«Griglieria Calich, la contraddizione è palese»
L'opinione di Raffaele Cadinu
La contraddizione è palese, da una parte vi è la continua critica al presunto immobilismo dell’Amministrazione nei confronti della collettività, e dall’altra c’è l’attacco ai cittadini che, sostituendosi all’Amministrazione e rimboccandosi le maniche, hanno pulito l’immondezzaio pluriennale posto sulle rive del Calich, guarda caso proprio a ridosso del Campo Rom, cioè il famoso sito carico di diossina e tristemente abbandonato tramite lo scaricabarile degli ignavi della burocrazia. A guardare bene i casi sono differenti, poiché non vi è interesse diffuso nell’iniziativa privata alla quale si è gridato allo scandalo, mentre vi è interesse diffuso ed anche interesse collettivo nell’inquinamento ambientale del campo Rom, che poi non è dei Rom ma di LAORE, l’Agenzia Regionale che amministra i beni ex ETFAS. La Laguna del Calich è invece parte del Parco di Porto Conte, e quindi è anch’essa di interesse diffuso e collettivo, ed in particolare è gravata dalle problematiche dell’eutrofizzazione a causa umana e non certamente naturale.
Dovrebbe essere quindi altrettanto naturale incominciare a salvaguardarla iniziando da più fronti, e se il privato è intervenuto sulle sue sponde e ha pulito a proprie spese un immondezzaio, permettendo la fruizione a tutti di un bene archeologico quale il ponte medioevale denominato Romano, dovrebbe avere il plauso di tutti. E invece no!, salta fuori la cervellotica interpretazione in negativo di una norma di salvaguardia, nata nelle more dell’immobilismo delle istituzioni che per tutelarsi, al seguito della perturbazione Cleopatra abbattutasi su Olbia, con la massima solerzia solo dopo il disastro, emanava la Direttiva sulle Alluvioni, producendo altra carta e sovrapponendo vincoli su vincoli in attesa della predisposizione delle madri di tutti i Piani Urbanistici, cioè i PUC e tutti gli annessi e connessi, nel caso di Alghero in gestazione da più di vent’anni. Così mentre ancora si pianifica il futuro dei figli, i pronipoti sono già nati e combattono contro la burocrazia che serviva a tutelare gli interessi diffusi e collettivi dei loro bisnonni.
Certo la cartolina del Ponte Romano di Fertilia, scattata dall’attuale ponte, dà l’esempio della continuità dell’abbandono di un popolo da parte del potere di volta in volta succeduto. Da una parte vediamo il Ponte Romano prima parzialmente demolito e poi parzialmente restaurato da poteri diversi, e dall’altra attraversiamo il più recente ponte di Fertilia anch’esso in abbandono, adornato con le due passerelle in legno chiuse per potenziale crollo che fa ironicamente pendant al ponte romano crollato. Mi pare sempre la storia della trave nel proprio occhio e della pagliuzza negli occhi degli altri, alla quale si aggiungono le nefandezze della burocrazia. Quella burocrazia a gradini sui quali stazionano le angherie e spesso prolifica la corruzione, e sui quali la giustizia civile ed amministrativa nulla può se non in tempi invece incivili, quando già sono morti anche i pronipoti di coloro che hanno chiesto aiuto. Il problema quindi non è la semplice mancanza di un marca da bollo, scusa legittima che rende nullo un atto, ma la solitudine del cittadino che vuole sopravvivere, che si vede attaccato dalla burocrazia attivata da altri cittadini che hanno confuso gli interessi diffusi e collettivi con gli interessi esclusivamente privati.
La solitudine di quei cittadini imprenditori che hanno impegnato, secondo la Legge e secondo le norme, le proprie risorse, e che invece di ottenere i risultati attesi non vedono gli amministratori politici che indicano le soluzioni, ma vedono amministratori che, dietro il dubbio interpretativo delle norme, espongono tesi infelici fatte di dati senza coerenza che bloccano i lavori a tempo da stabilire. I cittadini a quel punto si demoralizzano poiché le orecchie del potere non li sente, la paura sostituisce l’aspettativa e l’abbandono dell’impresa spesso è la soluzione più praticata. L’interesse diffuso e collettivo ha fagocitato l’iniziativa privata, solo il potere può applicare le norme a proprio piacimento.
Senza andare troppo lontano iniziative similari, senza che nessuno abbia mai detto niente ve ne sono, ad esempio la struttura per il Birdwatching presso la Laguna del Calich, o i fabbricati lignei a Porto Conte posti sull’accesso di Punta Giglio, e per i quali mi piacerebbe sapere a chi appartenga il suolo su cui sono stati edificati. Mi piacerebbe anche conoscere i motivi (giuridici) per i quali i predetti fabbricati possano insistere tutto l’anno mentre altri debbano essere rimossi alla fine di ogni stagione. Ed infine mi piacerebbe conoscere la differenza reale della superficie sul quale insiste il Campig Calich, cioè se parte delle sponde del Calich inaccessibili ai cittadini, quindi di interesse diffuso e collettivo, siano in concessione o meno. Dubitando ad veritatem pervenimus diceva Cicerone.