Alghero, il Tribunale di Sassari condanna un condominio a pagare oltre 10mila euro

Da 12 anni beneficiava del servizio di Abbanoa, ma contestava l’esistenza di un contratto

Da dodici anni beneficiavano del servizio idrico di Abbanoa, ma contestavano i consumi regolarmente fatturati sostenendo che non ci fosse un contratto: il Tribunale di Sassari ha condannato un condominio di Alghero a saldare più di 10mila euro: 8.500 euro per i consumi pregressi e 2.300 euro di spese legali. “Sono state rigettate anche tutte le contestazioni relative al conteggio dei consumi e alle tariffe applicate – viene spiegato dall’Ufficio Stampa Abbanoa-. Contestavano anche l’applicazione delle quote fisse: aspetto, quest’ultimo, che se accolto dai Giudici, avrebbe portato paradossalmente a far lievitare gli importi delle bollette di oltre 12mila euro. Una vicenda nemmeno isolata visto che anche negli anni scorsi c’erano state cause identiche e sentenze con lo stesso esito riguardanti altri condomini di Alghero”.

Il regolamento del Servizio idrico integrato parlo chiaro – si legge in una nota -, l’utilizzo di fatto del servizio crea un’utenza a tutti gli effetti che deve essere regolarizzata e deve pagare i propri consumi. E’ quanto hanno rimarcato anche i Giudici nella sentenza: “E’ del tutto incontestato”, spiegano nel dispositivo, “che Abbanoa abbia continuativamente somministrato il bene acqua in favore del Condominio attore, inviando anche le relative fatture, quindi a titolo oneroso”. E’ stato lo stesso consulente tecnico nominato dal Tribunale a verificare la corretta applicazione non solo delle tariffe, ma anche dei consumi regolarmente fatturati. Sono state prese in esame tutte le bollette nel periodo tra il 2006 e il 2013. E’ risultato che Abbanoa ha correttamente applicato le normative sulle tariffe di quel periodo mentre i legali del condominio chiedeva l’applicazione di una delibera Cipe del 2001 del tutto superato. Un altro punto fermo è stato messo anche sulla richiesta di frazionare il contratto condominiale in contratti singoli: procedura che può essere perfezionata soltanto in assenza di situazioni di morosità”.

E ancora: “Paradossale la contestazione relativa all’applicazione delle quote fisse. In questo caso le argomentazioni del legale del Condominio avrebbe rischiato di far pagare una cifra maggiore ai propri assistiti pari ad ulteriori 12.460 euro oltre agli 8.500 euro già addebitati. Come prevede il regolamento stabilito dall’Ente di Governo d’Ambito, Abbanoa applica una quota fissa per singolo condomino perché in questo modo vengono divise anche le fasce di consumo. In pratica si tiene realmente conto di quante unità abitative sono collegate all’utenza condominiale a garanzia degli stessi clienti perché le tariffe (progressive) aumentano al crescere dei consumi. Per esempio in un condominio con 10 appartamenti la prima fascia con tariffa agevolata passa da 70 metri cubi (prevista per una singola utenza) a 700 metri cubi (70mc per 10 appartamenti) estendendo, quindi, l’applicazione degli importi agevolati”.

“La controparte chiedeva invece un conteggio come se si trattasse di un’unica utenza. Come già avvenuto in altri contenziosi con la stessa contestazione, è stato lo stesso consulente tecnico nominato dal Tribunale a mettere in evidenza quale sarebbe stato il risultato per i condomini se fosse stata accolta questa tesi: da una parte gli abitanti avrebbero risparmiato sulla quota fissa ma gli importi delle bollette sarebbero schizzate a oltre 20mila euro. Fortunatamente anche per gli stessi abitanti del condominio, il Tribunale ha dato ragione ad Abbanoa condannando la controparte a pagare gli 8.500 euro che il Gestore unico aveva legittimamente fatturato più duemila e 300 euro di spese legali” – conclude la nota di Abbanoa.

 

 

1 Marzo 2018