«Demolire il Tris Blu»
L'opinione dell'avvocato Antonio M. Alfonso
Si dirà che sono drastico. Ma io una soluzione per sistemare in maniera definitiva l’indecoroso rudere che fu il «Tris Blu», e prima ancora «El Fuego», ce l’avrei: buttarlo giù, raderlo al suolo, e aprire alla vista la scogliera sottostante, dopo avere bonificato il sito. Si dirà anche che sono un nostalgico (e, data l’età che porto, non lo ritengo improprio). Ma non posso non rimpiangere la vecchia rotonda sul mare, circondata da un basso muretto di pietra, che non offendeva il panorama; che d’estate diventava un caffè musicale all’aperto chiamato «Il Cavallino Bianco», con annessa pista da ballo; e che nel resto dell’anno era un libero punto d’incontro per grandi e piccoli, soprattutto studenti, e per pattinatori principianti ed esperti che utilizzavano la pista centrale per i loro giochi ed esercizi sportivi. Però sono anche uno scettico, e penso che al giorno d’oggi una rotonda come quella non potrebbe rinascere. Coi tempi che corrono, tra alcol, droga e generale rilassatezza dei costumi, il posto non tarderebbe a diventare un deposito di bottiglie, lattine, bicchieri di plastica e peggio ancora. Meglio, dunque, abbattere il fatiscente fabbricato e restituire quello spazio alla natura.