Formaggi: programmare la produzione si può
Pubblicati in Gazzetta ufficiale i criteri per regolare l’offerta di Dop e Igp. Al via la programmazione della produzione casearia. Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dei “criteri di valutazione e istruttoria dei piani di regolazione dell’offerta di formaggi DOP e IGP” , è stato infatti completato il quadro di regole per poter finalmente dare il via alla programmazione produttiva di questi formaggi.
Il cosiddetto “pacchetto latte ” definito a livello europeo aveva introdotto questa importante possibilità prima ostacolata dall’Autorità della Concorrenza. Nel recente confronto inter-istituzionale volto a definire la nuova PAC si è invece trovato l’accordo per estendere tale possibilità anche ai salumi DOP. «È risaputo», afferma Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri Sardegna, «che il contenimento della produzione di pecorino romano in Sardegna ha consentito, per la campagna lattiero-casearia 2011-2012, e presumibilmente per quella appena conclusa, un miglioramento della remunerazione del latte ovino che ha registrato la punta di 87 centesimi al litro nel caseificio sociale di Ittiri». Da tale constatazione emerge l’utilità di provvedere in termini strutturali alla programmazione produttiva dei formaggi DOP.
«La legge», aggiunge Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri, «riserva tale possibilità alle Organizzazioni interprofessionali, alle Organizzazione dei produttori e a qualsiasi associazione costituita principalmente da produttori e trasformatori del prodotto trattato». In questa prima fase questo ruolo può essere assunto dai Consorzi di Tutela che potranno: sollecitare l’accordo preventivo dei 2/3 dei produttori di latte o loro rappresentanti e l’accordo dei 2/3 dei trasformatori; analizzare l’offerta e la domanda della produzione;provvedere a elaborare il piano di adeguamento dell’offerta alla domanda; valutarne l’impatto sul mercato; indicare le destinazioni alternative del latte in esubero; stabilire i vincoli quantitativi e qualitativi; monitorare il mercato e promuovere la produzione.
Il piano può avere una durata massima di 3 anni. «Chiediamo quindi alla Regione», conclude Tandeddu, «di farsi parte attiva presso tutte le parti interessate per cogliere l’occasione e introdurre elementi di innovazione nel comparto ovicaprino».