Concordia e inquinamento a Porto Torres
Si stanno piano piano affievolendo le attenzioni della stampa verso il recupero della Concordia e si è aperta, almeno sulla stampa, la gara fra i porti che vorrebbero eseguire la demolizione della nave. Il raddrizzamento della nave è stato rappresentato, oltre che come una difficile e importante impresa ingegneristica riuscita alla perfezione, anche come un esempio di efficenza da parte delle autorità dello Stato che hanno giustamente preteso dalla compagnia privata proprietaria della nave le risorse ( ad oggi oltre 600 milioni di euro) per la soluzione di un problema grave che rischiava di compromettere l’eco sistema marino, la salute pubblica e il paesaggio dell’isola del Giglio.
Lo Stato, attraverso la Protezione Civile, ha guidato e controllato ogni momento delle operazioni, dalla loro progettazione, al rispetto dei tempi, sino alla loro esecuzione concreta, ed altrettanto farà sino alla completata rimozione e trasferimento nel porto prescelto per la demolizione. “Orgoglio Italiano” è stata definita l’operazione dal Presidente del Consiglio che si è congratulato col capo della Protezione Civile nella sua qualità di commissario governativo. Infatti subito dopo il naufragio un decreto del Presidente del Consiglio ha dichiarato lo stato d’emergenza e sono stati poi conferiti i poteri al Commissario delegato per coordinare gli interventi per superare l’emergenza, controllare l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica da parte dell’armatore, con il potere di sostituirsi al soggetto responsabile in caso di inadempienza e verificare che la rimozione avvenisse in sicurezza.
Insomma a 20 mesi di distanza dal naufragio è stata portata a termine una fase delicatissima del recupero e a breve tutta la procedura sarà conclusa con la rimozione definitiva. La tempestività ed efficenza messa in campo in questa occasione dimostrano che quando ci sono volontà e atti concreti si possono compiere cose difficili in tempi brevi e certi. La speranza, attorno alla quale sarà bene impegnarsi, di fare demolire la nave a Porto Torres rappresenta certamente una opportunità che potrebbe dare lavoro per diversi anni e sarebbe un riconoscimento della capacità del territorio di mettere in campo professionalità e competenze adeguate per un lavoro così impegnativo.
Tuttavia candidare Porto Torres per questa operazione non può non mettere in relazione la vicenda della Concordia, legata essenzialmente alla tutela dell’ambiente e alla salute pubblica, con quella analoga dell’inquinamento, non possibile ma acclarato, dell’area industriale di Porto Torres. La situazione di Porto Torres e delle bonifiche da compiere, può essere sovrapposta perfettamente a quanto accaduto per la vicenda Concordia. La differenza sta nel fatto che gli stessi soggetti responsabili, lo Stato ed i privati, hanno trattato e trattano la stessa fattispecie in maniera diametralmente opposta. Quella delle bonifiche di Porto Torres è peraltro nettamente più grave.
Nel sito industriale di Porto Torres l’inquinamento è già avvenuto, il danno ambientale purtroppo è consistente e rappresenta un pericolo gravissimo per la salute pubblica oltre che un vincolo di inutilizzabilità dell’area che blocca ogni prospettiva di sviluppo e di utilizzo. Allora è lecito domandarsi perché il Presidente del Consiglio non decreta con urgenza la nomina di un commissario governativo con gli stessi poteri di quello nominato per la Concordia, perché non viene imposto al privato di mettere in atto le azioni necessarie a bonificare quell’area per la quale, peraltro, esistono già i progetti necessari, perché non viene adottato quel potere sostitutivo vista la inerzia del soggetto privato che dovrebbe compiere, e non compie, le operazioni di bonifica che la Sardegna intera attende?
Tutti noi saremmo contenti se la Concordia venisse smantellata a Porto Torres, tuttavia dovemmo prima di tutto pretendere dalla Stato il medesimo atteggiamento rispetto ad una vicenda più grave, prolungata, dannosa e pregiudizievole di quella accaduta all’isola del Giglio dove in solo 20 mesi si è giunti alla soluzione del problema. Invece assistiamo, con la nostra consueta rassegnazione, alla inerzia rispetto a ciò che ci spetta, ad uno Stato che calpesta i diritti della Sardegna e dei Sardi e pare tutelare invece gli interessi dei soliti poteri forti, lasciando che un vero disastro ambientale ed una fonte di pericolo certo per la salute pubblica venga trattata come un ordinario ripristino di una zona industriale dismessa.
Ci dovrebbero essere precise azioni da svolgere anche per la individuazione di responsabilità di diversa natura che sono presenti nella vicenda di Porto Torres, ma soprattuto pensiamo sia giunto il tempo che, piuttosto che chiedere gentili concessioni e sperare che qualcuno si ricordi che la Sardegna esiste e fa parte dello stato italiano, si esiga dallo stesso Stato la tutela degli interessi della Sardegna, assumendo per vicende analoghe decisioni e provvedimenti uguali. Oggi registriamo invece che per il “rischio” inquinamento della Concordia e per l’inquinamento “avvenuto” di Porto Torres vengono tenuti atteggiamenti opposti.