Covid19 e diritto di visita ai figli. Cosa succede dopo il D.P.C.M del 22 marzo?
Come comportarsi se si è genitori separati o divorziati ai tempi del coronavirus per gli avvocati familiaristi è, in questi drammatici giorni, una delle domande più frequenti. Ne abbiamo parlato con l'Avvocato Manuela Orgiu che si occupa in particolare di Diritto di Famiglia.
Come comportarsi se si è genitori separati o divorziati ai tempi del coronavirus per gli avvocati familiaristi è, in questi drammatici giorni, una delle domande più frequenti. Ne abbiamo parlato con l’Avvocato Manuela Orgiu, che si occupa in particolare di Diritto di Famiglia.
“Il susseguirsi di disposizioni normative ha contribuito a creare maggiore confusione tra i genitori che ad oggi non sanno come comportarsi. Tantissime sono le richieste di chiarimenti circa la possibilità per i genitori non collocatari, quasi sempre i padri, di continuare a vedere e tenere con sé i figli secondo il calendario deciso in Tribunale.
Un punto fra tutti però merita di essere chiarito subito.
I divieti di spostamento, confermati ed inaspriti dal Dpcm del 22 marzo, non incidono sulla regolamentazione dei tempi di permanenza del figli presso ciascun genitore.
Questo significa che, a determinate condizioni, possono essere una giustificazione per il mancato esercizio del diritto di visita ma sicuramente non possono essere utilizzate da un genitore per impedire all’altro di vedere i figli.
In questo senso abbiamo le indicazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, nelle Faq sul Decreto #IoResto a Casa, anche questa volta risponde:
Sì. Gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario, oppure per condurli presso di sé, sono consentiti anche da un Comune all’altro. Tali spostamenti dovranno in ogni caso avvenire scegliendo il tragitto più breve e nel rispetto di tutte le prescrizioni di tipo sanitario (persone in quarantena, positive, immunodepresse etc.), nonché secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio o, in assenza di tali provvedimenti, secondo quanto concordato tra i genitori.
Ecco quindi che sia i genitori separati e/o divorziati, ma anche quelli che sono in attesa di questi provvedimenti, o per quei genitori non uniti in matrimonio, sarà possibile spostarsi per prendere i minori e condurli presso di sé.
E’ stato inoltre specificato che lo spostamento, seguendo ovviamente tutte le dovute cautele, è consentito anche da un Comune all’altro. Questa specificazione fa venire meno quella “discriminazione” che si era creata negli ultimi giorni, tra genitori che hanno la fortuna di abitare nello stesso comune dei figli e genitori che invece vivono in altri comuni o addirittura regioni.
Il divieto di spostamento infatti incide sulla libertà personale del soggetto ma non anche sulla efficacia del provvedimento giudiziario già in essere.
Attenzione quindi perché qualora il genitore impedisse all’altro di poter vedere i figli senza prima aver ottenuto un provvedimento modificativo del Giudice, limitandosi quindi ad addurre l’impossibilità a causa delle disposizioni governative, beh commetterebbe un illecito.
Il discorso è diverso nella ipotesi in cui il genitore volesse impedire il rispetto dei tempi di frequentazione per ragioni obiettivamente connesse al Covid19.
Pensiamo a genitori particolarmente esposti al rischio di contagio a causa della loro attività lavorativa, oppure per ragioni sanitarie particolari, si pensi alla convivenza con categorie maggiormente vulnerabili.
Non dimentichiamo che molti padri vivono in situazioni precarie e dopo la fine della relazione sono tornati a vivere con i loro anziani genitori, soggetti questi ultimi ritenuti più vulnerabili e soggetti a particolari cautele.
Non va dimenticato neppure che in alcuni casi sono gli stessi bambini ad essere soggetti maggiormente a rischio contagio. Pensiamo ad esempio a quelli immunodepressi o a quelli già più cagionevoli in periodi di normale influenza.
In questo senso ritengo che anche le indicazioni del medico pediatra possano aiutare i genitori a capire quando sia preferibile limitare, se non addirittura sospendere del tutto il diritto di visita.
È bene anche dire che nell’ultimo periodo non sono mancate pronunce dei Tribunali che invece hanno ritenuto doveroso sospendere completamente il diritto di visita. È di pochi giorni fa quella del Tribunale di Napoli, che ha ritenuto che: “nell’attuale contesto di divieti alla circolazione imposti dalla normativa sia nazionale sia regionale, la disciplina delle visite non possa più prevedere gli spostamenti dei minori e che quindi la frequentazione genitori-figli debba essere assicurata con colloqui da remoto anche mediante videochiamata”.
Inutile dire che ogni vicenda familiare ha le sue dinamiche e specificità.
Ci sono genitori separati/divorziati che abitano nella stessa città, magari in un piccolo centro, ma ci sono anche quelli che invece abitano lontano, in altre città o addirittura in altre regioni.
Ci sono figli di tre anni ed altri di 17, ma in entrambi i casi sono minori.
Queste sono specificità che vanno considerate e per le quali invece il decreto non ha fatto alcuna distinzione.
Ecco perché a mio avviso, nell’attuale quadro normativo, le modalità di esercizio del diritto di visita devono necessariamente coniugarsi con le disposizioni generali, ed essere interpretate soprattutto alla luce del buon senso.
Una delle soluzioni che attualmente si stanno attuando per trovare un accordo in grado di soddisfare tutti gli interessi in gioco è quella di proporre all’altro genitore di modificare temporaneamente il calendario vigente, accorpando i tempi di visita in periodi più consistenti. Ciò consente da una parte continuità ed equilibrio nel rapporto genitoriale e dall’altra la riduzione al minimo del numero delle uscite settimanali e quindi il rischio di contagio anche per i più piccoli.
È ovvio quanto sia importante che il genitore “collocatario” sia collaborativo, spiegando al figlio le reali motivazioni che impediscono il contatto con l’altro genitore, ma anche favorendo ed incrementando i contatti telefonici. La tecnologia ci viene incontro in questo senso, tramite skype o videochiamate whatsapp è possibile far sentire ai figli la propria quotidiana presenza.
Ci saranno poi casi come già detto nei quali sarà opportuno sospendere gli incontri con i propri figli in attesa di un miglioramento dell’attuale situazione sanitaria, così da rispettare e garantire loro un fondamentale diritto, quello alla salute.
Ora più che mai i genitori sono chiamati ad essere ragionevoli e a mettere da parte conflitti e ostilità, collaborando tra loro per far prevalere la più importante delle regole non scritte: il buon senso.
Collaborare oggi non è più solo un opzione ma una vera necessità!”