A rischio chiusura la Ferrata del Cabirol: petizione sul web
L'ordinanza sarebbe già pronta. All'origine delle indagini vi sarebbero le diverse segnalazioni inoltrate da tempo alle autorità competenti da alcune associazioni ambientaliste. Intanto sul web, già da alcune settimane, un comitato costituitosi spontaneamente e che riunisce amici amanti dello sport all'aria aperta e della natura, ha lanciato una petizione per evitare la chiusura del percorso
La Ferrata del Cabirol, nel promontorio di Capo Caccia, è a rischio chiusura. L’ordinanza sarebbe già pronta. All’origine delle indagini vi sarebbero le segnalazioni inoltrate alle autorità competenti da diverse associazioni ambientaliste in merito al presunto pericolo del percorso e di alcuni itinerari di arrampicata sportiva presenti all’interno dell’area Parco di Porto Conte. Intanto sul web, già da alcune settimane, un comitato costituitosi spontaneamente e che riunisce amici amanti dello sport all’aria aperta e della natura, ha lanciato una petizione (quasi 2500 le firme raccolte) per la salvaguardia delle attività di turismo attivo, in particolare sulle falesie di Capo Caccia.
«Da diverso tempo, – scrivono in una nota i rappresentanti del Comitato spontaneo per la difesa del turismo attivo in Sardegna – alcuni gruppi di alpinisti e ambientalisti hanno iniziato segnalare ipotetici problemi generati dalla frequentazione della falesia di Capo Caccia. Alcuni individui in particolare, sfruttando la propria popolarità ed il proprio blog, hanno messo in piedi una vera e propria campagna denigratoria verso la via ferrata del Cabirol, arrivando a presentare anche diversi esposti in procura. «Sono state addotte scuse relative al pericolo della falesia di Capo Caccia, ma in realtà la falesia è stato oggetto appena un paio di anni fa proprio di un intervento preventivo di messa in sicurezza e le operazioni di controllo sono routinarie, proprio perché la falesia insiste sulla omonima scala del Cabirol e sulla sottostante Grotta di Nettuno. Si è anche ipotizzato una fantasiosa nidificazione di specie volatili protette proprio sulla ferrata, che quindi con la sua frequentazione recherebbe disturbo. In realtà – evidenziano dal Comitato – la ferrata si sviluppa in orizzontale per poche centinaia di metri e i frequentatori hanno un percorso obbligato dal quale non possono in ogni caso discostarsi, proprio per la natura del percorso, che impone l’uso di un imbrago e di una corta corda dotata di moschettoni per rimanervi vincolati».
«In ogni caso la via ferrata esiste, così come le vie di arrampicata, da almeno quindici anni e se non ha arrecato disturbo finora, non si capisce perché dovrebbe iniziare ora e se lo fanno, sono decisamente meno impattanti del traffico nautico nello specchio d’acqua sottostante, con il continuo passaggio di barche da e per la grotta, subacquei, pescatori e diportisti. Questi pochi individui hanno cercato in tutti i modi di sabotare qualsiasi attività sportiva sulle pareti di Capo Caccia, arrivando proprio in questi giorni al Comune di Alghero, dove sembra che un dirigente sia in procinto di firmare un atto con cui segnala al Sindaco un’ipotetica situazione di rischio per l’incolumità dei fruitori della Via Ferrata del Cabirol per cui sembra che il Sindaco, debba emettere come atto conseguente dovuto, un’ordinanza di divieto di accesso. Ora – continuano dal comitato – la via Ferrata del Cabirol è stata recentemente nominata una tra le dieci vie ferrate più belle d’Italia (in Italia sono centinaia le vie ferrate su Appennini, Alpi e altri monti minori) ed è visitata ogni anno da diverse migliaia di turisti, sardi e non, che muovono un piccolo ma importante indotto destagionalizzato ad impatto ambientale praticamente zero! Si tratta di percorrere la via ferrata vincolati al cavo, potendo ammirare la bellezza di Capo Caccia dall’alto delle sue pareti a picco sul mare. Il tempo di percorrenza varia tra le due e le quattro ore e non viene prodotto alcun rifiuto o impatto al pari di qualsiasi altro sentiero escursionistico (tranne per il fatto che in questo caso è necessario utilizzare le attrezzature di protezione individuale, come indicato nei cartelli all’inizio del percorso, cosiddetto percorso EEA, Escursioni Esperti Attrezzati)».
«Ricordiamo che nella vicina Corsica esistono una decina di “Vie Ferrate” che fungono da vero e proprio parco divertimenti naturale che attrae diverse decine di migliaia di turisti, anche sardi e italiani, ogni anno. Nel vicino Comune di Cargeghe, dove esiste una analoga via ferrata (di Giorrè), questa, sempre per le pressioni degli stessi individui di cui sopra, era stata dichiarata inaccessibile dal Sindaco per un lungo periodo, salvo poi essere nuovamente dichiarata accessibile solo poche settimane fa a seguito della verifica dell’insussistenza delle segnalazioni inviate.
Detto questo appare evidente che, laddove il Sindaco volesse o dovesse dichiarare pericoloso il transito della Via Ferrata del Cabirol per instabilità della falesia, cosa che non è vera, ma è comunque oggetto di un iter di verifica della sicurezza che la Procura della Repubblica aveva richiesto ai tecnici dei Vigili del Fuoco, questo avrebbe come conseguenza automatica e diretta, di dover considerare a rischio di caduta massi, anche la sottostante zona della Scala del Cabirol e dell’accesso alla Grotta di Nettuno, che parimenti dovrebbero essere dichiarate vietate. Nel caso in cui la zona sopra fosse dichiarata pericolosa e quella sotto no, cosa illogica, nessuno esclude che qualche cittadino non possa presentare di un esposto in Procura contro il Sindaco. In pratica si rischia di dover chiudere tutta Capo Caccia. E questo sappiamo già che non sarebbe una scelta lungimirante» – conclude il comitato nella nota.