Cosa sta succedendo in Cina e banche centrali sul Bitcoin
Anche il fortissimo Governo di Pechino sembra arrendersi di fronte a un avversario così inarrestabile, sempre più impegnato nella sua lotta con gli Stati Uniti per il primato tecnologico, attraverso gli ingenti investimenti nel settore dell’Intelligenza Artificiale.
Jp Morgan invece sembra scherzare con il fuoco, portando avanti quello che appare ormai come un gioco delle tra carte. Da una parte il CEO di JP Morgan Jamie Dimon dipinge i Bitcoin come una truffa mentre dall’altra i suoi trader fanno affari d’oro, investendo i soldi dei clienti della banca americana proprio in criptovalute. Ma cosa sta succedendo esattamente?
Il crollo dei Bitcoin e il gioco della Cina e di Dimon
Tutto è iniziato il 16 settembre, quando in una sola giornata il valore dei Bitcoin è letteralmente sprofondato scendendo sotto la soglia di 3000 dollari, quota che non toccava da oltre sei mesi e partendo da oltre 5000 dollari. Una svalutazione di oltre il 40% recuperata però già dopo pochi giorni, quando riusciva a tornare verso quota 3600 dollari.
Secondo gli esperti il crollo sarebbe stato colpa principalmente di due eventi, le parole del CEO di JP Morgan Jamie Dimon e le affermazioni arrivate dalla Cina. L’amministratore della banca d’investimenti americana aveva annunciato che investire in bitcoin fosse una truffa, un asset dal quale i suoi collaboratori dovevano tenersi alla larga evitando qualsiasi tipo d’investimento.
Fin qui niente di esageratamente strano, senonché quando il prezzo dei Bitcoin è iniziato a scendere vertiginosamente proprio i trader della Jp Morgan hanno acquistato in massa asset della criptovaluta, di fatto approfittando della caduta del prezzo e facendo affari d’oro con la loro successiva risalita.
Sicuramente però la causa principale di questa altalena è da attribuirsi alla Cina. In particolare il gigante asiatico aveva fatto trapelare nella giornata del crollo alcune voci, che attraverso Bloomberg riportavano la decisione del Governo cinese di bloccare le operazioni speculative di trading finanziario basate sulle criptovalute.
Voci che sembravano confermate dalla decisione della piattaforma ViaBTC, pronta anch’essa a bloccare le contrattazioni. Presto detto arriva il crollo, con la caduta sotto i 3000 dollari. Tutto come da copione, la Cina e JP Morgan si scagliano contro le criptovalute e il loro valore scende in picchiata. Non proprio.
La strategia di Jp Morgan, tra tattiche e indiscrezioni
Subito dopo il crollo sono iniziati gli acquisti in massa di Bitcoin, con un compratore d’eccezione e imprevisto, Jp Morgan. I trader della banca d’investimenti americana hanno acquistato enormi quantità di criptovalute, non direttamente ma attraverso un Exchange Traded Note quotato nella Borsa di Stoccolma.
Secondo indiscrezioni quello di Jamie Dimon non sarebbe stato uno stratagemma di mercato per fare scendere il prezzo dei Bitcoin. Semplicemente oggi come oggi è impossibile non fare trading sulle criptovalute, per lo più con i clienti che spingono per investire proprio su questi asset.
Ecco allora spiegati gli oltre 3 milioni di dollari di acquisti in Bitcoin Xbt, un ETF creato sul cambio Bitcoin-dollaro americano molto popolare ed estremamente remunerativo. E la Cina?
La Cina e Bitcoin, un rapporto difficile
Quello della Repubblica popolare cinese con i Bitcoin è sempre stato un rapporto difficile, fatto di alti e bassi come in tutte le relazioni che per forza di cose dovranno essere lunghe. Da una parte il Governo cinese mette al bando le criptovalute, mentre dall’altro i traders asiatici fanno affari d’oro sui mercati, lo stesso vale per i giganti dell’e-commerce come Alibaba.
Ma qual è la vera strategia della Cina in merito ai Bitcoin? Innanzitutto bisogna dire che la Cina ha investito tantissimo nelle criptovalute, tanto che i più grandi minatori del mondo di Bitcoin sono tutti qui, appoggiati informalmente dal Governo cinese. Quindi che interesse avrebbe la Cina ha veder crollare i Bitcoin? Nessuno.
La situazione è molto più complicata e chiama in causa le ICO, dichiarate illegali dal Governo cinese ma soltanto formalmente. Si tratta di strumenti che consentono alle imprese di raccogliere fondi sul mercato, emettendo una loro criptovaluta basata su Ethereum.
La differenza con i Bitcoin è che quest’ultimi sono una risorsa finita come l’oro, mentre Ethereum funziona come una moneta nazionale, in caso di necessità basta stamparne di più secondo una disponibilità pressoché infinita. Quindi ecco svelato il gioco della Cina.
Essendo il maggior possessore di Bitcoin del mondo, la Cina mette al bando le ICO, quindi di fatto limita fortemente il successo di Ethereum permettendo ai Bitcoin di dominare incontrastati, con il risultato che sta facendo affari d’oro con questa criptovaluta.
Inoltre le ICO sono uno strumento pericoloso, a rischio di bolle speculative e truffe finanziarie. Quindi mettendoli al bando la Cina in qualche modo tenta di proteggere la propria economia dalle sbandate della Finanza deregolamentata.
Ovviamente tutto ciò in attesa delle decisioni degli USA, che entro 12 mesi dovrebbero regolamentare le ICO e gli investimenti con le criptovalute, aprendo un nuovo capitolo di questa saga finanziaria del nuovo millennio.