“Rundalla de capallà”, un romanzo di Antoni Arca per Alghero Eco
Intervista ad Antoni Arca sul suo nuovo romanzo
Malgrado l’indifferenza del mondo catalanista locale, la tua rubrica continua a sfornare prose narrative in vernacolo locale da quasi tre anni, hai voglia di fare bilanci?
Anche no, posso però dire che Alghero Eco mi ha dato e continua a darmi l’opportunità di sperimentare e giocare con la scrittura in “algherese intuitivo”, e questo da solo è già molto di più di quel che chiedessi.
Spiegati un po’ meglio.
Da anni capivo che tra la voglia di tanti algheresi di recuperare un livello scritto della propria lingua e la reale possibilità di farlo si frappone “la droga catalana”…
Cioè?
Ma sì, in senso buono. La lingua catalana utilizzata da sempre in Catalogna si è sviluppata nel corso dei secoli come lingua di politica, di cultura, di poesia e di potere ed oggi è lingua obbligatoria in tutte le scuole e in tutte le università catalane, al punto che ogni tanto qualche castigliano denuncia la Generalitat per “oppressione linguistica”. Il catalano in Catalogna è una lingua assolutamente normale. Quindi, molti algheresi, vedendo quante magnifiche cose riescono a fare i catalani, suppongono che a noi basti passare armi e bagagli al catalano, assicurare che le nostre tipicità linguistiche sono errori e vai di normalizzazione linguistica; cioè asfalta la lingua degli algheresi a favore del catalano di Barcellona. Se sei sotto effetto di “droga catalana”, questa roba ti sembra geniale…
Per cui ti sei inventato una forma di scrittura, secondo te, rispettosa della parlata degli algheresi andando contro una consolidata linea accettata dalle associazioni catalaniste algheresi.
Sì, è così. Ma è una scelta che in assenza di una normativa ortografica ufficiale – e solamente la politica può proporla e imporla – chiunque può fare e, in poesia e in narrativa deve essere necessariamente fatta: i miei personaggi pensano e parlano in algherese e io, da narratore, ho il dovere e l’obbligo di rispettare le loro specifiche modalità linguistiche. Viceversa, quando mi si chiederà di produrre un documento burocratico, lo farò nel miglior catalano formale che mi sarà possibile.
Ma veniamo alla rubrica, dopo 5 romanzi originali e 6 serie di racconti a tema, che ci proporrai questa volta?
Come sai questa rubrica è nata un po’ per gioco e un po’ per scommessa, avevo dei lavori già pronti, ti proposi l’idea e la rubrica partì ottenendo un buon riscontro da parte dei rari lettori di cose algheresi. Quindi, chiuso il ciclo di romanzi, proseguimmo con “rundallas” originali scritte espressamente per la rubrica: accade una cosa qualunque e quella cosa è vista da dodici punti di vista alternativi o concorrenti. Anche per la prossima serie ero partito da un’unica idea: il figlio di sette anni di un riccone viene rapito e il parroco del paese si attiva per liberarlo, avendo capito chi siano i rapitori. Una storia semplice che pensavo di chiudere in dodici racconti. Poi, però, nella foga del raccontare ne ho aggiunti altri dodici, e poi altri dodici, e infine dodici in più
Quindi quarantotto racconti che narrano lo stesso tema da diversi punti di vista?
Sì e no, i primi dodici sono questo, mentre i secondi dodici sono lo sviluppo di ognuno di quelli, e gli altri dodici più dodici sono a completamento dell’intero impianto narrativo…
Un romanzo, allora?
Appunto, un romanzo non cercato ma scritto espressamente per Alghero Eco.