Cultura, alcune associazioni chiedono chiarimenti
Guido Beltrami, Cosimo Guillot, Paolo Moretti, Guido Sari e Salvatore Serra, in una lettera indirizzata all´assessore alla Cultura, al presidente e al direttore della Fondazione Alghero, chiedono chiarimenti sulle scelte istituzionali di politica culturale.
“Abbiamo chiesto recentemente, come associazioni culturali e gruppi spontanei, un incontro al Sindaco, all’Assessore alla Cultura, al Direttore e al Presidente di Meta per avere alcuni chiarimenti sulle scelte istituzionali di politica culturale. L’incontro, considerato il tema d’interesse generale, doveva essere aperto al pubblico. Tuttavia alla nostra domanda, formulata per iscritto e debitamente protocollata (6 dicembre 2017), nessuno degli interpellati ha dato risposta. Sarebbe stata sufficiente una comunicazione di poche righe, che, anche se negativa, avremmo apprezzato come prova di quel necessario rispetto tra istituzioni e cittadini che marca la differenza tra esercizio di potere e autentica democrazia, e sicuramente avremmo accettato anche la scusa abusata che a causa d’importanti impegni l’incontro non poteva realizzarsi. Peccato, perché sarebbe stata un’occasione di dialogo fruttuosa”. E’ l’inizio della lettera scritta da Guido Beltrami
Cosimo Guillot, Paolo Moretti (Progetto Culturale Medioevo ad Alghero), Guido Sari (Associació per a la Salvaguarda del Patrimoni Historicocultural) e Salvatore Serra (Progetto Culturale Medioevo ad Alghero) e indirizzata all’assessore alla Cultura e Turismo, Gabriella Esposito, al presidente e direttore della Fondazione Alghero, Raffaele Sari e Paolo Sirena.
“Per levare ogni dubbio sulla finalità dell’incontro – si legge nella missiva – è bene mettere in evidenza subito che le associazioni firmatarie della presente lettera, non lo hanno richiesto per lamentarsi di mancati aiuti economici, per non aver ricevuto sovvenzioni, nonostante i loro progetti presentati alla Fondazione Meta consistessero in manifestazioni legate alla promozione della cultura locale, ma soprattutto per esprimere il proprio disappunto, che ora si rende pubblico, per una prassi che si credeva non avesse seguaci tanto zelanti. La presenza a livello dirigenziale di giovani in un organo istituzionale, come appunto la fondazione Meta, faceva sperare bene in tal senso. Di quale prassi si tratta? Di quella che scaturisce da una percezione inaccettabile dell’altro, in
questo caso del cittadino, per cui quest’ultimo non è visto come l’interlocutore privilegiato, anzi il primo interlocutore delle istituzioni, a cui queste ultime devono la loro stessa esistenza, almeno a livello politico amministrativo, ma come l’impiccione di turno che deve essere dissuaso a qualunque costo”.
“Nel caso di una delle Associazioni che hanno presentato progetti culturali a Meta (L’Associació per a la Salvaguarda) la risposta istituzionale non è mai arrivata e l’Associazione, dopo aver atteso mesi, segnati da vari appuntamenti per modifiche e aggiornamenti, da disinvolti bidoni da parte del Presidente, da telefonate senza riscontro, infine, per sfinimento ha rinunciato anche al semplice ‘dialogo’ con i responsabili di Meta. Quando per la prima volta (6 settembre 2017) alcuni esponenti di questa Associazione portarono il loro progetto a Meta e, incontrato per caso il Direttore, chiesero di potergli parlare, si sentirono rispondere che bisognava prenotarsi. Rispettabile e comprensibile l’esigenza del Direttore, sicuramente i suoi molti impegni gli impedivano di dar subito un’occhiata al progetto. Per il rispetto che si deve al tempo di ognuno, era facile capire che sperare in un colloquio immediato era davvero una pretesa eccessiva. Tuttavia, indirizzati dal Direttore, si poté ottenere un colloquio col Presidente. Però visti i risultati degli incontri avuti con quest’ultimo ci si chiede perché mai solo il tempo del Direttore e del Presidente debbano avere un valore e meritare rispetto mentre il nostro, quello di cittadini e operatori culturali, no. Il nostro tempo può essere disinvoltamente ignorato, sottovalutato, considerato meno di niente da chiunque sieda dall’altra parte della scrivania di un ufficio pubblico?”
