Anticlericale, clericale o ghibellino?
L'opinione di Vittorio Guillot
Poiché ritengo sbagliati certi atteggiamenti del Papa e di molti preti, acquiescenti e sottomessi di fronte al concreto pericolo della sottomissione dell’Occidente all’islam e favorevoli al tentativo di scaricare sull’Europa i problemi del Terzo Mondo attraverso una immigrazione fuori controllo, ho dato a qualcuno l’impressione diessere anticlericale. Per attribuire un senso agli epiteti credo, però, che occorra esaminare per bene cosa si intende con quelle espressioni. Per quanto mi riguarda, non rifiuto affatto l’idea che il mondo sia il luogo che Dio ha creato per attuare il Suo Regno, secondo un progetto che l’uomo dovrebbe realizzare partecipando alla Grazia, ossia alla Vita di Dio stesso. Ciò dovrebbe avvenire attraverso il Suo Corpo Mistico, la Chiesa, e per mezzo dei sacramenti, di cui i sacerdoti sono i ministri, e che, ricevuti con fede, non sono solo dei simboli ma gli strumenti materiali per mezzo dei quali la Forza della Grazia arriva alla persona umana.
L’uomo, in definitiva, è chiamato a scoprire e completare il disegno divino, agendo secondo la Fede, ossia valutando con la sua ragione ed accettando la verità rivelata. Così, in un certo senso, egli collabora alla creazione assieme a Dio, col Quale si confronta e che, con le Sacre Scritture, gli rivela la Via per giungere alla Verità ed alla Vita Eterna. Addirittura, facendo un paragone forse banale, io assimilo l’azione dell’uomo nella creazione a quella di un lettore che, sulla Settimana Enigmistica, congiungendo diversi punti, compone una figura che un altro ha già pensato. Certamente l’uomo, può sbagliare ed il suo errore rispetto al disegno divino, può essere paragonato a quello del lettore che, seguendo la sua immaginazione, forma un gran pasticcio rispetto alle intenzioni del Compositore.
Il compito del Vicario di Cristo e dei suoi sacerdoti è, a questo punto, quello di richiamare chi sbaglia perché ritorni sulla via indicata dalle Sacre Scritture. Certo non è loro facoltà obbligare altri a seguire le loro regole. Questo comportamento, stabilito dal Corano ma non dal Vangelo, lasciamolo per intero agli integralisti. Tutto ciò, però, per me non significa affatto che non sia lecito rifiutare come assolutamente arbitrarie le ingerenze del clero nelle faccende puramente ‘laiche’ e ‘temporali’ o considerare sempre come ‘giuste e sante’ le opinioni e le azioni dei preti e persino dei papi, compiute al di fuori della effusione dei sacramenti e della affermazione delle verità dogmatiche.
Devo dire che, addirittura, mi disgustano gli uomini di Chiesa che approfittano del pulpito o dell’altare per spacciare come verità evangelica quella che è solo una loro privata opinione. Li rispetterei molto di più se, da uomini liberi, esprimessero le loro idee, precisando che si tratta convinzioni personali e non mischiassero, invece, ‘la spada ed il pastorale’. Non so se questo mio modo di vedere sia ritenuto clericale od anticlericale. Io mi definirei ghibellino.