Compensi direttori Asl, botta e risposta tra Ministro e Regione
Al Ministro Lorenzin hanno risposto sia la Presidenza della Regione che l'assessore alla sanità Arru
La Sardegna non è ancora “in linea” con le norme sui compensi per i direttori generali delle aziende sanitarie, aumentati in base a una discussa legge regionale. Per questo “ho chiesto al ministro per gli Affari regionali e le autonomie di intervenire nei confronti del presidente della Regione Sardegna” perché il governatore garantisca al più presto la modifica della legge regionale “ripristinando il rispetto del principio di leale collaborazione che, come riconosciuto in più occasioni, ed anche di recente dalla Corte Costituzionale, costituisce il principio cardine cui devono sempre ispirarsi i rapporti tra lo Stato e le Regioni”. Lo ha detto ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, rispondendo al Question time alla Camera dopo le interpellanze del deputato del Centro Democratico Roberto Capelli. “Devo constatare con grande rammarico che, ad oggi, la Regione Sardegna non ha provveduto ad apportare le dovute modifiche alle disposizioni della legge regionale concernenti il trattamento economico dei direttori generali delle aziende sanitarie”, ha aggiunto la Lorenzin ricordando che la vicenda “è, da tempo, all’attenzione del ministero della Salute”.
Inevitabile la replica della Regione. “La risposta all’interrogazione del deputato Roberto Capelli è presumibilmente basata su informazioni inesatte date alla Ministra Lorenzin, dovute, probabilmente, ad una lettura per lo meno superficiale delle note ufficiali intercorse tra la Presidenza della Regione e il Ministero. Mai, infatti, il Presidente Pigliaru ha assunto l’impegno di rivedere la parte della legge che riguarda I compensi dei direttori generali delle aziende sanitarie”. Così recita la precisazione della Presidenza della Regione, aggiungendo che, con nota inviata il 3 ottobre del 2016, il Presidente ha assunto (come è ben evidente nel terzo capoverso della seconda pagina della stessa nota) l’impegno di rivedere la legge 17 (istitutiva dell’Ats) nella parte che riguardava la composizione dei collegi sindacali e, nel rispetto della parola data, questo è avvenuto con la legge 32 approvata il 5 dicembre, come concordato con il Ministero della Salute. Invece, nella stessa nota, il Presidente ha ribadito, con forza, la legittimità della legge regionale, compresi gli articoli 13 e 17, oggi impropriamente richiamati. Sullo stesso argomento aveva espresso dubbi il Ministero della Economia e Finanze, attraverso la Ragioneria generale dello Stato: dubbi rientrati e non più reiterati a fronte delle medesime argomentazioni esposte nella nota indirizzata al Ministero della Salute”.
“E’ il caso di ricordare – afferma l’assessore della Sanità, Luigi Arru – che le risorse per il nostro sistema sanitario, stipendi compresi, sono a carico della Regione e certamente non del Governo nazionale. Ed è la Regione che, con l’Azienda unica, otterrà un risparmio di circa due milioni di euro di retribuzioni rispetto al passato, oltre che omogeneizzare assistenza e accesso alle cure a vantaggio dei pazienti. Questo è quello che conta, le polemiche sugli stipendi sono mero esercizio di demagogia”.