“Stessa considerazione può essere fatta per un altro progetto culturale con finalità di promozione turistica (Il Medioevo ad Alghero) comprendente sport e spettacoli medievali. Progetto che vede coinvolte associazioni diverse e la cui data di presentazione risale al 21 settembre 2015. Ecco, la nostra lamentela riguarda in modo speciale questo punto; vogliamo che anche il tempo dei cittadini venga rispettato. Non è tollerabile che chi dovrebbe svolgere un servizio a favore della collettività adotti la tattica dello sfinimento e, di rimando in rimando, d’appuntamento mancato ad appuntamento mancato, spinga il richiedente a rinunciare. Se si fosse realizzato l’incontro, dopo aver dato atto che Direttore, Presidente e CdA hanno bisogno di un tempo ragionevole, ma non biblico, per fare delle valutazioni, avremmo chiesto in base a quali criteri quest’ultime vengano fatte. Diverse volte il sindaco nelle sue dichiarazioni pubbliche ha parlato di promozione della cultura algherese e della difesa della lingua locale riferendosi anche a un nuovo piano strategico per la sua rivalorizzazione. Perciò, poiché è la politica che dà l’indirizzo alle scelte dei dirigenti, abbiamo creduto che tra i criteri applicati ci fosse la verifica del requisito della promozione della cultura locale, anzi si sperava che tale requisito fosse discriminante per una valutazione”.
“Valutazione che ovviamente dovrebbe riguardare la sola finalità del progetto, la sua funzionalità al raggiungimento di alcuni obiettivi e non la sua qualità, per evitare prevedibili critiche sulle competenze settoriali degli esprimenti il giudizio di valore. Ci chiediamo inoltre quanti progetti arrivino sul tavolo del Presidente e CdA. Quelli relativi alla cultura locale non potrebbero essere letti per primi? Non fosse altro che per coerenza con le dichiarazioni fatte dal Sindaco. Forse molto dipende dal fatto che a livello dirigenziale si è slegati dalla realtà culturale del luogo, nel senso che non si hanno con essa né vincoli affettivi, né radicamenti culturali. Inoltre non crediamo che il fine principale della Fondazione Meta debba essere solo quello d’inventare nuove forme di richiamo turistico (tuttavia ben vengano anche queste), di ideare unicamente aspetti inediti, perché Alghero non è un contenitore vuoto che deve essere riempito di nuovi contenuti, non è una tabula rasa a cui dare una fisionomia, ma deve essere valorizzata soprattutto per quanto già possiede, per quei contenuti identitari che la rendono peculiare e che una politica culturale poco meditata rischia di far sparire, dopo averli messi in secondo piano”.
“Altra domanda d’indubbio e generale interesse è quali siano gli spazi d’intervento dell’Assessorato alla cultura, affinché si sappia anticipatamente a chi rivolgersi per la realizzazione di un evento, per la presentazione di un progetto, se a questo Assessorato o a Meta. Una più chiara definizione dei ruoli, dei rispettivi ambiti, il sapere e comunicare chi è che è competente e agisce nel settore dello spettacolo, delle manifestazioni d’intrattenimento e chi invece in quelle più specificamente culturali, che, forse secondo un vecchio luogo comune, non interessano molto il turista, ma consentono una crescita della nostra capacità di osservare e giudicare la realtà, garantirebbe, crediamo, la possibilità di raggiungere nel modo migliore gli obiettivi che in campo culturale una qualsiasi amministrazione dovrebbe proporsi” – concludono.