Collettiva al Circolo dei Marinai: quando l’opera d’arte si tocca, si vede e si vive
Visitare questa collettiva restituisce una sensazione di iperattività cerebrale che appaghi solo quando resti ore e ore a studiare, leggere, toccare e interrogarti sulle origini di quell’opera e sul messaggio intrinseco che l’artista comunica involontariamente volontariamente al pubblico. Vorrei soffermarmi a raccontarvi le personalità di questi artisti cosi diversi tra loro e cosi incredibilmente originali, ma sarebbe un lavoro molto lungo, vi lascio il piacere di parlare con loro e incuriosirvi andando alla mostra(rimarrà aperta sino al 2 settembre). Gianni Mattu ha esposto i suoi quadri, un antologia degli ultimi tre anni di attività, dove il cavallo è uno dei temi ricorrenti, dove la polvere e le atmosfere romantiche sono rese con un evanescenza quasi reale e dove ogni tocco di colore sfuma trovando il suo accordo perfetto con la luce. Volutamente la precisione grafica lascia spazio alle forme espresse dal colore, c’è una dolcezza nella pennellata che si rifà al grande Biasi. E poi quando nella tela osa assemblando materiali impensabili come pale di fico essicate, lo juta dei sacchi o addirittura polvere di cemento, si comprende l’evoluzione di chi della natura ne cattura i colori ma anche la vita. Sulle sculture in cemento di Antonello Alloro potrei nascondere la mia curiosità ma è inevitabile. Le osservi, ci giri intorno, ti inchini per capirne la prospettiva e quando pensi di aver capito, devi ricominciare da capo. I titoli sono volutamente assenti. Solo con la guida di Alloro, inizi a fare un percorso mnemonico per trovare un corrispondente realistico di quelle forme.
Cemento ammorbidito da lacche brillanti, scene di vita quotidiana: il bambino che gioca con il cerchio, i monelli che litigano con sasso e ombrello, il gallo cedrone e l’acrobata, dinamismo di forme con un materiale cosi freddo come il cemento che Alloro riesce a scaldare plasmandone forme armoniche e voluttuose, cicliche e organiche. Ed è con lo stesso calore che una donna si specchia e dal suo riflesso si scorgono due volti, la sua doppia personalità. Con la stessa dinamica un’acrobata ripresa nelle fasi dell’acrobazia rappresenta le grandi difficicoltà che essa supera nella vita, con il peso del cemento che ne intrappola le movenze, ma allo stesso tempo le permette di schizzare fuori vincendo la sfida con la vita. E quando distogli l’attenzione da questo tipo di gioco dialettico con il cemento, ti ritrovi a calarti nell’eleganza di quei volti, cosi delicati e incisivi, che sfilano sul rosso del tappeto realizzati da Valeria Boncoraglio. Un artista che approda a questa orginale composizione dopo anni di grande esperienza in tutto il mondo come make up artist. Ma il fascino di quei visi cosi delicati e vivi, che di lei ne riprortano anche il profumo, sono frutto di attente valutazioni femminili. Matita e disegno preciso che lei poi riesce a modulare con i polpastrelli, pressioni di piccole mani delicate che creano espressioni calde e avvolgenti, prospettive di sguardi accattivanti e colori di pittura sulle labbra che ne accentuano il calore. Il legno, un materiale vivo che restituisce bellezza a quell’incarnato, sul quale ti soffermi , e poi ti incanti, perchè lei ti guarda e ti invita a danzarci intorno. Tre personalità, tre artisti e tre modi di interpretare il mondo.