Tesori riscoperti
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio la Soprintendenza di Sassari in collaborazione con la Diocesi e il Comune di Alghero intende presentare al pubblico della città catalana il pregevole Catalogo Tesori riscoperti- opere d’arte restaurate delle Cattedrali di Sassari e Alghero, edito dal Ministero per i tipi della Nuova Stampacolor in cui anche il non addetto ai lavori potrà scoprire la straordinaria opportunità di conoscere e apprezzare, alla luce di una nuova lettura critica e di un’analitica restituzione grafica e fotografica delle varie fasi di restauro, una serie di opere d’arte appartenenti alle cattedrali di Sassari e Alghero.
Grazie agli accurati interventi questi “Tesori”, strappati ad una sicura perdita per le pessime condizioni conservative in cui si trovavano, hanno restituito straordinarie realtà sotto la coltre di ridipinture e pesanti manomissioni. Tra le opere della cattedrale di Sassari, sorprendente è il recupero della seicentesca pala d’altare dell’antica chiesa medievale di San Biagio che si conserva nell’attuale ubicazione dal 1927, quando venne demolito l’edificio romanico di provenienza, di cui è stata riproposta da Mauro Gargiulo la storia attraverso inedite testimonianze documentarie e fotografiche. La pala ha infatti restituito la più antica raffigurazione dipinta della città di Sassari e del classico capo dell’abbigliamento del costume sardo su cugliettu (coeru), la lunga sopravveste in pelle senza maniche indossata dal miracolato. Tra gli altri dipinti del Seicento, spiccano per la raffinata esecuzione e per l’alta qualità formale, la Santa Rosalia, data al monogrammista fiammingo GDAP; l’Annunciazione a Gioacchino e Anna, attribuita a Carlo Maratta; il pendant raffigurante il Transito della Vergine e la Morte di San Giuseppe, restituita all’ambito di Giuseppe Simonelli, mentre del Settecento spiccano, tra le altre, la Visione di S. Filippo Neri e il S. Francesco di Sales.
Del duomo algherese, oltre i dipinti come i Cinque Santi della Controriforma, assegnati all’ambito dell’Azzolino, la pala d’altare raffigurante La Madonna dei Sette Dolori attribuita a Sebastiano Scaleta, l’Ecce Homo derivante da una originale iconografia di Correggio o la tela raffigurante i Santi Quattro Coronati commissionato dal Gremio dei muratori e data all’ambito di Francesco Massa e pesantemente compromessi, hanno inoltre recuperato la loro altissima qualità esecutiva gli argenti liturgici quali la cinquecentesca croce astile realizzata da Lorenzo Marton per il vescovo Vaguer nel ‘500; il pregevole Paliotto d’argento di bottega genovese voluto nel 1715 dal vescovo Carnicer; il busto reliquario in legno di S. Zenone realizzato con la raffinata e preziosa tecnica dell’estofado de oro, nonché il monumentale catafalco ligneo policromo dell’Assunta risalente al XVII secolo, il più grande della Sardegna, che profondamente attaccato dalla devastante azione degli insetti xilofagi e mortificato nella plastica scultorea da ben sette strati di ridipinture, ha restituito le originarie cromie, il raffinato intaglio e gli stemmi cittadini d’epoca sabauda. Un’occasione preziosa per scoprire un patrimonio di alto valore culturale recuperato alla godibilità e fruizione di tutti nella completezza dei suoi valori di civiltà e cultura storico-artistica.