. E ancora: eccetto – forse – le partite di calcio della Nazionale, niente è in grado di stringere patriotticamente e fraternamente gli italiani quanto l’unirsi in coro (e infiammarsi facilmente nella direzione dell’insulto) contro la presenza degli «zingari» nel «proprio» territorio.
Naturalmente non fa eccezione la nostra ridente cittadina, dove qualsiasi appiglio l’attualità fornisca (anche prima che si possa stabilire una qualsiasi “verità” dei fatti – si pensi ai furti) si odono esplodere, dalle strade alla rete, rigurgiti razzisti di straordinaria violenza. L’ultima occasione l’ha suggerita la risoluta lettera del comitato di quartiere di Fertilia, che nei giorni scorsi ha voluto sottoporre all’attenzione dell’amministrazione comunale e degli enti preposti alla tutela e salvaguardia del territorio, il problema dei numerosi incendi occorsi nel vicino «campo nomadi» (in particolar modo quello dello scorso 23 agosto), chiamando in assemblea – proprio nella giornata di oggi – tutti i cittadini interessati presso i locali della sede Egis (Fertilia).
Eppure, nonostante il problema sia innegabile e richieda un’urgente risoluzione, non hanno convinto le parole e i toni – più eccessivi che esasperati – espressi dallo stesso comitato di quartiere. Parlare della necessità di «tutela degli esseri umani» e di «disastro ambientale» in merito a qualche modesto incendio di cataste di rifiuti, nasconde un conflitto di ben altra natura rispetto alla semplice denuncia di un atto illecito.
E non si può accettare il prescindere dall’attribuzione oggettiva delle responsabilità (e dell’effettiva entità di eventuali reati) per far posto a un ordine stabilito in base alle etnie. Né tanto meno favorire (con l’accettare o il pretendere) la ghettizzazione di un’etnia in uno stato di indeterminata extraterritorialità, nel quale non concedere diritti ma pretendere doveri, spesso gli stessi disattesi da una grande parte di cittadini.
Nell’auspicio che l’amministrazione comunale trovi soluzioni ragionevoli e condivisibili per risolvere al più presto almeno il problema dei focolai (causati, come è noto, dal problema ben più complesso dei rifiuti), non si può quindi rinunciare alla possibilità di aprire un dialogo con gli abitanti del campo e – soprattutto – costringersi a un tono più civile per segnalare e denunciare comportamenti scorretti o violazioni della legge.
Per una pacifica convivenza. In attesa del miracolo di una qualche integrazione.