Ancora succede. L’integrazione è segno d’umanità
Tutto ci si aspetta ad Alghero, tranne che poter dialogare in francese e mezzo algherese con due ragazzi di colore, sembrano di nazionalità nigeriana, che vendono nel loro camioncino brocche e anfore di terracotta davanti ad una scuola. Andiamo oltre il discorso delle autorizzazioni legate alla vendita o allo stallo, non ci è dato sapere se le hanno e forse umanamente può non importarci. Ma questi ragazzi, ieri sera, hanno dato dimostrazione di come si possa apprezzare il posto in cui si vive. “Alghero, la plus belle citè de l’ile” hanno detto. Vendono umilmente anfore di fine fattura, non disturbano nessuno. Ieri sera all’imbrunire, mangiavano due scatolette e un pezzo di pane, seduti sul marciapiede, adiacente al loro camioncino. Al nostro saluto in francese hanno risposto in algherese e poi in francese, ed è stato un incontro di culture che forse oggi è raro anche pensare. E se poi ci è dato sapere dei loro titoli di studio si rimane a bocca aperta. Ma la cultura della vita non si studia, la si impara vivendo in comunità, con il ricco e con il povero, con il laureato e con il lavoratore che si spacca la schiena sotto il sole o sotto la pioggia. Straordinario l’algherese con accento francese!