La denuncia della Cisl: “Sanità allo sfascio, presto un piano”
E' un vero j'accuse quello lanciato dal segretario generale della Cisl di Sassari, Pier Luigi Ledda, sullo stato della sanità nel Sassarese e nell'Isola
Un drastico ridimensionamento del servizio di prevenzione delle patologie con gravi ricadute sociali, in particolare per le fasce più deboli e per gli anziani e un conseguente peggioramento degli accessi ai reparti ospedalieri e ai servizi di urgenza e emergenza. È un vero j’accuse quello lanciato dal segretario generale della Cisl di Sassari, Pier Luigi Ledda, che, con la segreteria regionale della Cisl Medici, Luciana Cois, denuncia lo stato di decadenza della medicina specialistica ambulatoriale, servizio cruciale che nell’Isola dovrebbe avere un ruolo centrale.
«Negli ultimi anni – spiega infatti Pier Luigi Ledda – è progressivamente diminuita l’offerta di visite specialistiche nei poliambulatori sardi e in modo drammatico nei distretti della Assl di Sassari, dove, ancora oggi, nonostante la delibera 26/34 del 11/07/2019, adottata dall’attuale assessore alla Sanità, non sono state pubblicate e rese disponibili le ore del servizio di specialistica ambulatoriale lasciate dai medici andati in pensione, con conseguente riduzione dell’assistenza ai pazienti che chiedono accesso ai poliambulatori». Ancora: «La mancata pubblicazione delle ore e la relativa impossibilità di sostituire i medici pensionati con altri specialisti è causata dalla contrapposizione tra Ats Sardegna e assessorato regionale alla Sanità in quanto, nella suddetta delibera, è tutto subordinato ai fondi stanziati nel 2009 che, secondo l ‘Ats Sardegna, sono ormai esauriti».
Nel solo distretto di Sassari, negli ultimi tre anni, hanno lasciato il lavoro dieci specialisti ambulatoriali, altri li seguiranno nei prossimi mesi. La conseguenza è che più di 300 ore di specialistica ambulatoriale non sono state riassegnate ad altri specialisti. Calcolando due visite specialistiche per ora, in una settimana sono 600, in un mese 2500, in un anno 27mila visite nel solo distretto di Sassari. «Una riduzione inaccettabile – incalza Ledda – che si traduce in mancata assistenza nel territorio e mancata presa in carico dei pazienti cronici, quindi maggiori possibilità di riacutizzazioni, aumento di accessi al pronto soccorso e dei ricoveri ospedalieri, peggioramento del quadro clinico dei pazienti, maggiore incidenza di patologie invalidanti».
Dai dati rilevati dalla segreteria regionale Cisl Medici emerge, infine, un nuovo dramma, la fuga dei giovani specialisti dalla Sardegna: «È successo da poco a 3 medici sardi, che hanno trovato lavoro nel Nord Italia dopo essere stati formati a spese della nostra Regione». Ma non è ancora tutto: «La carenza di specialisti – conclude infatti Pier Luigi Ledda – causa criticità anche nella composizione delle commissioni per l’accertamento delle invalidità, in questi anni c’è stata una assenza di programmazione e di investimenti, per l’adeguamento tecnologico degli ambulatori».