Coronavirus e solidarietà internazionale

L'opinione di Vittorio Guillot

Recentemente, riferendosi alla gravissima crisi che sta attraversando l’intero pianeta a causa del dannato Coronavirus, il Papa ha detto: “Nessuno si salva da solo”. Questa espressione è indubbiamente in perfetta armonia con il tradizionale insegnamento cristiano, che addirittura attribuisce una ricaduta sociale del peccato originale, della pena e della Redenzione . Da quella concezione, legata addirittura alla Comunione tra i viventi  su questa Terra e coloro che vivono nella Gloria Divina,   deriva l’intera dottrina sociale della Chiesa e, quindi, quella frase può essere tranquillamente riferita alla morale riguardante sia i rapporti tra le persone che quelli tra gli  Stati. Io, che sono assolutamente convinto della socialità umana, sono d’accordo con le parole del Papa. Dissento, però, da chi ha strumentalmente inteso quella espressione del Pontefice come una imposizione ad aprirci alle immigrazioni fuori dal controllo dello Stato.  Questo mio modo di ragionare trova fondamento in numerosi documenti pontifici o, comunque, provenienti dalla gerarchia cattolica. Comincio col rammentare che nella raccolta degli ‘Atti e discorsi di Pio XII°’, vol. XIX del 1957 è scritto: ‘Imponendo ai suoi cittadini degli oneri in favore dei popoli stranieri, uno stato non può dimenticare che, prima di tutto, è responsabile del bene comune e della amministrazione della giustizia sociale in seno alla nazione di cui è l’organo giuridico-politico’. Mi piace citare pure il ‘Codice di Malines’, predisposto dai vescovi francesi, in cui, tra l’altro, si auspicava: ’Un ordinamento razionale delle politiche di emigrazione e di immigrazione’.

Già. quei vescovi, e non un qualsiasi fascioleghista, parlavano proprio di un ‘ordinamento razionale delle politiche di emigrazione ed immigrazione’! Giovanni XXIII°, invece, nella Enciclica ‘Mater et Magistra’ scrisse a chiare lettere che tra i popoli debba esserci ‘Una collaborazione mondiale che permetta una circolazione ordinata e feconda di cognizioni, di capitali e di uomini’. Richiamo la attenzione sulla espressione ‘circolazione ordinata’, troppo spesso dimenticata da troppi ‘ accoglioni ‘nostrani, oltre che da chi, in nome di una ‘globalizzazione’ senza limiti e regole dettate dal ‘bene comune’, pretende ‘quella sfrenata libertà di concorrenza – condannata anche da queste espressioni della Enciclica ‘Quadragesimo Anno’- che lascia sopravvivere solo i più forti, cioè spesso i più violenti ed i meno curanti della coscienza’. Personalmente, seguendo quella impostazione etica, credo che, per contrastare il predominio delle forze economiche e finanziarie ‘globalizzate’ sulla volontà e gli interessi dei popoli, ossia sul ‘bene comune’, siano necessari accordi e regole internazionali che ristabiliscano il primato della politica sulla economia e, quindi, della autorità pubblica e degli stati sulla incondizionata libertà del ‘mercato’.

D’altronde, si sono stipulati Accordi e Convenzioni internazionali per una infinità di materie. Non vedo perché, almeno in linea di principio, non possa giungersi ad un accordo tra tutti i Paesi anche per questa vitale questione. Il mio discorso potrebbe concludersi qui. Voglio, invece  tornare alla ‘Mater et Magistra’, per  sapere che significato si può dare a queste frasi: ‘ L’aiuto allo sviluppo deve tendere, prima di tutto, a mettere una popolazione nelle condizioni di provvedere da sola ai propri bisogni,……… piuttosto che darle mezzi di pura assistenza’. Trovo molto interessante anche questa espressione: :‘ E’ quindi indispensabile e rispondente ad una esigenza di giustizia che l’accennata opera tecnico-finanziaria sia prestata nel più sincero disinteresse politico, allo scopo di mettere le Comunità in via di sviluppo nelle condizioni di realizzare da se stesse la propria ascesa economico-sociale’. A me sembra che quella Enciclica esprima la preferenza ad aiutare i popoli perché sviluppino le loro potenzialità nelle loro patrie anziché spingerli all’emigrazione. A voi da una diversa impressione? Quale?

Fra l’altro, a mio avviso, la soluzione indicata dall’Enciclica conduce, meglio delle migrazioni, a rispettare ‘l’individualità di ogni popolo’, ‘le ‘sue qualità tipiche’, ‘sue capacità’, il ‘suo ambiente naturale’, le ‘sue tradizioni’. Tra virgolette ho posto le parole usate sempre dallo stesso Documento Pontificio. A questo punto mi chiedo: su quali basi i sedicenti ‘Cattolici maturi’ e, ovviamente, ‘progressisti’ e ’ buonisti’, oltre che accoglioni, possono sostenere, che sia ‘anticristiana’ la richiesta di aiutare i Paesi del Terzo Mondo a sviluppare le loro potenzialità nelle loro terre, piuttosto che favorire una emigrazione disordinata? Questa assurda pretesa mi pare dovuta ad una strampalata deformazione ideologica delle parole dei Papi. Capisco anche che questa strana interpretazione di quell’insegnamento sia molto ben accolta da certi ‘atei-devoti’. Ai cattolici, sedicenti maturi e progressisti, chiedo, a questo punto: ‘Credete veramente che, in fatto di rapporti con i popoli più poveri, a quegli insegnamenti pontifici, tanto lungimiranti da essere attualissimi, possano essere preferite le ubbie di chi considera Cristo nient’altro che un modestissimo, e quindi umanamente fallibile rabbi di Nazaret ?   

Vittorio Guillot, 8 Aprile 2020