Marcello Peghin, dieci corde per sognare
Nell'ambito del “Santa Marinella Film Festival 2018”, giunto alla XIV° edizione, la giuria presieduta da Ernesto G. Laura, gli ha assegnato il premio per la “miglior colonna sonora” grazie alle musiche composte per il film “Chi salverà le rose?” di Cesare Furesi. E ora, lo aspettano Sudamerica e Giappone
Lo aveva già sfiorato all’edizione n° 57 del Globo d’Oro, entrando in nomination nella cinquina finale per la “miglior musica”; insieme a Carlo delle Piane come “miglior attore” e con Cesare Furesi per la “miglior opera prima”. In quell’occasione il premio finale andò ad Enzo Avitabile, questa volta invece, la giuria non ha avuto dubbi, assegnandogli il premio “Per l’originalità del linguaggio e della scrittura musicale, lontana da qualsiasi stereotipo di cui spesso la musica per il cinema si avvale, e in grado di arricchire notevolmente immagini e racconto”. Questa la motivazione fornita; che è poi proseguita, precisando che “La scelta di brani solisti e di formazioni strumentali ridotte, ma dotate di interessanti ed inediti impasti timbrici, temperano l’originalità di un linguaggio che, pur attirando l’ascolto e l’attenzione, riesce ad integrarsi con il racconto cinematografico, nel rispetto di un film intimista.”
Stiamo parlando di Marcello Peghin. Sardo a dispetto del cognome; musicista di caratura internazionale malgrado da Alghero non sia mai voluto andar via. Per conoscerlo bene, non basta parlarci, osservarlo, interpretare i suoi gesti. Non sarebbe sufficiente. Bisogna fermarsi ad ascoltarne la musica, mentre il suo lungo corpo si piega intorno alla chitarra, prendendone le forme; fino a diventare tutt’uno con lo strumento. Occorre sentire i suoi polpastrelli scivolare e pizzicare le corde, per estrarne suoni impensabili, o inspiegabili. Lui, come un chitarrista vero, non prova piacere nel suonare musica con la chitarra; no, prova piacere nel suonare la chitarra, estraendone qualsiasi musica. Dalla classica al jazz, passando per quella etnica. Marcello suona la chitarra classica a dieci corde, la chitarra baritono, la viola caipira; può interpretare uno spartito o suonare per una serata intera, improvvisando. Può suonare indifferentemente per cantanti quali Sainkho Namtchylak, o musicisti come Dino Saluzzi, Enrico Rava, Gilberto Gil; ma può anche incidere, dopo averle trascritte per chitarra, “Variazioni Goldberg” e “Clavicembalo ben temperato” di J. S. Bach. E quando lo si ascolta, è sempre capace di far sognare chiunque.
É schivo, riservato, tanto da apparire ombroso dietro quella barba folta. Ma sotto la coltre voluminosa della sua chioma, è comunque pronto ad illuminarti con un sorriso, non appena ne conquisti la fiducia. Per questa composizione «Ho voluto fare un lavoro di squadra e sono molto soddisfatto di questo nuovo premio. Lo condivido con tutti i musicisti che hanno contribuito alla realizzazione della musica». Mi racconta a poche ore dalla proclamazione del premio “Santa Marinella Film festival 2018”, dopo aver faticato non poco, a rintracciarlo. Lui non è come tutti gli altri; non ha un profilo facebook, né twitter, né instagram. Meno che mai, un media-manager, o un press-agent.
