Studio genetico sui sardi
“Abbiamo identificato, nei cromosomi Y sardi che abbiamo analizzato, le varianti genetiche che permettono di risalire agli antichi progenitori che vivevano nell’isola e di collegare le varie linee ancestrali di questo cromosoma ad eventi di espansione demografica avvenuti nel passato”, spiega Paolo Francalacci, docente di Genetica presso il dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio dell’Università di Sassari e primo autore dello studio.
“In particolare, abbiamo ricostruito una serie di “stratificazioni” genetiche a partire dall’espansione demografica di un gruppo di individui avvenuta circa 8000 anni fa (che rappresentano il nucleo fondante di questa popolazione) fino ad arrivare ad apporti successivi nel Neolitico e in misura molto minore in epoca Romana e Vandalica. Tra l’altro, grazie ai dati disponibili sui campioni sardi siamo andati indietro nel tempo anche prima del loro arrivo in Sardegna fino ai progenitori africani di tutti gli uomini della nostra specie vissuti circa 180.000-200.000 anni fa, un’epoca più antica di oltre 50.000 anni rispetto a quanto indicato dalla maggior parte degli studi precedenti”.
“Il nostro studio conferma che i sardi hanno nel loro DNA una serie di caratteristiche peculiari, ma rivela anche che posseggono la maggior parte della variabilità presente sul DNA del cromosoma Y degli altri popoli europei. Si tratta cioè della singola popolazione che sembra racchiudere meglio le caratteristiche genetiche di tutti gli europei”, prosegue Francesco Cucca, direttore dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e professore di Genetica Medica del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari. “Tale caratteristica rende questa popolazione una risorsa preziosa, sia per studi evoluzionistici (come quello pubblicato su Science) sia per studiare i fattori genetici di rischio per malattie frequenti nell’isola e nel resto d’Europa “.