Ha composto le musiche del film come un sarto, cucendogliele addosso scena per scena. Tanto che adesso l’una non può più esistere senza l’altro. «Esistono molti trattati sulle tecniche di realizzazione per musica e immagini, ma non conoscendoli ho seguito il mio istinto» Mi confessa candidamente. «Prima ho letto il copione e ho segnato le scene che ritenevo più adatte, poi ho scelto una serie di composizioni che avevo pronte nel cassetto e le ho sottoposte al regista per capire se il sound andava bene. Avuta la copia lavoro, a quel punto mi sono concentrato sulle immagini. Mentre il regista lavorava al montaggio gli portavo giornalmente dei brani, per ogni scena almeno due o tre, così da avere più possibilità di scelta» Mi spiega con pazienza, per far capire a me che sono profano, come possa nascere la colonna sonora di un film. «Spesso molte pellicole sono montate con musiche di riferimento e poi si aggiunge quella definitiva. In questo caso, invece, si è sviluppato tutto insieme. A volte il regista stesso, dopo avere scelto un determinato brano lo sostituiva con un altro a distanza di qualche giorno, oppure mi dava suggerimenti, stimolandomi alla ricerca di soluzioni sempre nuove. Ritengo che questa sia una cosa molto importante e per questo lo ringrazio tanto».
In questo caso, ha messo il suo talento nelle mani del regista del film, che ha avuto il grande merito di saper trarre da ciascuno il meglio di sé. E lo fatto anche con Marcello. La conseguenza naturale è stata un arricchimento complessivo di tutta la pellicola, che ne ha contribuito al suo successo e ai tanti apprezzamenti positivi; soprattutto da parte della critica e dagli addetti ai lavori, da cui la pioggia di riconoscimenti e premi. Anche il pubblico lo ha amato subito, ma con una distribuzione indipendente e slegata dai grandi circuiti, le sale a disposizione sono sempre troppo poche. «Personalmente non ho aspettative quando faccio dei lavori, se non quella di essere contento del risultato e in questo caso particolare, avere la stima del regista e del pubblico. Poi quando arriva un premio, comunque è sempre una gradita sorpresa».
Non è raro, incontrarlo con indosso ancora gli stivali di gomma sporchi di fango. Perché quando non suona la chitarra, si dedica alla campagna e alle sue olive. Una delle cose che è capace di farlo emozionare, a parte la musica. E uno come lui, vive di emozioni. Le cerca, le sceglie, le persegue; le trasmette. All’anteprima nazionale, sul palco del Cinema Miramare gli brillavano gli occhi, quando il pubblico si è alzato in piedi per tributargli un lungo applauso. «La prima volta che ho visto il film eravamo una quindicina di persone nella casa adibita a studio di montaggio» Mi confida «É stato bello; è il momento che aspetti maggiormente dopo avere visto le singole scene tante volte; comunque separate le une dalle altre. Ma la prima al cinema mi ha dato emozioni ancora più’ forti. Lo schermo grande, il suono, la presenza degli attori, l’af etto del pubblico e tutto il resto, fanno sempre la differenza».
Ora però, Marcello ha un grosso problema da risolvere. I mesi di ottobre e novembre, sono tradizionalmente dedicati alla raccolta e alla spremitura delle olive. Operazioni che lui segue in prima persona, ma una lunga serie di impegni lo attende. «Attualmente con Elena Ledda stiamo presentando il cd “Lantias” che ha vinto il premio di Loano per la musica folk in Italia, mentre è in uscita un lavoro con i “Gavino Murgia Trio”. Con Daniele di Bonaventura, invece, dopo “Umbria Jazz” abbiamo diversi concerti in programma con l’ultimo lavoro “Garofani rossi” dedicato ai canti della resistenza. Inoltre, continuo a portare in giro la colonna sonora di “Chi salverà’ le rose?” con un quartetto di fantastici musicisti (Giovanni Sanna Passino, Paolo Cartamantiglia e Salvatore Maiore) e a breve sarò a Trevi per il festival “Segni barocchi”. Ma quello che mi preoccupa di più è che ad Ottobre parto in Sudamerica con Enzo Favata per una una tournée, che poi si sposterà in Giappone; mentre a Dicembre in Iran, presenteremo a Teheran, l’ultimo cd prodotto dall’etichetta Iraniana “Hermes records”» E le olive? Gli chiedo, impertinente «Non lo so, ci sto pensando» Mi risponde, sorridendomi con gli occhi «Quest’anno mi dovrò organizzare diversamente!».
Autore della foto: Antonello Bombagi